Edizione del 1920 del "Rāja Yoga" di Vivekananda. Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/14/Raja_Yoga_Vivekananda_title_page.jpg . Una cosa che mi ha sempre colpito dei praticanti di yoga occidentali – non tutti devo dire – è la tendenza a non verificare quasi mai le fonti storiche e l’attendibilità di un insegnamento. Nel nostro ambiente se una persona considerata “degna di fede” fa un’affermazione la si considera una verità inconfutabile - “a prescindere” - e ad esprimere dei dubbi si rischia di essere considerati eretici o, nel migliore dei casi, degli irriverenti provocatori. I motivi di questo atteggiamento, comune bisogna dire ai praticanti di molte discipline psicofisiche orientali o orientaleggianti, sono da ricercare nel concetto di apauruṣeya – “non di fonte umana”, “senza un autore definito” – riferito da alcune scuole filosofiche “teistiche” indiane, agli inni dei Veda. Nell’Occidente moderno – a partire dalla fine del XIX secolo – il conce
Formazione, Promozione e Divulgazione dello Yoga