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Visualizzazione dei post da luglio, 2014

IL DISTRUTTORE DELLE TRE CITTA'

Lo stato naturale è lo stato in cui lo spazio "interno" ( citta akasha  o spazio della memoria) comunica liberamente con lo spazio esterno ( maha akasha  o grande spazio) per "realizzare" infine  l'identità lo spazio senziente ( cit- akasha ). Per Spazio interno, intendo, si intende l' interiorità dell'Uomo come   fluida coscienza sensitiva . Se non vi è libero scambio di energie tra questa e lo spazio esterno significa che è avvenuto un processo di cristallizzazione o metallizzazione. Questa cristallizzazione o metallizzazione della fluida coscienza sensitiva è rappresentata nel mito di  Maya .   Non mi riferisco a  माया māyā  intesa come manifestazione (attraverso il duplice potere velante e proiettivo) della Dea, ma a  मय maya (senza accenti diacritici),  l' asura , il grande  Yogin.  Il mito per chi si occupa di sadhana advaita è assai interessante: nel corso una delle ricorrenti battaglie per il dominio del mondo gli dei le buscano (

SUKHA. L'ESIGENZA DEL PIACERE

La pratica dello Yoga presuppone l'atteggiamento  Sukha . La posizione deve essere  Sukha . Lo si legge in moltissimi testi. Sukha  è lo stato che si sperimenta dopo un piacevole rapporto sessuale e questo, a coloro che vedono la pratica dello yoga come sofferenza, rigida disciplina o esercizio della volontà, può apparire stravagante. Eppure nelle upanishad si parla  sempre di necessità della posizione Sukha. E forse questo potrebbe essere uno spunto di riflessione interessante. La sofferenza, il dolore, il resistere con la volontà a privazioni di vario genere è ciò che in genere viene definito  तपस् tapas . Lo Yoga è sedersi con la schiena diritta in una posizione Sukha e meditare sull'Om Cito di seguito i primi versetti della  kaivalya upanishad  nella traduzione di Raphael 1 Om! Asvalayana recatosi dal Beato Parameshthin gli disse: "O Beato, insegnami la più alta scienza del Brahman, quella che onorano le persone intelligenti, quella poco conosciuta dalla maggio

IL DOLORE DEL RISVEGLIO - IVANO E LAUDINE

" [...] Egli riesce a raggiungere una fusione armoniosa della sua personalità cosciente e di quella inconscia, la prima consapevole dei problemi e dei fili conduttori  del mondo  visibile fenomenico, la seconda capace d'intuire le sorgenti più profonde dell'essere dalle quali sgorgano perennemente sia il mondo fenomenico sia il suo testimone cosciente. Uno  stile di vita  così armoniosamente integrato è il dono che la natura elargisce a ogni neonato, in modo pr eliminare e non decisivo, e che poi, crescendo, il bambino perde con lo sviluppo della sua individualità autocosciente. " H.Zimmer - IL RE E IL CADAVERE / Il cavaliere del Leone   La storia d'amore di  Ivano  il Cavaliere del Leone Nero  e della DAMA della FONTANA è una delle più belle del ciclo del Graal.  Ivano , spinto dai racconti di un compagno d'arme, giunge nei pressi di una sorgente miracolosa e dell'albero della vita prende dell'acqua e la getta su una  lastra di marmo .

LO YOGA DEL RIPOSO

" Yoga Sutra " di  Patanjali  è  uno dei testi più citati nel materiale informativo di scuole , circoli, associazioni che si occupano di Hatha, Raja, Bhakti, Kriya, Ashtanga, Bikram, Power ecc. ecc. ecc /Yoga, ma a volte ho il dubbio che, per intero,  lo abbiano letto in pochi. P atanjali (con la coda di serpente) e  Vyaghrapada (con le zampe di tigre)  al tempio di Chidambaram Il "praticante medio" sa che ci sono gli otto " anga"  (Yama, nyama ecc. ) di derivazione Jainista e buddista, sa che "LO YOGA E' LA SOSPENSIONE DELLE MODIFICAZIONI DELLA MENTE", ma se gli chiedi delle  siddhi  (poteri paranormali) e della maniere di ottenerle o del rapporto tra  Kshana  (istante) e  Krama  (successione di "quadri evento"), che pare siano importanti (tanto importanti!) per  Patanjali , fa scena muta, o quasi. Secondo me varrebbe la pena di leggerseli per intero, gli Yoga Sutra, e di studiarsi anche qualcuno dei migliaia di com

IL TIZZONE ARDENTE

Mandukyakarika, alatasànti prakarana  45-50, 82 ; traduzione di  Raphael : "E' la coscienza - senza nascita, senza moto e non grossolana e allo stesso modo tranquilla e non duale - che sembra muoversi ed avere qualità Così la mente/coscienza è non nata e le anime sono altre-sì senza nascita. Coloro i quali conoscono ciò non cadono nell'errore/sofferenza. Come il movimento di un tizzone ardente sembra avere una linea dritta o curva così il movimento della coscienza appare essere il conoscitore e il conosciuto. Come il tizzone ardente quando non è in moto diviene libero dalle apparenze e dalla nascita, cosi la coscienza quando non è in movimento rimane libera dalle apparenze e dalla nascita. Quando il tizzone ardente è in moto , le apparenze non gli provengono da nessuna parte. Né esse vanno in altro luogo quando il tizzone ardente è fermo, né ad esso ritornano. Le apparenze non provengono dal tizzone ardente a causa della loro mancanza di sostanzialità. Anche nei confronti

