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CHI HA PAURA DELL'OSHO CATTIVO?

Non ho mai avuto troppo amore per Osho. Lui, a dire il vero non l'ho mai conosciuto di persona, ma alcuni dei suoi insegnamenti mi sono arrivati tramite dei samnyasin che ho frequentato tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80. Mi intrigava e mi divertiva, questo si, ma i suoi discepoli parevano, ai miei occhi di ventenne, un tantino arroganti e, a parer mio, un po' egotici: sembrava che il mondo dovesse girare intorno a loro e che i loro interessi personali  fossero, in fin dei conti l'unica cosa veramente importante. Quando venne fuori la storia della sua Comune, in Oregon,  un'orgia di tentati omicidi, truffe, violenze  scatenata dalla sua segretaria, Ma Sheela, e da un gruppo di discepoli infedeli, il mio non enorme interesse per  Bhagwan Shree Rajneesh , come si chiamava all'epoca, svanì come neve al sole. Gli Orange di Ma Sheela, a quanto si dice, tentarono di impossessarsi quasi militarmente della cittadina di Antelope  nella cont

KRISHNAMURTI, IL MESSIA INVENTATO, E LO YOGA-NON YOGA

Domenica scorsa, durante un residenziale, ho scoperto che molti yogin meditano, e insegnano a meditare, con gli occhi chiusi. La cosa mi ha sorpreso assai. Fermo restando che ognuno debba praticare come meglio gli aggrada, esistono, nello yoga come in ogni altra attività umana, dei "fondamentali", delle istruzioni di base che vengono impartite al primo incontro o alla prima lezione. Per ciò che riguarda la meditazione ho avuto degli istruttori  tibetani, giapponesi, cinesi e indiani e tutti, ma proprio tutti, mi hanno, insegnato che per meditare,bisogna  sedersi in una posizione comoda, ma con la schiena ben allineata, il sincipite (la parte più alta del cranio) "sospeso", il mento dolcemente rivolto verso il torace e gli occhi, socchiusi, rivolti verso la punta del naso. Gli occhi  "devono" essere socchiusi sia per una serie di motivi fisici (che qui non mi sembra il caso di approfondire) che per evitare che la mente venga distratta dagli oggetti

PRANASAMYAMA, L'ALCHIMIA DEL RESPIRO

"....segue il prana che diviene: pràna, apàna, vyàna, udàna, samàna secondo le molteplici funzioni loro inerenti o secondo le modificazioni che subisce, come avviene per l'oro o per l'acqua." Samkara, Vivekacudamani 95. Interpretare un testo tradizionale di Yoga è assai complesso. Uno dei motivi della difficoltà  nasce dal fatto che gli autori usano un “gergo tecnico”, un linguaggio per “addetti ai lavori”, pieno di metafore, simboli e abbreviazioni. Questo può portare a prendere fischi per fiaschi o, nel migliore dei casi, al non comprendere a pieno le “valenze operative” di certi esercizi. Il pranayama, secondo me, è uno di questi casi. Letteralmente prā ṇ āyāma , letteralmente āyāma significa sia espandere che contenere (?) per cui, per comodità Pranayama viene tradotto con “controllo” o, in alcuni casi “sospensione”, del respiro, una specie di ginnastica respiratoria, quindi. Ma visto che si trova anche il termine prā ṇ asamyama , è possib

NIRVANA, SAMSARA E LO YOGA DI NONNA OLGA

Nello Yoga la maggior parte delle concezioni spesso astruse o di difficile comprensione, che ci vengono propinate come sapere tradizionale, sono interpretazioni moderne o comunque posteriori all'elaborazione dei Veda e delle prime Upanishad.    Karma yoga , ad esempio, termine usato spesso nel senso di -" Sta zitto e pedala! "-  a dir la verità sarebbe la via dei riti e delle formule magiche,  e Maya , con cui si indica l'illusorietà della vita dell'Uomo,  un particolare potere del Dio degli Oceani, e re dei  Naga,   Varuna . La Vita per lo Yoga non è illusione, anzi. La vera "Liberazione", "Illuminazione", "Realizzazione" o come cavolo vogliamo chiamarla, secondo i testi consiste nel vivere pienamente la propria esistenza comprendendo l'identità tra  saṃsāra e  nirvāṇa.   S aṃsāra  che viene tradotto con "PASSAGGIO DA UNO STATO ALL'ALTRO" o "CATENA DELLE RINASCITE", significa letteralmente INS