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LO YOGA DEI NATH - SCONFIGGERE LA SIGNORA DEL SONNO

Nell'estate del 2013, all'Ashram di Cisternino, in Puglia, Rupchand,uno dei discepoli "storici di Babaji di Haidhakhan,  mi regalò un libricino di un centinaio di pagine, il "Gorakhvani" ("I SEGRETI DI GURU GORAKHNATH" - J.Amba edizioni). Trovai la cosa per lo meno originale: era la prima volta che lo vedevo, Rupchand  e lui, senza  dire una parola, scelse tra le centinaia di libri dello Shop dell'Ashram il Gorakhvani e me lo porse chinando la testa. I discepoli di Babaji, sono molto devoti, a volte sembrano animati da una fede così accesa che a me, che devoto non sono, pare pure eccessiva. Non capivo perché Rupchand regalasse proprio a me un testo che aveva tutta l'aria di essere l'ennesima glorificazione, infarcita di Peace and Love , di quello che fino a quel momento per me era solo uno dei tanti Baba dell'India moderna. Abbracciai Rupchand per ringraziarlo e  ficcai il Gorakhvani nello zaino. Dopo un paio di giorni, decis

LA MUSICA DELLA CREAZIONE

"Kamalo, da dove e per quale potere si poté creare un canto così bello? Né lo Yoga né il Tapas avrebbero potuto creare un canto di così buon auspicio [...]; è per la grazia di Samba Sada Shiva che si vede una luce dove neppure il sole può arrivare[...]. Si può andare facilmente ovunque, ma è molto difficile raggiungere questo luogo, dove Mahakaal è il Guardiano della Porta". Babaji di Haidhakhan - " Gorakhvani ". L'universo del  Sanathana Dharma  (la "Filosofia perenne" che sta alla base dello Yoga) è un universo pluridimensionale,  C'è una dimensione fisica, grossolana [che corrisponde al nostro stato di veglia, e sul piano sottile ai sei chakra principali (perineo, genitali, ombelico, cuore, gola, punto tra le sopracciglia)] e una serie di dimensioni più sottili (8, in genere) sperimentabili dallo yogin dopo la "apertura del chakra dei mille petali", cporta d'accesso alla seconda dimensione, o prima dimensione spirituale.

IL CIGNO SUPREMO

"Contraendo l'ano si solleva vāyu dal mūlādhāra e per tre volte si va in cerchio intorno a svadhiṣṭhāna. Poi, passato maṇipūraka si attraversaanāhata , si controlla prāṇa in viśuddhi e finalmente, raggiunto ājñā poi avendo raggiunto Ajna, si contempla in brahmarandhra[...] e si diviene il senza forma[...] questo è quel paramahaṃsa [il Cigno Supremo]. [...]. Haṃ è il seme, sa è la śakti, so'ham è il kilaka [il pilastro]" Haṃsa Up. 3. हांस haṃsa è il cigno, simbolo dell'anima, del Brahman supremo e dell'illuminazione.  Ma è anche il respiro, inteso come soffio vitale e, soprattutto, uno dei mantra più usati nelle kriyā, il "lavoro" di circolazione delle energie sottili che rende operativi gli āsana e le mudrā (NB. bisogna sempre fare attenzione al "genere" delle parole, perché non è per caso che la kriyā e lamudrāsono femminili e lo āsana è neutro: il "genere" delle parole, nello yoga si riferisce ai principi fondamentali del s

SATTVA, RAJAS E TAMAS - I SAMADHI E LO STATO COSTITUTIVO DEI GUNA

Alcuni maestri, parlando dei Guna, li descrivono come tendenze, dando loro una qualità. Tamas ad esempio sarebbe la tendenza all'immobilità, alla stasi ed è visto come qualcosa di negativo. Rajas sarebbe la tendenza all'azione, vera forza motrice della manifestazione e,per questo, causa di dolore. Sattva sarebbe il principio puro e onnipervadente, la fonte cui lo yogin dovrebbe tendere ai fini della liberazione. In realtà i guna sono per lo yoga, i "fili" (questo significa la parola Guna) con cui viene tessuta la stoffa della realtà. Pensare che l'uno sia positivo e l'altro negativo, o che si debba tendere verso uno anziché verso l'altro significa interpretare la filosofia indiana solo da un punto di vista dualistico. Anziché esaminare i singoli Guna, occorrerebbe, a i fini di una ricerca filosofica, cercare di comprendere cosa sono i loro "stati costitutivi" descritti da Patanjali negli Yoga Sutra. Cominciamo col dire che lo yoga è la pratica d

LE SCRITTURE DELLO YOGA: VEDA, VEDANTA E VEDANGA

Lo Yoga è essenzialmente pratica, la pratica dei Samadhi, ovvero una serie di modificazioni della mente che conducono ad una diversa percezione del realtà, fino all'identificazione, così almeno dicono  le scritture, con lo Spazio, con l'Universo, con la Divinità. Per "Scritture"  si intende una serie di opere letterarie composte nel corso dei millenni, da yogin e filosofi, che appaiono talvolta come manuali teorici-pratici, altre come cronache di particolari realizzazioni, altre ancora come racconti mitici che avrebbero lo scopo di attivare le forze primarie della creazione nascoste (che sarebbero nascoste....) nel nostro inconscio. In genere le scritture dello Yoga vengono suddivise in due grandi gruppi definiti Shruti e Smirti. 1) श्रुति śruti  significa Orecchio, Audizione, Ascolto. Nel Sanathana Dharma  ( o "Filosofia perenne", nome che si dà alle concezioni filosofiche su cui si basa  lo Yoga) śruti  è sinonimo di Veda . I  वेद veda

APPUNTI SU PATANJALI

Patanjali, uno dei mitici siddha del Tamil, si dice fosse  il più grande grammatico del suo tempo. Secondo la leggenda aveva moltissimi discepoli, almeno mille. Così, per farsi ascoltare da tutti prese l'abitudine di velarsi dietro una tenda e di manifestarsi come “Serpente Cosmico, Adi Shesha dalla voce tonante. Spinto dalla curiosità un discepolo un giorno sollevò il velo e lo sguardo di Adi Shesha incenerì all'istante tutti gli allievi. Solo uno si salvò: Gaudapada, maestro del maestro di Shamkara che si era assentato per andare a fare pipì (!).  Patanjali gli insegnò tutto ciò che sapeva ma, per punirlo della trasgressione di essersi allontanato senza chiedere il permesso, lo trasformò in un demone mangiauomini. Gaudapada stava quindi su un albero, vicino al guado di un fiume, e faceva, come la sfinge, una domanda ai viandanti, chi sbagliava la risposta veniva mangiato all'istante. La domanda era questa: " Dimmi il participio passato di cuocere "