"....segue il prana che diviene: pràna, apàna, vyàna, udàna, samàna secondo le molteplici funzioni loro inerenti o secondo le modificazioni che subisce, come avviene per l'oro o per l'acqua." Samkara, Vivekacudamani 95. Interpretare un testo tradizionale di Yoga è assai complesso. Uno dei motivi della difficoltà nasce dal fatto che gli autori usano un “gergo tecnico”, un linguaggio per “addetti ai lavori”, pieno di metafore, simboli e abbreviazioni. Questo può portare a prendere fischi per fiaschi o, nel migliore dei casi, al non comprendere a pieno le “valenze operative” di certi esercizi. Il pranayama, secondo me, è uno di questi casi. Letteralmente prā ṇ āyāma , letteralmente āyāma significa sia espandere che contenere (?) per cui, per comodità Pranayama viene tradotto con “controllo” o, in alcuni casi “sospensione”, del respiro, una specie di ginnastica respiratoria, quindi. Ma visto che si trova anche il termine prā ṇ asamyama , è possib
Formazione, Promozione e Divulgazione dello Yoga