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I PADRI OCCIDENTALI DELLO YOGA MODERNO - STORIA DELLA GINNASTICA YOGA (1)

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, l’aristocrazia bengalese svolse un ruolo fondamentale nella creazione e nello sviluppo del movimento indipendentista indiano. Si tratta di un nucleo ristretto di famiglie, spesso imparentate tra loro, appartenenti al “clan” dei “ Bengali Kayastha ”, arrivate in Bengala nel X secolo dall’attuale Uttar Pradesh per sfuggire alle incursioni islamiche [1] : Dal clan dei Kayastha provengono alcuni dei più importanti politici, artisti e, soprattutto, maestri spirituali del XX secolo, come, solo per citare alcuni nomi: - Swami Vivekananda (Narendranath Datta); - Il rivoluzionario Bhurendranath Data (fratello di Vivekananda);  -  Sri Aurobindo (Aurobindo Ghose); - Il poeta Manmohan Ghose (Fratello di Aurobindo); - Il rivoluzionario Barindra Kumar Ghosh (fratello minore di Aurobindo e Manmohan),; - Paramhamsa Yogananda (Mukunda Lal Gosh); - Lo yogin Bishnu Charan Ghosh (fratello di Yogananda); - Lo scritto

DEFINIZIONE E SCOPO DELLA MEDITAZIONE - Lezione On Line dell'11 maggio 2011

A che serve la meditazione? Di Solito scimmiottando i monaci zen si dice che non serve a niente, anzi che non deve servire a niente, ma una finalità la dovrà pure avere, altrimenti tutti coloro che si iscrivono ad un corso di meditazione, o acquistano un manuale di meditazione dovrebbero essere dei deficienti. Se spilucchiamo un po' trai testi di yoga, Yoga S ū tra ad esempio, si scopre che per  meditare bisogna purificare una roba detta  चित्त  citta ,  oppure che  meditare è lo stato in cui  चित्त  citta  è purificata. Viene da pensare che per sapere a che serve la meditazione, dovremo scoprire innanzitutto cosa significa  citta. Usualmente viene tradotto con  "mente"  ma non sarebbe errato tradurlo con   “scopo”, “desiderio”, “intelligenza”, “conoscenza”, “cuore”, “memoria” ecc. Si potrebbe dire che   C itta  è l'insieme delle facoltà che chiamiamo pensare, volere, sentire... La parola  cittacaura  (si pronuncia  cittaciaur ) nel linguagg

LA MANIPOLAZIONE DI PATAÑJALI - UNA DIMOSTRAZIONE PER ASSURDO

Qualche giorno fa, prendendo spunto da una sommaria analisi del Bhaviṣya Purāṇa, o “Purāṇa di Gesù”, testo falsificato, nemmeno troppo abilmente, all’inizio del XX secolo, abbiamo formulato l’ipotesi – che abbiamo definito assurda – della manipolazione di molti dei testi di yoga che oggi definiamo “tradizionali”, primo tra tutti gli Yoga Sūtra di Patañjali, la cui più antica versione esistente risulterebbe essere quella del   1874 il cui autore risulta essere tale “Jibananda Vidyasagara”. Ipotesi, ripetiamo assurda, ma visto che ci piace giocare cercheremo di dimostrarne la infondatezza – o al contrario la fondatezza – con l’arma della “reductio ad absurdo”. La reductio ad absurdo è un divertente tipo di dimostrazione logica che, partendo dalla negazione della tesi che vogliamo sostenere, arriva logicamente – tramite presentazione di prove, indizi e ragionamenti logici – a conclusioni incoerenti e contraddittorie. Per cominciare a giocare definiamo prima la tesi