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L’UTILIZZAZIONE DEL PIACERE NEL TANTRA

                                              “Con tre dita sparsi sulla mia vagina il polline di loto e con un’intensa danza serpentina, offrii il mio mandala al mandala del corpo del Guru. […] Buddha, Eroe del Puro Piacere, fai di me ciò che vuoi. Guru, Signore del Puro Piacere, con forza e gioia, ti chiedo di spargere il tuo seme nel mio mandala interiore”. (Yeshe Tsogyal – LA TERZA INIZIAZIONE) La Meditazione a Coppia può essere considerata una delle fasi preliminari del “Maithuna”, il rito sessuale tantrico, e consiste nella visualizzazione del partner come un divinità. Si tratta di una pratica detta Samayasattva (dove s amaya  significa "voto", "promessa", e  sattva “essenza”, “creatura”, “ectoplasma”) che consiste nel visualizzare il partner come una divinità. Una definizione accettabile della pratica di Samayasattva potrebbe essere “ricreare dinanzi a sé, mediante la visualizzazione, l'immagine della Divinità preferita (in

LA DONNA MAESTRA - RIFLESSIONI SUL RUOLO DELLA DONNA NEL TANTRA

“Unisci le energie del Maschio alle energie della Femmina. Impara a fondere insieme energie alte e energie basse. La Femmina sia di aiuto al Maschio, il Maschio alla Femmina. I principi di ogni essere siano praticati separatamente. Eleva ed approfondisci la tua pratica, espandi gli orizzonti del tuo piacere, ma se discrimini tra vuoto e piacere ti allontani dal sentiero del Tantra. Devi realizzare l’identità tra Vuoto e Piacere”. (Yeshe Tsogyal, “ISTRUZIONI AL KRAMAMUDRĀ”) Nella cultura occidentale, da Aristotele, al Cristianesimo, al Neoplatonismo, la Donna è considerata un essere inferiore. L’Uomo, il maschio è Spirito ed è legato alle attività, considerate più elevate, del pensiero, mentre la Donna, la femmina, è Materia ed è naturalmente incline alla lussuria e alle attività, considerate infime, della carne. Aristotele nel De generatione animalium ,  scrive che lo sperma e il sangue mestruale, concorrono entrambi alla creazione della vita, ma il loro ruolo

CITRĀ, LA DANZA DELLE STELLE

Saundaryalaharī ("Onda della Bellezza") è il testo base della Śrī Vidyā,   la pratica di mantra, yantra e meditazione legata allo Śrī  Yantra.  Si tratta di 103 versetti dei quali i primi 41 (considerati un testo a parte chiamato ānandalaharī, "Onda di Beatitudine") furono trasmessi oralmente da Gaudapada a Śaṅkara Bhagavatpāda e gli altri sarebbero stati aggiunti da Śaṅkara stesso.  I versi sono belli ed eleganti, ma le traduzioni occidentali, che tentano di restituirne l'afflato poetico, risultano spesso incomprensibili. Secondo alcuni le difficoltà di interpretazione nascono dall'uso di un linguaggio segreto, o gergale, una specie di codice, ma ritengo possibile,più semplicemente,  che  Gaudapada e Śaṅkara , rivolgendosi a degli yogin dell'epoca, diano per scontate la conoscenza di testi e di "tecniche operative" per lo più ignorate dai traduttori moderni. In occidente, e soprattutto in Italia,chi traduce dal sanscrito è q