"....segue il
prana che diviene: pràna, apàna, vyàna, udàna, samàna secondo le molteplici
funzioni loro inerenti o secondo le modificazioni che subisce, come avviene per
l'oro o per l'acqua."
Samkara, Vivekacudamani 95.
Interpretare un testo tradizionale di Yoga è assai complesso. Uno dei motivi
della difficoltà nasce dal fatto che gli autori usano un “gergo
tecnico”, un linguaggio per “addetti ai lavori”, pieno di metafore, simboli e
abbreviazioni.
Questo può portare
a prendere fischi per fiaschi o, nel migliore dei casi, al non comprendere a pieno
le “valenze operative” di certi esercizi.
Il pranayama,
secondo me, è uno di questi casi.
Letteralmente prāṇāyāma, letteralmente āyāma significa sia
espandere che contenere (?) per cui, per comodità Pranayama viene tradotto con “controllo” o, in alcuni casi “sospensione”, del respiro, una specie
di ginnastica respiratoria, quindi.
Ma visto che si trova anche il termine prāṇasamyama, è possibile che si
tratti di qualcosa di diverso epià “profondo”.
Samyama è una tecnica descritta da Patañjali negli Yoga Sutra e consiste nell’utilizzare
il flusso della mente chiamato “nirodha”perottenere particolari stati
psicofisici e determinati poteri paranormali chiamati Siddhi.
E prāṇa non indica solo il
respire o l’atto del respirare, ma, anche, l’insieme di cinque “energie
sottili” che circolano nel corpo umano nelle zone collegate a cinque “Ruote di
Energia” o Cakra.
Il pranayama
sarebbe, in sostanza, una pratica alchemica. Per lo Yoga ci sono 5 tipi di
"venti" o "soffi vitali" detti appunto prana o vayu (dieci
in verità, cinque minori e cinque maggiori, e ma qui tratteremo solo dei
secondi) ognuno con proprie funzioni, ritmo e direzione.
Tutti i processi
psicofisici, dall'addormentarsi, allo starnutire, all'eccitarsi sessualmente
possono essere considerati come il prodotto dell'azione dei 5 prana.
Il
"Vento" chiamato Prana "domina" la zona che
va dal naso al cuore ed è in rapporto con la parola ,il cuore ed i polmoni.E'
caratterizzato da un ritmo alternato, una specie di doppia spirale su un piano
orizzontale facilmente sintonizzabile con il ritmo respiratorio. Una delle sue
funzioni è appunto la respirazione ed è collegato al V° cakra, il Plesso
energetico della gola.
Il secondo vento, vyana
è l'energia vitale che pervade tutto l'organismo. E'il "tipo" di
prana che circola uniformemente nei canali detti nadi. Segue i ritmi
cosmici di giorno e la sonnolenza e il risveglio possono essere considerati sue
funzioni. Si espande e si ritrae ritmicamente ed è collegabile al IV° cakra, il
Plesso cardiaco.
Samana domina invece la parte del corpo che va dal
cuore al plesso solare e riguarda il nutrimento e l'assorbimento del cibo, la
secrezione è una delle sue funzioni. Si potrebbe visualizzare come un movimento
su un piano orizzontale, dall'esterno all'interno e viceversa. E' collegato
allo stomaco e al III cakra, il Plesso dell'Ombelico.
Apana è il prana dell'intestino. La sua funzione è
la escrezione. E' visualizzabile come un movimento verticale discendente ,
dall'alto verso al basso ed è legato al I cakra.
E , sotto forma di kandarpa vayu (o vento del desiderio) al II cakra.
Udanai nfine si trova tra il naso e la fontanella (sesto cakra) ed è in rapporto con il naso, gli occhi e il cervello.
Udana visualizzabile come un movimento verticale
verso l'alto, è l'energia che porta l'anima fuori dal corpo durante il samadhi
e dopo la morte, ed è responsabile del movimento degli occhi verso il centro
della fronte chiamato Shambavi mudra.
Il movimento
ascendente di udana, con la pratica dello Hatha Yoga, può coinvolgere tutti gli
altri soffi vitali trasformando tutte le aree vitali del corpo . Questo
processo in alchimia è definito "RETTIFICAZIONE MERCURIALE" ed è
rappresentato dal cambio di direzione dal basso in alto, dei petali del Loto
che simboleggia il cakra del cuore corrispondente, secondo alcuni, alla
Realizzazione.
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