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PERCHE' FAI YOGA? LA TERRA DELL'OLTRE

-" Perché fai Yoga? " -  Lo domando spesso ai miei allievi.  E non è una domanda retorica. Io non lo so perché da quarantanni mi annodo le gambe, recito mantra, ascolto la respirazione, medito. Non ne ho idea. E se rispondessi che per me il fine dello Yoga è la Liberazione, mentirei. Liberazione da che? Ammetto di non aver mai trovato risposte dentro di me. Le ho cercate nei libri e nei discorsi altrui, come tutti, in fin dei conti. Ogni scuola, ogni "lignaggio", ha un suo concetto di liberazione o illuminazione o realizzazione, e, alla fin fine, se si legge o si ascolta, di quello si tratta: di concetti .  monte Kailash Uno dei più antichi insegnamenti buddisti, ripreso poi da  Ramakrishna , Vivekananda  e altri, è quello della doppia catena. Esistono due catene che impediscono all'uomo di elevarsi da una condizione, giudicata dagli  yogin  miserevole: la prima è una catena di ferro, l'altra è una catena d'oro. La catena di ferro sarebbe pe

OM VUOL DIRE SI!

La mente corrisponde al  bija mantra OM . La parola al  bija mantra AH . Il corpo al  bija mantra HUM .  Oṃ ॐ  è l'inizio del canto rituale (il rito è la manifestazione) ed è il canto stesso. Per questo è detto  udgītha . Secondo la  Chāndogya Upaniṣad  ( I,1,5): " vāg evark prāṇaḥ sāma om ity etad akṣaram udgīthaḥ tad vā etan mithunaṃ yad vāk ca prāṇaś cark ca sāma ca " ovvero: La parola ( vāg ) è  ṛk  ( Ṛgveda , il libro degli inni), il  prāṇa  è  sāman  ( Sāmaveda ), udgītha  è la sillaba  Oṃ .  Parola e  prāṇa  formano una coppia così come  ṛk  con  sāman . E ancora (I, 1, 8): " tad vā etad anujñākṣaram yad dhi kiṃcānujānāty om ity eva tad āha eṣo eva samṛddhir yad anujñā samardhayitā ha vai kāmānāṃ bhavati ya etad evaṃ vidvān akṣaram udgītham upāste " ovvero: Questa sillaba significa dire si.  Quando si vuole dire si a qualcosa si dice  Oṃ .  E  quello a cui si dice si verrà realizzato.  Colui che conosce questo venera  udgītha  come

UNA SCIMMIA CHE GIOCA NELLA FORESTA - LA MENTE E LA DIMORA ETERNA

"  ....meglio identificare l'io con il corpo che con la mente, perché il corpo può durare uno o due o cento anni, mentre quella che chiamiamo mente o pensiero o conoscenza appare e scompare in perenne mutamento. Come la scimmia che gioca nella foresta afferra un ramo e poi lo lascia per afferrarne un altro, così quella che chiamiamo mente, pensiero o conoscenza appare e scompare in perenne mutamento, giorno e notte [...]"  Shakyamuni -"Samyutta Nikaya" Per indicare la mente gli  yogin  tibetani usano tre parole diverse:  Séms ,  Yid  e Lo  ( blo ). Tutto ciò che riguarda le capacità diimmaginare, classificare, discriminare, il rimanere impressionati dagli impulsi esterni o al contrario essere distaccati, essere agitati, calmi, distratti ecc. è riferito alla mente  Lo  che in sanscrito potrebbe essere tradotto con  Manas. yid  è invece l'intelletto puro, l'intuizione che arriva come una sciabolata di luce improvvisa, la c

ADVAITA VEDANTA - IL MALE COME BLOCCO ENERGETICO

In sanscrito esiste un concetto di male chiamato  पाप pāpa  ed esiste un concetto di bene chiamato पुण्य puṇya. Percorrendo il sentiero diretto o  Pravṛtti  il male,  पाप pāpa,  sarà tutto ciò che si oppone all'adempimento del nostro  dharma  ed all'ottenimento degli strumenti ( अर्थ artha  ) che ci permettono di soddisfare i nostri desideri ( काम kāma ). Percorrendo il sentiero inverso, la via di ritorno o  Nivṛtti , si è invece sulla via di rinuncia. Il sentimento di Pietà nei confronti degli altri che assume una connotazione positiva nel sentiero diretto ( pravṛtti ) rappresenterà invece un problema per chi percorre la via a ritroso.Per questo motivo  alcuni  shakta  o alcuni advaitin  vengono giudicati dagli altri insensibili, immorali (meglio sarebbe dire  A-morali ) o addirittura, falsi maestri. Argomento delicato...prendiamola alla lontana: tra coloro che si interessano di  advaita  , si sente parlare spesso di  वासना vāsanā   ( termine che indica sia impressioni inco

BAMBINE VIOLATE

Fine maggio. Sera. Con Roberta stiamo chiudendo la palestra. Ci fermiamo un attimo a guardare  le tracce del tramonto. Il cielo di Roma è ancora rosso, là in fondo. Un bel rosso acceso. Bello. Lei arriva, di corsa, respiro pesante. Potrebbe avere quindici, sedici anni. Le occhiaie scure stonano con il viso d'angelo. Roberta le dà un bicchier d'acqua. Piano piano si calma,  balbetta qualcosa, dice che è tutto ok. Il mio ennesimo viaggetto verso l'inferno  degli umani è cominciato così, con un tramonto ed una ragazzina in fuga. Polizia e carabinieri non possono far niente, dicono, si è scoperto che l'angelo con le occhiaie è maggiorenne e se non c'è  fragranza di reato.... I centri d'ascolto ascoltano, si, ma con la segreteria telefonica. le parrocchie sono deserte. A tarda notte qualche spirito benigno ci fa incontrare M. una suora indiana.("Che ci fa una suora indiana in mezzo alla strada all'una di notte, sul raccordo anulare?").

MA CHI ERA PATANJALI?

Qualcuno, credo fosse Einstein, ma potrei sbagliare, una volta disse che " il vero ricercatore è colui che si pone le domande stupide che  altri non hanno il coraggio di fare ". Io non so se sono un ricercatore autentico. Di certo faccio spesso domande stupide. Tempo fa mi sono chiesto: " Ma chi era Patanjali ?". Lo so che a qualcuno non parrà affatto una domanda cretina, visto che molti sono coloro che   non hanno neppure mai sentito parlare di Patanjali , m a per me, che pratico yoga da una vita e ho passato anni (non sto mica scherzando!) sugli  Yoga Sutra  è un po' come se un tifoso di calcio si chiedesse  "Chi è Balotelli?". Le notizie che ci danno gli studiosi più seri, o che così si definiscono, sono piuttosto vaghe. Alcuni lo ritengono un personaggio mitico o un nom de Plume sotto il quale trovano dimora ricercatori di varie epoche. Altri parlano di due Patanjali distinti, un grammatico, allievo di Pāṇini , ed uno Yogin maestr