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STELLE, PERLE E VELENI: LA PRATICA DELL' YDAM

” Se l' uomo vedesse le stelle una volta ogni cento anni conserverebbe il ricordo della città di Dio ”. L'ho letto da qualche parte, una trentina di anni fa. Lo stupore svela la bellezza, la consuetudine la rende invisibile. Da bambino, al tramonto, mi chiedevo cosa sarebbe successo se il sole si fermava, un attimo prima di sciogliersi nel mare d'oro. La meraviglia del principio si sarebbe presto fatta panico. Astrologi e profeti avrebbero gridato alla fine del mondo o all'arrivo di alieni dalle mani appiccicose, i padroni avrebbero donato soldi e gioielli ai servi, i timidi gridato il loro amore in piazza e mia mamma sarebbe andata a Venezia. Poi, pian piano, il tempo avrebbe dipinto il prodigio di normalità. Si abitua a tutto l'essere umano. Dopo duecento anni mezzogiorno sarebbe stato un ricordo antico e chi avesse parlato di notti stellate un pazzo. Solo ciò che si trasforma ci interessa: la bellezza dell'eterno, sempre u

IL SEGRETO DEGLI AMANTI DIVINI

Le rappresentazioni pittoriche dell'"Isola delle Gemme" sono sempre descrizioni dello Sri Yantra. Quella che pubblico sotto è particolarmente interessante: Ritrae sri bhagavatī (DURGA) e il suo sposo, sri bhagavat (SHIVA) che, muniti entrambi di archi e frecce, siedono tranquillamente su un cadavere. La prima cosa su cui soffermarsi, secondo me, è il significato della parola bhavagat. Di solito viene tradotto con "BEATO", ma anche con "ASSOLUTO", "DIO", "VENERABILE", "GLORIOSO". Il suo significato letterale è un po' diverso: वत् vat significa "COME", "IDENTICO A..." oppure, alla fine di una frase, "PIENO DI...". भग bhaga invece vuol dire, senza ombra di dubbio, "VAGINA". Bhagavat è quindi "COLUI CHE E' PIENO DI VAGINA/E" o che è "COME UNA VAGINA". Di fatto ci troviamo di fronte ad un ritratto del SIGNOR PIENO DI VAGINE e della sua consorte. Potrebbe s

KUNDALINI, LA MADRE DEI VENTI

“ ...Nel suo profondo vidi che s'interna, legato con amore in un volume, ciò che per l'universo si squadema: sustanze e accidenti e lor costume quasi conflati insieme, par tal modo che ciò ch'i' dico è un semplice lume...” [Dante – Paradiso ] Ero un bambino quando ho cominciato a fare i conti con gli stati di alterazione, le visioni e i sogni premonitori. Per un periodo ho persino pensato di essere Shiva. Capita. Quando ho lavorato con Jinpa e Dhosam , i monaci che mi hanno iniziato al mantra yoga, avevo già trentasei anni. Non ero buddista e né lo sono adesso. Non ho mai aderito a nessun credo religioso, se devo dire la verità, e non ho mai cercato Dio, pensavo fosse ovunque, qui ed ora. Non ho nemmeno mai cercato un guru. In fin dei conti non ho mai cercato niente. E mi sono sentito raramente “a casa”. Quella di essere altro da me o di essere stato altro da me, è una sensazione che mi accompagna da sempre, ma non mi

IL SEGRETO DI MILAREPA

“ Ho un'idea!”- disse Marpa Lotsawa -" Io ti darò da mangiare e tu, in cambio, lavorerai per me. Costruirai una torre per mio figlio, Dharma Dode,  e quando l'avrai finita ti insegnerò i Tantra di Naropa”-. Prese il bastone di bambù e tracciò per terra un grande cerchio: -”Qui, sul versante Ovest della montagna, innalzerai una torre rotonda”-. Senza dire una parola, Milarepa cominciò a strappare le pietre alla montagna. A levigarle, a montarle una sull'altra. Qualche settimana dopo il Lama si presentò al cantiere. - “ Ho cambiato idea: questo posto non mi convince mica. E non mi piacciono le torri rotonde. Rimetti le pietre al loro posto, poi va' sul versante Est e costruisci una torre a forma di mezzaluna!”- Anche stavolta Mila ubbidì senza fiatare. Passò quasi un mese. ““ Quando ti ho chiesto di costruire in questo punto una torre a forma di mezzaluna dovevo proprio essere ubriaco”- disse Marpa -“Buttala giù, va sul versante Nord e costruisci una to

LA TIGRE E IL SORRISO DI BUDDHA

"Tyger! Tyger! Burning bright in the forests of the night: what immortal hand or eye could frame thy fearful symmetry?"                                               William Blake Ci sono sguardi, tramonti, parole, che ti rimangono dentro. Te li porti dietro per anni, senza motivo. L'abitudine li veste  di grigio, li rende invisibili, a volte. Ma loro sono sempre lì, e d'un tratto, mentre ti fai la barba o fumi alla finestra, ti scoppiano nel cervello, come i fuochi di ferragosto. Ho conosciuto la " Tigre di Blake ", per caso, nel '74. Me la presentò "Fiore", un vecchio comunista. Era simpatico Fiore, aveva un libreria in una traversa di via Grande, a Livorno. Quando chiuse,  prese un carretto, un barroccino, e continuò a vendere libri girando per le strade. Diceva che la poesia è un'arma potente, più del Kalashnikov. Per fargli piacere copiai i versi sulla copertina di un quaderno a quadretti che  usavo