Passa ai contenuti principali

Post

GINNASTICA YOGA - DELSARTE E LA VIA SOMATO-PSICHICA

Laura Nalin (Yoga Citra) in Raja kapotāsana La Psico-somatica, tecnicamente, è una branca della medicina e della psicologia clinica che individua le cause di un disturbo fisico ("somatico") in una serie di processi e contenuti psichici. Ai nostri giorni, grazie al diffondersi della New Age, da attendibile teoria medica, la Psicosomatica si è trasformata in una verità assoluta, fino ad abbracciare tutte le manifestazioni dell'essere umano. Non c'è evento che non sia legato a un qualche "nodo psichico": se scivolo sulla strada bagnata la causa del capitombolo non sarà mai nelle suole lisce delle scarpe o nella mia sbadataggine, ma in un qualche conflitto interiore o, addirittura, in un messaggio proveniente dall'Universo. Sulla base di testi come " Malattia e Destino "di Thorwald Dethlefsen, si è creato un precisissimo, ed interessantissimo, sistema di interpretazione di sintomi, disagi fisici ed eventi accidentali

IL TERZO OCCHIO - LA VISIONE INTERIORE NEL TAOISMO E NELLO YOGA

  Hairakhan Baba, in questa foto, non è sotto l'effetto di qualche droga psicotropa. Il suo sguardo allucinato è frutto di una tecnica di meditazione, citata dalle Yoga U paniṣad, che consiste nel volgere lo sguardo contemporaneamente all'esterno e all'interno di sé fino a visualizzare il cerchio della Luna Piena davanti al cakra della Fronte. In pratica bisogna "guardarsi dentro", non in senso metaforica, ma fisicamente. Concetto non facile da comprendere per gli occidentali. Guardarsi dentro per noi significa osservare, giudicare, analizzare i pensieri, le emozioni, i desideri e tutto quello che consideriamo interiorità. Così quando leggiamo nei testi cinesi o indiani, la descrizione, di dei, palazzi o città interiori, automaticamente pensiamo a simboli di processi psichici. a immagini di sogno, a allucinazioni o metafore.  Si legge  ne "IL SEGRETO DEL FIORE D'ORO", traduzione di R. Wilhelm (pag. 118 dell'ed. Boring

GINNASTICA YOGA - LA SPAVENTEVOLE SIMMETRIA DEL CORPO UMANO

"Tyger! Tyger! Burning bright In the forests of the night: What immortal hand or eye Could frame thy fearful symmetry?" Mi sono portato dietro questi versi di William Blake per anni. Intendo fisicamente: l'avevo scritta sulla prima pagina di un quadernino a quadretti che usavo per prendere appunti. Erano i miei primi anni di studio dello haṭhayoga e, con l'entusiasmo tipico dei neofiti, praticavo tre, quattro ore al giorno. Mi svegliavo all'alba, doccia fredda ed esercizi di scioglimento, poi meditavo una mezz'oretta e andavo a scuola. Il pomeriggio mi dedicavo agli āsana e alle sequenze. Ricordo che per "far mia" la posizione dello Scorpione ci ho messo un estate intera. Se penso alle polemiche attuali sulla Ginnastica Yoga e alle divisioni attuali tra "Yoga Fisico" e "Yoga Spirituale" mi viene da ridere: per noi yogin degli anni '70 la pratica fisica, lo studio dei testi e la pratica meditativa andavano d

PSICOLOGIA DELLO YOGA: LO STATO NATURALE E LA SPIRALE CENTRIPETA

Ciò che nello Yoga si definisce Stato Naturale ( sahaja ) è una condizione di libera e totale comunicazione. Se pensiamo a ciascuno di noi come ad un  campo morfico , una bolla di informazioni, il livello coscienziale dipenderà dall'ampiezza di questa bolla, ovvero dalla capacità di scambiare informazioni con il maggior numero possibile di esseri viventi. Nell' illuminato  il  campo morfico  è l'universo intero.  Essendo l'Illuminato l'Essere Umano nel suo Stato Naturale, si deve praticare Yoga con la consapevolezza che la Realizzazione - ovvero la libera e totale comunicazione di energie (informazioni) dall'interno all'esterno - sia uno stato accessibile a ciascuno di noi.  Anzi, "dovrebbe essere" la condizione normale ("naturale") dell'Essere Umano, una condizione di felicità e soddisfazione assai lontana dall'ansia di compiutezza che ci affligge,  La "Anormalità" e la sofferenza che ne conseg

VIVERE NEL PRESENTE: IL BISOGNO DI "ESSERE QUALCUNO"

La nostra visione del mondo e delle cose è assai limitata. La nostra vita è un film, lo si dice spesso, di cui ciascuno di noi è, nel contempo, regista e protagonista.  Ma c'è anche un altro dettaglio: si gira tutto in "soggettiva".  Se nei sogni, a volte, pur se evanescenti come la promessa di non bere fatta da un alcolizzato, appariamo insieme agli altri personaggi, nella vita di tutti i giorni non ci vediamo ed ascoltiamo mai. Possiamo solo osservare la nostra immagine riflessa in uno specchio o sorprenderci del tono strano della nostra voce registrata, ma il nostro vero sguardo e la nostra vera voce non li ascoltiamo e vediamo mai. Se siamo in dodici seduti in una stanza, ciascuno di noi vedrà 12 scene diverse. Cambia la prospettiva: se Fabio è alla sinistra di Laura e Sandro alla sua destra, parlando di lei, nei loro successivi racconti, ne descriveranno due profili diversi. Cambiano i personaggi: Fabio vedrà gli altri undici e