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LE 8 "PICCOLE MADRI" DELLO SRI YANTRA

I quattro  Veda  sono   una descrizione in versi dello  Sri Yantra , che è. insieme, la rappresentazione dell'Universo e delle leggi che lo regolano, e un manuale d'istruzione per raggiungere l'identità con il  Brahman . Lo  Sri Yantra  o  Sri Cakra , è il  monte Meru. In Tibet viene chiamato " Chorten " o " Stupa ": Si dice che i primi sri yantra risalgano all'era preistorica e se ne trovano di varie fogge e colori. Spesso sono usati come amuleti o oggetti di culto, ma io credo che  lo Sri Yantra abbia poco a che fare con la devozione e la fede: lo Sri yantra è uno strumento, tre virgolette,  scientifico . Se osserviamo la sua immagine bidimensionale (è facile trovarla nei libri di filosofia orientale e appesa alle pareti di scuole e centri di yoga) per prima cosa rimaniamo colpiti dalla sua complessità: L'incrocio dei triangoli, nella parte centrale della figura, è apparentemente inestricabile e pare difficile

LA DANZA DELLE DAKINI

OM JŅANA DAKINI BAM HA RI NI SA SIDDHI HUM Se guardiamo con attenzione delle statue o dei dipinti di divinità indiane e tibetane noteremo che  si assomigliano tutte, stesse facce, stessi simboli, stesse posizioni . Le possibilità sono due:  1)gli orientali non hanno molta fantasia. 2)Simboli e posizioni vogliono dire qualcosa. Ad occhio preferisco la seconda ipotesi. La statua o il dipinto, quando si parla di yoga, sono sia oggetti sacri (e/o alchemici, come nel caso dei tangka) dei manuali di istruzione. In altre parole ci invitano ad una pratica che non è solo contemplativa ma è anche fisica.  Osserviamo alcune immagini di  Dakin i (Le danzatrici del Cielo dello Yoga tibetano):  A prescindere dal nome e dalle qualità hanno tutte le medesima posizione con la gamba sinistra piegata e la destra distesa. Questo Asana è detto  ālīḍhāsana , dove  आलीढālīḍha  significa sia "LECCATO, LAMBITO CON LA LINGUA", sia "POSIZIONE DI TIRO CON L'ARC

DEDICATO A TE: IN MEMORIA DI PAOLO PROIETTI

A maggio ho ricevuto una mail stravagante:  " Dedicato a te " - diceva- " In memoria di Paolo Proietti ". Era l'invito ad una manifestazione in memoria di un mio omonimo, morto di cancro lo scorso anno. Ci ho riso su. Il messaggio mi è arrivato identico, ogni due tre giorni, per quasi un mese. In quel periodo amici e amici di amici hanno avuto lutti incidenti e guai di ogni genere. Roba da grattarsi le balle fino a farle sanguinare. Ho fatto finta di niente. Poi la vita mi ha buttato addosso una vagonata di dolore. Un dolore che non mi apparteneva e che mi attanagliava la gola. Un dolore che si faceva angoscia. Mi sono reso conto che da metà aprile, quando c'è stata l'eclissi di luna, sono come regredito: la serenità, la consapevolezza dell'aspirante advaita che ha ricevuto o creduto di ricevere conferme e riconoscimenti dalla Dea, dalla Vita, da Shiva (Shivo'Ham) si è sciolta nel pianto lacrimoso di un bambino. Un bambino inquietante

IL DISTRUTTORE DELLE TRE CITTA'

Lo stato naturale è lo stato in cui lo spazio "interno" ( citta akasha  o spazio della memoria) comunica liberamente con lo spazio esterno ( maha akasha  o grande spazio) per "realizzare" infine  l'identità lo spazio senziente ( cit- akasha ). Per Spazio interno, intendo, si intende l' interiorità dell'Uomo come   fluida coscienza sensitiva . Se non vi è libero scambio di energie tra questa e lo spazio esterno significa che è avvenuto un processo di cristallizzazione o metallizzazione. Questa cristallizzazione o metallizzazione della fluida coscienza sensitiva è rappresentata nel mito di  Maya .   Non mi riferisco a  माया māyā  intesa come manifestazione (attraverso il duplice potere velante e proiettivo) della Dea, ma a  मय maya (senza accenti diacritici),  l' asura , il grande  Yogin.  Il mito per chi si occupa di sadhana advaita è assai interessante: nel corso una delle ricorrenti battaglie per il dominio del mondo gli dei le buscano (

SUKHA. L'ESIGENZA DEL PIACERE

La pratica dello Yoga presuppone l'atteggiamento  Sukha . La posizione deve essere  Sukha . Lo si legge in moltissimi testi. Sukha  è lo stato che si sperimenta dopo un piacevole rapporto sessuale e questo, a coloro che vedono la pratica dello yoga come sofferenza, rigida disciplina o esercizio della volontà, può apparire stravagante. Eppure nelle upanishad si parla  sempre di necessità della posizione Sukha. E forse questo potrebbe essere uno spunto di riflessione interessante. La sofferenza, il dolore, il resistere con la volontà a privazioni di vario genere è ciò che in genere viene definito  तपस् tapas . Lo Yoga è sedersi con la schiena diritta in una posizione Sukha e meditare sull'Om Cito di seguito i primi versetti della  kaivalya upanishad  nella traduzione di Raphael 1 Om! Asvalayana recatosi dal Beato Parameshthin gli disse: "O Beato, insegnami la più alta scienza del Brahman, quella che onorano le persone intelligenti, quella poco conosciuta dalla maggio

IL DOLORE DEL RISVEGLIO - IVANO E LAUDINE

" [...] Egli riesce a raggiungere una fusione armoniosa della sua personalità cosciente e di quella inconscia, la prima consapevole dei problemi e dei fili conduttori  del mondo  visibile fenomenico, la seconda capace d'intuire le sorgenti più profonde dell'essere dalle quali sgorgano perennemente sia il mondo fenomenico sia il suo testimone cosciente. Uno  stile di vita  così armoniosamente integrato è il dono che la natura elargisce a ogni neonato, in modo pr eliminare e non decisivo, e che poi, crescendo, il bambino perde con lo sviluppo della sua individualità autocosciente. " H.Zimmer - IL RE E IL CADAVERE / Il cavaliere del Leone   La storia d'amore di  Ivano  il Cavaliere del Leone Nero  e della DAMA della FONTANA è una delle più belle del ciclo del Graal.  Ivano , spinto dai racconti di un compagno d'arme, giunge nei pressi di una sorgente miracolosa e dell'albero della vita prende dell'acqua e la getta su una  lastra di marmo .