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Senza Godimento non c'è Yoga

"yogo bhogāyate sākshāt  duṣkṛtam   sukritāyate  mokṣāyate hi samsārah kauladharme kuleśvar i"   (Kulārnava Tantra)   Per il Tantrismo lo Yoga è godimento sensuale [ yogo bhogāyate ] e il piacere trasforma il mondo empirico, l'esistenza terrena, in un luogo di liberazione. Per chi è abituato a pensare allo Yoga  come distacco e controllo delle passioni suona strano assai, ma se studiassero i primi canti dei Veda e le prime Upanishad si scoprirebbe che la realizzazione è la comprensione dell'identità di Essere e Divenire, di  Nirvana  e  Samsara,  diversi tra loro  "come il mare e l'onda". La natura dell'essere umano è  ānanda , beatitudine suprema, che coincide con la libera comunicazione tra ambiente interno (CITTA AKASHA) e Universo (MAHA AKASHA), ma c'è un qualcosa, un blocco, un limite una specie di peccato originale che ci impedisce di vivere pienamente. Al di là di tutte le teorie e le interpretazioni psicologiche e filosofiche, ciò che

RITMO, RESPIRO E KRIYA

Vorrei proporre un giochino, un esercizio facile facile che ho preparato per i miei allievi del corso di hatha yoga.  Per una volta eviterò, il più possibile, di usare termini tecnici e parole in sanscrito o cinese.  C'è un motivo: passo ormai metà del mio tempo tra libri e vocabolari e mi viene spontaneo usare termini come  citrupini  o mahakasha  che, per me, sono assai più eloquenti e precisi dei giri di parole che si è costretti a fare per cercare di tradurli.  Ma ho scoperto che chi non è ossessionato dal sapere vedico o taoista, reagisce, spesso, a certe parole dal suono esotico allontanandosi (-"  Che inutile erudizione! "-) o sviluppando una specie di timore reverenziale.  Il risultato è che né gli uni né gli altri chiedono il significato dei termini tecnici e le spiegazioni di concetti ed esercizi si trasformano, a volte, in un monologo nel deserto, altre in un dialogo tra sordi.  L'esercizio che propongo è relativamente facile e può, secondo me, dare un

SPIRALI

Lo stato naturale ( sahaja ) è una condizione di libera e totale comunicazione. Se pensiamo a ciascuno di noi come ad un  campo morfico , una bolla di informazioni, il livello coscienziale dipenderà dall'ampiezza di questa bolla, ovvero dalla capacità di scambiare informazioni con il maggior numero possibile di esseri viventi. Nell' illuminato  il  campo morfico  è l'universo intero. Essendo l'illuminato o il liberato in vita, l'essere umano nel suo stato naturale, si deve praticare Yoga con la consapevolezza che la libera e totale comunicazione di energie (informazioni) dall'interno all'esterno sia uno stato accessibile a ciascuno di noi.  Anzi, dovrebbe essere la condizione normale ("naturale") dell'Essere Umano. la Non naturalità dibende dai "blocchi", dai contenuti psichici che impediscono parzialmente o totalmente il libero  fluire delle energie (informazioni).  I blocchi psicofisici provengono, in genere, dalla &qu

DAKINI

Le Dakini sono Dee. Le Dakini sono Donne. Le Dakini sono Energie. Letteralmente  डाकिनी ḍākinī   che viene tradotto con DANZATRICE DEL CIELO, è la compagna del  ḍāka . Parola che indica genericamente uno Yogin maschio, ma che sta per "GOBLIN", "spirito che si ciba di Carne Umana al servizio della dea KALI". Padmasambhava, a d esempio ,  era un  Daka. e  Yeshe Tsogyal  era la sua  Dakini . L'insegnamento dello Yoga come lo conosciamo oggi proviene quasi esclusivamente dagli ordini monastici che oltre ad essere prevalentemente in mano agli uomini, hanno anche per definizione, la necessità di sviluppare l'aspetto religioso, ma la tradizione dello Yoga ha anche un aspetto, per così dire, laico. Se si legge con attenzione la biografia di  Krishnamacharya ( il "padre dello yoga moderno"da cui provengono il  Vinyasa , l' Ashtanga , lo stile  Ijengar  e il  Saluto al Sole  che tutti noi, erroneamente, crediamo essere un antico rito vedi

PERCHE' FAI YOGA? LA TERRA DELL'OLTRE

-" Perché fai Yoga? " -  Lo domando spesso ai miei allievi.  E non è una domanda retorica. Io non lo so perché da quarantanni mi annodo le gambe, recito mantra, ascolto la respirazione, medito. Non ne ho idea. E se rispondessi che per me il fine dello Yoga è la Liberazione, mentirei. Liberazione da che? Ammetto di non aver mai trovato risposte dentro di me. Le ho cercate nei libri e nei discorsi altrui, come tutti, in fin dei conti. Ogni scuola, ogni "lignaggio", ha un suo concetto di liberazione o illuminazione o realizzazione, e, alla fin fine, se si legge o si ascolta, di quello si tratta: di concetti .  monte Kailash Uno dei più antichi insegnamenti buddisti, ripreso poi da  Ramakrishna , Vivekananda  e altri, è quello della doppia catena. Esistono due catene che impediscono all'uomo di elevarsi da una condizione, giudicata dagli  yogin  miserevole: la prima è una catena di ferro, l'altra è una catena d'oro. La catena di ferro sarebbe pe

OM VUOL DIRE SI!

La mente corrisponde al  bija mantra OM . La parola al  bija mantra AH . Il corpo al  bija mantra HUM .  Oṃ ॐ  è l'inizio del canto rituale (il rito è la manifestazione) ed è il canto stesso. Per questo è detto  udgītha . Secondo la  Chāndogya Upaniṣad  ( I,1,5): " vāg evark prāṇaḥ sāma om ity etad akṣaram udgīthaḥ tad vā etan mithunaṃ yad vāk ca prāṇaś cark ca sāma ca " ovvero: La parola ( vāg ) è  ṛk  ( Ṛgveda , il libro degli inni), il  prāṇa  è  sāman  ( Sāmaveda ), udgītha  è la sillaba  Oṃ .  Parola e  prāṇa  formano una coppia così come  ṛk  con  sāman . E ancora (I, 1, 8): " tad vā etad anujñākṣaram yad dhi kiṃcānujānāty om ity eva tad āha eṣo eva samṛddhir yad anujñā samardhayitā ha vai kāmānāṃ bhavati ya etad evaṃ vidvān akṣaram udgītham upāste " ovvero: Questa sillaba significa dire si.  Quando si vuole dire si a qualcosa si dice  Oṃ .  E  quello a cui si dice si verrà realizzato.  Colui che conosce questo venera  udgītha  come