Passa ai contenuti principali

Post

IL SATSANG DEL GIOVEDÌ - GLI OSTACOLI ALLA PRATICA

Il prossimo giovedì, insieme a Nunzio Lopizzo, Massimo Capuano e Corinna Fornasier parleremo, in diretta su Facebook, degli Ostacoli alla Pratica dello Yoga. Parleremo della pratica personale, degli stati di alterazione percettiva  delle trasformazioni di mente, parola e corpo che accompagnano (o dovrebbero accompagnare) il percorso dello Yoga. Talvolta le trasformazioni provocate dal s ādhana  sono poco evidenti, altre  hanno l'effetto di uno Tsunami sulle relazioni e sulla vita sociale. La parola  s ādhan a  (sostantivo neutro... in italiano "IL" sādhana) significa "strumento" (la Toolbar dei programmi per PC in sanscrito  sarebbe  sādhanaśalākā.. .) e, anche se ormai è di moda definirci Yogin o Yogi il praticante dovrebbe essere chiamato  sādhaka  che significa "colui che si addestra", "colui che impara ad usare gli strumenti". La pratica quotidiana, di solito individuale, è la pratica autentica dell'aspirant

I SATSANG DEL GIOVEDI' - PLATONE E LO YOGA (prima parte)

La settimana scorsa, dopo il "Satsang del Giovedì" con Gabriele Gailli e Nunzio Lopizzo, ci siamo trovati a parlare delle affinità tra il pensiero, la vita e soprattutto, la maniera di affrontare la morte, di Nisargadatta, Yogananda e Ramakrishna e quello di Socrate, Platone e Plotino. L'idea che lo Yoga e la filosofia Greca siano parte di una Tradizione unica (la "Filosofia perenne") non è certo nuova, ma le occasione per parlarne e discutere sulle affinità tra le due linee di insegnamento, nell'era della Post New Age e del Boom del mercato della Spiritualità, sono assai rare. Ed è per questo che la chiacchierata dell'altra sera mi ha rallegrato e mi ha fatto venir voglia di approfondire un poco l'argomento, nella speranza che altri siano invogliati ad entrare nel nostro "Cenobio" virtuale. Si parlava della morte, con Nunzio e Gabriele, e delle differenze tra il concetto di Corpo Tomba dell'Anima di Platone e degli Orfi

SOCRATE, YOGIN E GUERRIERO

Immagine tratta da  https://nicovalerio.blogspot.com/2012/03/ "Vale più un'oncia di pratica di una tonnellata di teoria", diceva Shivananda. Come dargli torto?  Nello Yoga le chiacchiere stanno a zero, possiamo riempirci la bocca con le più raffinate disquisizioni psicologiche, ma fin quando non metteremo le chiappe sul tappetino anche il più alto insegnamento rimarrà lettera morta. Eppure ogni tanto, secondo me, un pizzico di erudizione non fa male, anzi. A volte anche solo il riprendere in mano libri e appunti del liceo, può avere un effetto corroborante, come la doccia fredda  che restituisce tono ai muscoli e alle sinapsi dopo la sauna o il bagno turco. Ricordate, ad esempio, i nomi di Calano e Onesicrito? Probabilmente no, ed è un peccato, perché forse potrebbero  fare un po' di chiarezza sulla, oggi sempre più confusa, storia dello Yoga e sui rapporti tra la filosofia orientale e la nostra. I due tizi sono al centro di un gustoso aneddot

CHIDAMBARAM, LO SPAZIO DELLA COSCIENZA

Mi affascina il potere delle  parole, lo ripeto spesso. A volte la consuetudine, o l'ignoranza, ne nasconde il significato originale, ma prima o poi il senso nascosto fa capolino, come un affresco antico che rinasce alla bellezza tra le crepe dell'intonaco. Prendi " afrore ": "odore acuto e penetrante, come quello del mosto in fermentazione o del sudore del cavallo", dice il dizionario, ma basta una goccia di fantasia per vedere il bosco di Afrodite, e la corsa folle della Dea, le cosce snelle insanguinate dai rovi, ad abbracciare Adone, ferito a morte. Afrore è l'odore acre del cinghiale assassino. Afrore è il profumo del muschio su cui giace l'Amato. Afrore è il sudore della Dea impazzita, che volle farsi Donna. Il profumo della Dea, in fondo questo significa " afrore ". Anche la parola indiana Chidambaram potremmo tradurla con "Profumo della Dea" (vedo già i miei amici sanscritisti sobbalzare sulla sedia...)