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GINNASTICA YOGA - IL CONCETTO DI FLOW - CORSO DI FORMAZIONE ON LINE, 16-17 Maggio 2020

“Flow”, in italiano “flusso”, è una condizione caratterizzata dal totale coinvolgimento di “Corpo, Parola e Mente”. Nello yoga, semplificando, si possono individuare tre principali caratteristiche: 1.      Focalizzazione sulla sequenza (o posizione); 2.      Identità tra pratica e obbiettivo da raggiungere; 3.      Positività e gratificazione nello svolgimento della sequenza. La “teoria del Flusso” è stata elaborata nel XX secolo da un psicologo ungherese dal nome impronunciabile: Mihàly Csikszentmihàlyi . Csikszentmihàlyi utilizzò per la prima volta il termine inglese “flow” in un libro del 1975 - “Beyond Boredom and Anxiety”, San Francisco, CA, Jossey-Bass (edizioni) ISBN O-87589-261-2 – per definire uno stato di coscienza descritto da molte delle persone da lui intervistate come “una corrente d’acqua che trascina”. In due libri successivi [1] Csikszentmihàlyi introdusse il concetto di flusso come “esperienza ottimale”, ovvero un esperienza nel cam

I PADRI OCCIDENTALI DELLO YOGA MODERNO - STORIA DELLA GINNASTICA YOGA (1)

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, l’aristocrazia bengalese svolse un ruolo fondamentale nella creazione e nello sviluppo del movimento indipendentista indiano. Si tratta di un nucleo ristretto di famiglie, spesso imparentate tra loro, appartenenti al “clan” dei “ Bengali Kayastha ”, arrivate in Bengala nel X secolo dall’attuale Uttar Pradesh per sfuggire alle incursioni islamiche [1] : Dal clan dei Kayastha provengono alcuni dei più importanti politici, artisti e, soprattutto, maestri spirituali del XX secolo, come, solo per citare alcuni nomi: - Swami Vivekananda (Narendranath Datta); - Il rivoluzionario Bhurendranath Data (fratello di Vivekananda);  -  Sri Aurobindo (Aurobindo Ghose); - Il poeta Manmohan Ghose (Fratello di Aurobindo); - Il rivoluzionario Barindra Kumar Ghosh (fratello minore di Aurobindo e Manmohan),; - Paramhamsa Yogananda (Mukunda Lal Gosh); - Lo yogin Bishnu Charan Ghosh (fratello di Yogananda); - Lo scritto

DEFINIZIONE E SCOPO DELLA MEDITAZIONE - Lezione On Line dell'11 maggio 2011

A che serve la meditazione? Di Solito scimmiottando i monaci zen si dice che non serve a niente, anzi che non deve servire a niente, ma una finalità la dovrà pure avere, altrimenti tutti coloro che si iscrivono ad un corso di meditazione, o acquistano un manuale di meditazione dovrebbero essere dei deficienti. Se spilucchiamo un po' trai testi di yoga, Yoga S ū tra ad esempio, si scopre che per  meditare bisogna purificare una roba detta  चित्त  citta ,  oppure che  meditare è lo stato in cui  चित्त  citta  è purificata. Viene da pensare che per sapere a che serve la meditazione, dovremo scoprire innanzitutto cosa significa  citta. Usualmente viene tradotto con  "mente"  ma non sarebbe errato tradurlo con   “scopo”, “desiderio”, “intelligenza”, “conoscenza”, “cuore”, “memoria” ecc. Si potrebbe dire che   C itta  è l'insieme delle facoltà che chiamiamo pensare, volere, sentire... La parola  cittacaura  (si pronuncia  cittaciaur ) nel linguagg