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YAMA E NIYAMA, I DIECI COMANDAMENTI HINDU - MA SARÀ VERO?

Yama e Nyama? Lo sappiamo tutti cosa sono, noi insegnanti lo ripetiamo quasi ad ogni lezione: Yama e Nyama sono “i Dieci Comandamenti Hindu”, i “Cinque No e i Cinque si”, “i principi etici e morali universali” ecc. Ma sarà verò? Cioè: lo ripetiamo perché “lo sappiamo” o perché ce lo hanno detto i nostri maestri, (fisici o di carta che siano)? Siamo veramente sicuri che Patañjali, si sia preoccupato di indicarci, in quello che appare un manuale pratico di yoga, una serie di precetti morali? Dopo aver studiato un po’ di materiale sullo yoga medioevale non ne sono più tanto sicuro, e così. Per curiosità, sono andato a controllare sul dizionario sanscrito Monier-Williams ogni singolo termine, ed ho confrontato le definizioni con quello che sto imparando – o che già sapevo, sullo yoga medioevale. Sicuramente, non essendo un sanscritista, mi sarà sfuggito qualche dettaglio che altri considereranno basilare, ma c’è la possibilità che le mie osservazioni/scoperte

TANTRA: IL DESIDERIO CHE INGANNA LA MORTE - APPUNTI SU VAJRASATTVA

Ai nostri giorni per  maṇḍala si intendono, in genere,   o delle opere   nate dall'estro di artisti new age e praticanti di yoga ispirati, che rappresentano la loro visione personale dell'universo e delle "energie cosmiche", o i bellissimi disegni di sabbia creati dai monaci tibetani con l'intento di distruggerli, in omaggio all'insegnamento dell'impermanenza. A me piacciono entrambi (più i secondi devo dire...), ma credo che sarebbe interessante discutere del significato profondo di quella che, secondo me, non è, in origine, non solo almeno, una rappresentazione artistica di principi universali, ma un insegnamento alchemico, che nasconde, in alcuni casi,le istruzioni per "ingannare" malattia, vecchiaia e morte seguendo la via del desiderio carnale,descritto, nei testi tantrici, come la passione che risolve le passioni. Non ho idea se sia vero che tali istruzioni possano assicurare la salute, la longevità e la "morte felice&q

IN RICORDO DI UN VAGABONDO DEL DHARMA

Ieri 17 gennaio, era un giorno particolare. A mezzogiorno, come il 17 gennaio di ogni anno, nella chiesetta di Rennes Chateau, nella Linguadoca, il sole giocando con i vetri antichi, disegna alberi e frutti di luce sull'altare. Si festeggiano molte cose il 17 gennaio, a Rennes Le chateau E si rammentano, col sorriso di chi non ha memoria, molti fratelli che, proprio in questo giorno, magari 100 o mille anni fa, hanno lasciato il corpo. Il destino si diverte così: a giocar con numeri e parole. Non si sa perché. Il 17 gennaio di tre anni se ne è andato P.D. uomo dai mille nomi, colui che per sette anni mi ha istruito all'advaita Vedānta. Rapporto burrascoso il nostro. Lui tradizionalista, io anarchico. Lui riservato e poco attratto dalla fisicità, io avvezzo al palcoscenico. Mi chiamava Teatrante, infatti, e voleva essere chiamato Autista. Diceva di non essere un maestro ( si arrabbiava se lo chiamavo così) e che il suo compito era di risvegliare i maestri. Era ap