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Visualizzazione dei post con l'etichetta chandogya upanishad

IL CANTO DI AMORE

Tratto da "TANTRA LA VIA DEL SESSO", Edizioni Aldenia, parte III, cap. I. Dipinto di Laura Nalin “Il fuoco è il Cielo.  Il sole è la legna che arde e i suoi raggi sono fumo.   La fiamma è il giorno, le braci sono la luna e le scintille stelle.   E’ in questo fuoco che gli dei sacrificano la fede.[.......]   Il fuoco è la Donna. Il pene è la legna che arde e il desiderio che stordisce è fumo.   La fiamma è la Sua vagina, l’unione è la brace e l’orgasmo la scintilla che ravviva.   E’ in questo fuoco che gli dei sacrificano lo sperma.  E’ da questa offerta che sorge la vita.”   (Chāndogya Upaniṣad V, 4 - 8) Le varie fasi del Rito sono descritte in un testo vedico, il “Canto d’Amore” della Chāndogya Upaniṣad (XIII Khanda  che sta più o meno per “ XIII CAPITOLO”).  A dir la verità l’ho chiamato io, Canto d’Amore, in sanscrito è Sāman Vāmadevya. Sāman significa “ melodia”, “abbondanza”, “felicità”, “tranquillità”. Vāmadevya, vuol dire  “riferito a Vāma

PIEDE DI TIGRE E LA DANZA DELL'UNIVERSO

Un giorno, nella Foresta di Thillay, Vyaghrapada ( व्याघ्र vyāghra =Tigre,  पाद pāda =Piede) trovò uno Shiva lingam. Si dirà che oggi di Shiva Lingam, la pietra a forma di uovo venerata come pene di Shiva, se ne trovano a bizzeffe, di ogni materiale, foggia e dimensioni, ma all'inizio quel nome era riservato ai frammenti di  una stella caduta nel fiume Narmada migliaia e migliaia di anni fa. Pietre rare, insomma. Vyaghrapada lo prese come un segno divino Per celebrare l'evento miracoloso ci voleva dell'acqua e guarda caso proprio lì vicino c'era una fonte. Ci volevano anche dei fiori e la foresta ne era piena, ma quando cercò di raccoglierli migliaia e migliaia di api si gettarono su di lui. Le api indiane sono assai selvagge, e grosse come dita. Spaventato dai ronzii "Piede di Tigre" optò per una fuga onorevole. Ma non si diede per vinto: era uno Yogin. Si mise seduto, calmò il respiro e la mente e cominciò a recitare il mantra di Shiva: "OM

LO YOGA, LA DANZA E IL CANTO DELLE STELLE

Lo Yoga è un'Arte. Come la Poesia, la Scultura, la Musica. Lo Yoga è Danza ed è sempre rappresentazione, della Vita (la Dea) e dell'Essere. La Danza si basa sulla comprensione di Tempo, Ritmo e Melodia. Il Tempo stabilisce la durata della "rappresentazione": ogni Asana, ogni sequenza hanno un inizio, una fine e una storia da narrare. Il Ritmo rappresenta il numero dei singoli eventi: i gesti sono come amanti che si rincorrono, si abbracciano, si lasciano e si ritrovano. La Melodia, infine, sono le emozioni che nascono dai gesti e da cui i gesti insorgono. Un asana che non suscita emozioni non è Yoga, perché è solo dalle emozione che può nascere  तपस्  Tapas , l'Ardore. Nell'Universo tutto è vibrazione. Anche Tempo, Ritmo, Melodia sono  vibrazioni e se noi ne percepiamo la diversità dipende dal pensiero, dai sensi e dalle emozioni.  Il fluire del tempo si percepisce con la mente, è un calcolo matematico, l'azione volontaria di chi segna il confine

DANZARE LA VITA

La maggior parte delle concezioni spesso astruse o di difficile comprensione, che ci vengono propinate come sapere tradizionale, sono interpretazioni moderne o comunque posteriori all'elaborazione dei Veda e delle prime Upanishad.   Karma yoga,  p.e, termine usato spesso nel senso di -" Sta zitto e pedala! "-  a dir la verità sarebbe la via dei riti e delle formule magiche,  e Maya, con cui si indica l'illusorietà della vita dell'Uomo,  un particolare potere del Dio degli Oceani, e re dei Naga, Varuna . La Vita per lo Yoga non è illusione, anzi. La vera "Liberazione", "Illuminazione", "Realizzazione" o come cavolo vogliamo chiamarla, secondo i testi consiste nel vivere pienamente la propria esistenza comprendendo l'identità tra saṃsāra , che viene tradotto con "PASSAGGIO DA UNO STATO ALL'ALTRO", ma significa  INSIEME/CON [  saṃ ] l'ESSENZA [ sāra ]  e nirvāṇa che viene tradotto con LIBERAZIONE, significa 

IL VIRUS DELL'IGNORANZA - VIDYA E NIDRA

Il luogo comune è il principale nemico della conoscenza.  Ogni volta che, per pigrizia, stupidità o eccesso di fiducia [fede?] nei confronti di chi ne sa o ne dovrebbe sapere più di noi, rinunciamo alla sana curiosità del ricercatore e rinchiudiamo la mente negli steccati del "COME HA DETTO TIZIO", "SECONDO CAIO" ecc. ecc. spargiamo il virus dell'ignoranza. La ricerca dovrebbe essere libera da ogni genere di pregiudizio e il ricercatore "VERO" dovrebbe farsi tutte le domande che gli altri non osano fare, anche le più stupide, senza dar mai niente per scontato. Ultimamente, lavorando su un testo di Babaji [" Gorakhvani - i segreti di Guru Gorakh "-J.Amba Edizioni], mi sono trovato a fare i conti con i luoghi comuni dello Yoga.  Si tratta, di una serie di errori di traduzione, banalizzazioni e, a volte, colpevoli mistificazioni, che a son di essere ripetuti sostituiscono i significati originali di parole, simboli e tecniche rendendo incom