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LA SCIENZA DELLO YOGA (2) - PERCEZIONE DELLE ENERGIE SOTTILI

Dopo la pubblicazione del mio post sul prā ṇ asa ṃ yama -  LA SCIENZA DELLO YOGA (1)  -  ho avuto uno scambio di opinioni con un altro insegnante, M.T. Dalla nostra discussione mi è parso di capire che molti di coloro che parlano di energie sottili - kuṇḍalinī, vāyu , prāṇa – in realtà non le hanno mai percepite. Ciò che definiamo “energia sottile” non è la vaga sensazione o l’onnipresente, e non descrivibile, energia cosmica della new age, ma un qualcosa di reale, oggettivo, che sta alla base della pratica dello haṭhayoga. Senza la percezione delle energie sottili diventa difficile, se non impossibile, comprendere pienamente la pratica degli āsana e delle mudrā, perché la “valenza operativa” dello yoga consiste sulla possibilità di intervenire sul sistema linfatico, il sistema circolatorio, il sistema nervoso e il sistema endocrino, per mezzo di una serie di tecniche che necessitano, appunto della percezione e dell’utilizzazione delle energie sottili.

NARA E NĀRĀYAṆA: YOGIN, ERUDITI E INCARNAZIONI PARZIALI

Qualche giorno fa ho letto un post su “ nara e nārāyaṇa ” del mio amico Diego Manzi – leggo i suoi articoli sempre molto volentieri, Diego è uno studioso brillante - e nel mio unico neurone si è accesa una lampadina rossa. Scriveva Diego: “ Qual è secondo la tradizione indiana, il grande “privilegio” umano rispetto agli altri abitanti dei mondi? नरो नारायणो बुभूषति naro nārāyaṇo bubhūṣati l’uomo (nara) desidera diventare dio (nārāyaṇa)” Non ho motivi per dubitare della correttezza della traduzione a livello grammaticale – Diego è molto preciso di solito – e, non essendo un sanscritista non ne ho nemmeno gli strumenti. Il motivo per cui mi si è accesa la lampadina rossa è un altro e credo che potrebbe essere lo spunto per un dibattito assai interessante. Il campo di pertinenza dell’erudito e quello dello yogin si sovrappongono spesso, ma non coincidono perfettamente, e le interpretazioni di testi, aforismi e frasi, fatte da un sans