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SANDHYA, IL CREPUSCOLO DELLA CREAZIONE

Armonia in sanscrito  è   सन्धि sandhi , una parola formata da  san  ( stessa radice di  sam =con, insieme) e da  dhi  ( stessa radice di  Deva =dio, divinità). Si potrebbe tradurre  tranquillamente con " insieme a Dio ". Crepuscolo si dice invece  सन्ध्या sandhyā,  ed   è la stessa parola con l'aggiunta della finale  ya  che nei mantra sta ad indicare spesso il  Jiva,  l'anima individuale. Il crepuscolo ( sandhyā ) è il momento in cui si forma il  jiva . Brahma si addormenta. Un attimo (o migliaia di anni umani...il tempo è relativo) prima che il sonno lo avvolga, sul " ponte di prima dell'inizio ", viene colto da un pensiero o un'immagine che torna improvvisa dalla memoria di veglia:  un ragno che sta camminando sul pavimento o un'ombra che ricorda vagamente la forma di un cinghiale. Nel sonno l'immagine si fa seme. Un attimo prima del risveglio, " sul ponte di prima dell'inizio",  dalla " terra ",  u

VENERE, LA PRIMAVERA E I FEDELI D'AMORE

La Confraternita dei Fedeli d'Amore, attraverso il Sufismo (Ibn Arabi), riporta in Occidente la Via della Dea, il Tantra, e trasmette i suoi insegnamenti con la Poesia (Dante) e la Pittura (Botticelli) Per i Fedeli d'Amore la PAROLA non può che venire da Oriente, e la Parola, prima  manifestazione e determinazione  del suono/luce inudibile non è altri che la Dea. L'Iniziazione e la Realizzazione non sono concetti, riti o formule, ma due DONNE, due Entità diverse agli occhi del profano, la medesima Persona agli occhi dell'iniziato. Da noi,la Dea è la Luna: Selene o Artemide, che scende a donare il Piacere Senza Fine ad Endimione immerso nel sonno, e si rende invisibile ai suoi occhi di veglia, ma è anche la Primavera che muore al solstizio d'estate (o al primo plenilunio d'estate) per rinascere, come Venere dalle acque di Cipro al solstizio d'inverno. Botticelli dipinse la Primavera e la Venere a poca distanza di tempo , l'una dall'altra.  La m

LO YOGA, IL NAZISMO E LA TANA DEL BIANCONIGLIO

All'inizio del quarto capitolo ("Pada") degli Yoga Sutra di Patanjali (uno dei  testi  più citati e meno studiati della storia dell'umanità) si parla della maniera  di ottenere Poteri Sovrannaturali ( Siddhi): janma-oṣadhi-mantra-tapas-samādhi-jāḥ siddhayaḥ ॥1॥ Ovvero: "i poteri sovrannaturali insorgono ( jāḥ ) grazie alla nascita ( janma ), alle droghe ( oṣadhim ), ai mantra, alle "austerità" ( tapas ) e ai samadhi". Dove per  samadhi sono i progressivi stati di trasformazione della mente, e quindi di percezione della realtà, che accompagnano la pratica dello Yoga e per  " austerità " le privazioni e le sofferenze autoimposte (stare per giorni senza mangiare, ad esempio, oppure costringersi a stare in equilibrio su una gamba per ore sotto il sole cocente...). La parola mantra invece, secondo i commentatori moderni ( vedi ad esempio www.ashtanga.info ), qui indicherebbe l'energia acustica... Interessante vero? Nel V

Il Fascino dell'Infelicità

"Sotto l'albero di prugno., In attesa, Quan Yin, la Maestra della Gioia. Rosse come il frutto le sue labbra. Bianca come il fiore la sua pelle. Porgile la mano e sarà tua. Per sempre" L'infelicità è la cosa che più mi stupisce nell'essere umano. Soprattutto nei praticanti di yoga. La vita, la Dea, la Shakti o comunque la si voglia chiamare, è bella assai. Piena di spine, certo, come ogni rosa degna di tale nome, ma se ci si ferma un attimo, un attimo solo ( Kshana ) ad ascoltarla quando sta sbocciando, nello sguardo di due ragazzini innamorati, in una chiesa che ti si para davanti, improvvisa, nella primavera romana o nel canto notturno, in una lingua che non conosco, con cui una madre con la pelle che indovino assai più scura della mia fa addormentare la sua bambina, al piano di sopra, è difficile non amarla. L'incapacità di goderne è uno strazio. Nonostante le più dotte interpretazioni di Upanishad, la pratica incessante di mantra e asana, l

I MAESTRI NON ESISTONO - SHIRAI TORU E LA SPADA MAGICA

Un maestro è qualcuno che,  sfruttando al massimo le proprie potenzialità,  ha "realizzato" la propria natura  ed è in grado di indicare ad altri il modo per realizzare la propria, ovvero di fornire all'allievo gli strumenti adeguati. In altre parole il Maestro, quello con la M maiuscola, il barbuto, sorridente e onnicomprensivo  Grande Saggio dei film e dei romanzi non esiste, anzi non può esistere. Esiste solo l'allievo. Solo lui, l'allievo, può realizzarsi, perché  realizzazione significa innanzitutto riconoscersi e accettarsi. Se io sono aquila dovrò imparare a gettarmi dalle cime innevate su passeri e conigli, se sono gallina a razzolare nell'aia. La gallina che volesse provare l'ebrezza delle alte quote si sfracellerebbe al suolo e, a volersi cibare solo di gran turco, l'aquila non  sopravviverebbe una settimana. Nessun maestro potrà mai trasformare un'aquila in gallina o una gallina in aquila. Cerco di spiegarmi meglio: Una ma