“La filosofia mozzerà le ali dell’angelo” (John Keats) È un dio annichilito, l'uomo. O un angelo caduto. L'ho letto un sacco di volte, l'ho anche scritto, mi pare. A volte si crede di sentirle le ali. O magari si sentono davvero, p roprio lì, tra la schiena e le spalle, nel triangolo misterioso delle scapole. Sono strane ossa le scapole: s embrano slegate dallo scheletro, saranno tracce di un passato da pennuti? Chissà. A volte nel muoverle si alzano verso l'alto e pare di sentire un frusciare, come di seta; v iene voglia di voltarsi, ma ci si ripensa. Meglio di no. Si trova un muro contro sole o un lampione che bagna di luce la strada della notte, si chiudono gli occhi e poi piano piano, con la lentezza ipocrita dei ragazzini che scartano i regali sotto l'albero, li si riapre. Quasi sempre l'ombra ci rassicura, niente piume e penne ad impreziosire la schiena. In fondo è quello che desideriamo, ché sarebbe un bel problema andare in giro con
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