. Mi ricordo un'estate di quattordici, quindici anni fa. Eravamo a Ansedonia, in Maremma, e Angelica, mia figlia piccola, mi chiese di insegnarle a camminare sugli scogli. Io sono nato e cresciuto a Livorno, dove le onde ti pigliano a ceffoni e, se non stai, ti schiantano sui sassi scolpiti dal libeccio. Camminare a piedi nudi sulle scogliere sin da bambini t'insegna a riconoscere al volo gli scogli scivolosi,le conchiglie e i gusci di patella acuminati che possono ferire i piedi. Per un livornese camminare sugli scogli è normale, ma Angelica era affascinata dalla velocità con cui scendevo la scogliera che ci portava al mare. -" Mi insegni a camminare sugli scogli? "- Mica facile...Come si fa a trasmettere qualcosa che non sai come hai imparato? Mi inventai un linguaggio "scogliesco", roba che potevamo capire solo noi due. Le parlai di sassi buoni e cattivi, di braccia usate come le ali del gabbiano , di piede come un polpo e d
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