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VIAGGI ASTRALI

Ma è possibile fare i viaggi astrali? Sognare di sognare e uscire fuori dal corpo per viaggiare non solo nelle creazioni, fantastiche, della nostra memoria, ma anche nell' akasha , come diceva Steiner, o addirittura nella realtà quotidiana? È possibile che ciò che sogniamo abbia degli effetti sulla vita "reale" nostra e di altri? A rigor di logica, perché no?  Nel mondo notturno vivo spesso esperienze ispirate agli eventi diurni, e un fenomeno esterno al mio corpo di dormiente si ficcherà nella sfera onirica senza problemi. La sveglia che, ospite inatteso, compare in corpo e voce nei sogni dell'alba è una esperienza che, almeno una volta, abbiamo fatto tutti noi, e  anche le voci dei vicini o la pioggia improvvisa penetrano, facilmente, anche se trasformati, nella sfera del sogno.  Niente ci vieta di pensare che anche il sogno posso "esondare" nella veglia e indirizzare o trasformare la nostra vita. Gli aborigeni australiani dicono di vivere

LA VIA DEGLI IGNORANTI - LA LINGUA PERDUTA DEI VEGGENTI cap. IV

Il 14 luglio prossimo ( tra due giorni!) uscirà in libreria il mio secondo libro "HATHA YOGA, LA LINGUA PERDUTA DEI VEGGENTI", Edizioni Aldenia (www.aldenia.it). Inutile dire che sono emozionato. Rendo pubbliche per la prima volta le esperienze degli ultimi dieci anni: l'incontro con Fabio "Ganesha" e  Yoga.it (uno dei luoghi "virtuali" più liberi e fecondi dell'universo internettiano),, la nascita, spontanea (autogenesi?) del Gruppo Vedanta, le fraterne amicizie con ricercatori come Fabio Cozzi, Onofrio Amendola, Gianni Bencista, Laura Nalin, Andrea Pagano, "Yogasan",Malcolm Bilotta, Petulia Lera.... Esperienze che hanno mutato profondamente la mia visione dello Yoga e mi hanno "costretto", a guardare il mondo da una diversa, assai feconda prospettiva. " La Lingua Perduta dei Veggenti " è in apparenza un manuale, ma a leggere tra le righe è il resonto di una rivoluzione, la "Rivoluzione della Dolcezza&

ANATOMIA DELLO YOGA - UPAVISHTA KONASANA (Spaccata Frontale)

Molti praticanti, e alcuni insegnanti che conosco, hanno difficoltà ad assumere le posizioni  come Upavishta Konasana, con le gambe in apertura. Si arriva a dire che non sono essenziali per la pratica dello Hatha Yoga o che l'apertura  è roba da ballerini e che dipende da una predisposizione naturale. In realtà l'apertura è essenziale per uno Hatha Yogin, se non si padroneggiano  le "spaccate, sarà difficile assumere correttamente Padmasana o Siddhasana. E per ciò che riguarda la predisposizione naturale, a parte i casi di patologie più o meno gravi,  basta osservare i bambini nei primi anni di vita: per loro Mandukasana o Upavishta Konasana sono posizioni normali. Alcuni ci si addormentano, suscitando i gridolini di incredulità di adulti  con il bacino contratto e le lombari accartocciate. Per poter assumere le posizioni fondamentali dello Hatha Yoga, per prima cosa occorre  prendere coscienza dei fantastici giochi di

LASCIARE LA PRESA - ARTE DELLA RIGENERAZIONE

Illustrazione di Laura Nalin "Lasciare la presa, cioè l'impugnatura della spada, ha vari significati. Può voler dire vincere senza la spada. Può voler dire essere incapaci di vincere senza la tachi, è difficile descrivere questa tecnica."  Il dodicesimo giorno del quinto mese del secondo anno dell'era Shoho Shinmen Musashi  La  giusta azione  è "lasciare la presa" . Difficile da comprendere. Una storia che mi affascina e che forse può aiutare a capire cosa significhi "lasciare la presa"  è quella del "Nano cosmico" (  l'ho letta per la prima volta in un libro di Zimmer, " Miti e Simboli dell'India ") il nano cosmico, nato  dalla madre degli Dei, Aditi,  è  Vamana , quinto avatar di  Vishnu.   Nei Purana si  racconta che, un giorno, il "Narayana" viene svegliato dal suo sonno sul mare nero dell'inizio. Un  Asura,  un malvagio Re del Mondo, dopo aver  spodestato  gli dei  si sta appropriando dell&

I TRE TESORI E IL BAMBINO DIVINO

Tratto da: "Hathayoga - la lingua perduta dei Veggenti", Aldenia Edizioni; parte prima capitolo III Fig. 3 Golfo di Baratti-lezioni di Yoga sulla spiaggia Su internet gira un video degli anni ’30 in cui si vede Krishnamacharya (il padre dello yoga moderno, maestro di Iyengar, Desikachar e Phattabi Jois) eseguire alcune sequenze tradizionali di Haṭhayoga. L’eleganza, la morbidezza e la fluidità dei suoi movimenti, sono così lontane dalla rigidità di alcuni yogin contemporanei da far pensare a due discipline diverse. Il fine dello Yoga è quello di restituire all’essere umano la dignità del suo Stato Naturale[3], una condizione nella quale il corpo libero da blocchi e contrazioni si muove come si muoveva Krishnamacharya, con l’eleganza del felino, la fluidità del serpente, la leggerezza di un gabbiano che si fa cullare dal vento. Una condizione impossibile da raggiungere se non si fanno i conti con le proprie emozioni e con i propri meccanismi mentali.