MICRO-RESPIRAZIONE

E' grazie alla  micro-respirazione  che ho imparato, negli anni a mandare (o a convincere il cervello che sia possibile mandare, il che è lo stesso) la respirazione in ogni parte del corpo, riducendo man mano la superficie delle aree su cui posso portare l'attenzione, ovvero di cui posso essere consapevole. La chiamo micro-respirazione perché dall'esterno sembra che non vi sia nessun tipo di movimento. Nei  testi cinesi  si dice che se durante gli esercizi di respirazione si appoggiasse alle narici una piuma, questa non dovrebbe muoversi. Né in basso ne in alto.  Vediamo la pratica. Da seduti o in piedi, in una posizione comoda, cominciamo  a massaggiare delicatamente il plesso solare con le dita e il palmo della mano destra, prima in senso orario poi in senso antiorario.  Quando si avverte un pochino di calore, si porta l'attenzione sul ritmo respiratorio mantenendo la mano destra sul plesso solare.  Inspirando immagino che il plesso solare si riempia di un l

PAURA

Mi piacciono i versi dei Veda. Sono poesia e scienza insieme, il che può apparire strano per noi abituati, erroneamente, a pensare che la scienza sia una roba fredda, razionale in antitesi con la passione creativa dell'artista. La poesia è rivelazione è arriva, oggi come cinquemila anni fa, oltre i confini della logica, in quegli spazi infiniti davanti ai quali  la mente umana, attonita  non può che arrendersi. Una delle immagini poetiche più ricorrenti nei testi vedici è quella del Cigno immerso in un fiume o in un  oceano di latte  (cfr.  Atharva Veda,XI,4,21 ). Significa tante cose il Cigno: è una delle costellazioni più luminose della Via Lattea (l'Oceano di Latte!), sicuro riferimento degli antichi naviganti; è un asana dello Hatha Yoga; è il  Purusha  (l'uomo universale) ed è il  Brahman. Ma è anche la   Paura , l'ansia di incompiutezza che spinge l'essere umano a cercare delle stelle con cui possa orientarsi non nell'oceano indiano o oltre le  c

TATTVASAMGRAHA - LO YOGA E IL BUDDISMO ESOTERICO

教外別傳  不立文字  直指人心)  見性成佛  " Una via al di là alle scritture.  Al di là dalle parole e dalle lettere.  Una via che punta dritta al cuore dell'uomo.  Che riconosce la propria natura si fa Buddha "  Quattro sacri versi di Bodhidharma (達磨四聖句) Bodhidharma  ( DA MO ) è il "PRIMO PATRIARCA DELLO ZEN", il monaco indiano (o persiano secondo alcuni) che ha introdotto il buddhismo in Cina. Bodhidharma è uno  yogacharya , un maestro di Yoga tantrico, ma è anche, secondo la leggenda, il fondatore dell' Arte marziale del tempio di  Shàolin , lo  Shàolínquán . A noi può sembrare strano uno Yogin buddista che insegna a fare la guerra, eppure le arti marziali che  chiamiamo  Kung Fu ,  Karate ,  Kendo  e via discorrendo hanno tutte a che fare con lo Yoga. Il primo patriarca creò un esercizio chiamato  " MANI DI BUDDHA" , o " dodici posizioni di DA MO" , una sequenza di movimenti, coordinati con il respiro, semplice semplice, che sviluppa u

HAUM - IL MANTRA NASCOSTO DELLA MANIFESTAZIONE

La mente corrisponde al  bija mantra OM . La parola al  bija mantra AH . Il corpo al  bija mantra HUM .  Oṃ ॐ  è l'inizio del canto rituale (il rito è la manifestazione) ed è il canto stesso. Per questo è detto  udgītha . Secondo la  Chāndogya Upaniṣad  ( I,1,5): " vāg evark prāṇaḥ sāma om ity etad akṣaram udgīthaḥ tad vā etan mithunaṃ yad vāk ca prāṇaś cark ca sāma ca " ovvero: La parola ( vāg ) è  ṛk  ( Ṛgveda , il libro degli inni), il  prāṇa  è  sāman  ( Sāmaveda ),  udgītha  è la sillaba  Oṃ .  Parola e  prāṇa  formano una coppia così come  ṛk  con  sāman . E ancora (I, 1, 8): " tad vā etad anujñākṣaram yad dhi kiṃcānujānāty om ity eva tad āha eṣo eva samṛddhir yad anujñā samardhayitā ha vai kāmānāṃ bhavati ya etad evaṃ vidvān akṣaram udgītham upāste " ovvero: Questa sillaba significa dire si.  Quando si vuole dire si a qualcosa si dice  Oṃ .  E  quello a cui si dice si verrà realizzato.  Colui che conosce questo venera  udgītha  come l