Da bambino non sapevo correre. Non voglio dire che correvo male o che non correvo veloce: non sapevo proprio correre. Vedevo gli altri che lo facevano e allora ci provavo anch'io, ma non avendo assolutamente idea dell'azione del correre, provavo a muovere una parte del corpo alla volta, la mano si mette così, il polso cosà, poi la testa. Alla fine facevo la fine del millepiedi delle Upanishad, quello che cerca di mettere la coscienza in un paio di zampe alla volta finendo per incespicare. Correre per me non era naturale. Però mi annodavo le gambe e mi mettevo in verticale a testa in giù come fossero le cose più facili del mondo. Credevo pure di parlare con gli animali, soprattutto con le lucertole. Non sto scherzando, nelle vacanze di Natale ne ho parlato a lungo con mia madre e mia sorella ed ho scoperto che erano tanto preoccupate per la mia salute psichica da chiamarmi, in segreto, l'alieno. Quello che era normale per gli altri per me era fantascienza e vicev
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