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LA DANZATRICE DEL CIELO (Tantra - la via del Sesso; parte Prima; cap. X)

PARTE PRIMA Capitolo X  -  LA DANZATRICE DEL CIELO ” Abbiamo visto ( Ha ṭ hayogapradīpikā III, 99), che la donna deve allenare i muscoli sottili della vagina, per risucchiare nel suo corpo lo sperma e i liquidi vaginali. La prima cosa che viene in mente è il pericolo di gravI ḍ ānze indesiderate, ma pare che il rischio sia pressoché inesistente. La praticante di yoga tantrico ha una sensibilità, una conoscenza dell’apparato riproduttivo e delle fasi legate alle lunazioni tali da poter decidere quando e se rimanere in cinta. La gravidanza a seguito di un rapporto sessuale tantrico è cosa estremamente rara, e il bambino (bambina) nato in quel frangente è considerato un individuo eccezionale, uno  yoginībhū , generato da una  yoginī . A seconda delle fasi lunari vengono riconosciute 16 diverse condizioni della vagina, associate ai 16 suoni vocalici dell’alfabeto sanscrito, e ai 16 petali del  cakra  della gola. Come vedremo nel  sūtra  seguente il  legame tra suono, gola

QI GONG: LA POSTURA DI BASE E GLI OTTO CANALI STRAORDINARI

Postura di base:  1) spalle rilassate, gomiti bassi. scapole che si adagiano sulla schiena  (significa che non devono mai sporgere e devi sentirle basse all'altezza delle ultime costole). 2)I glutei bassi  ( significa che le lombari e l'osso sacro devono essere rilassati verso il basso). 3) Sospendi il sincipite  ( sincipite è il punto più alto della testa, sospendere il sincipite significa che i muscoli del collo devono essere allungati e rilassati, la testa in delicato equilibrio sull'asse cervicale  prova ad allenarti tenendo un libro o un bastone in equilibrio sulla testa ) .  4)  L'addome deve essere sempre rilassato  e il Dan tien inferiore (2° Chakra) va pensato in relazione con il punto in mezzo alle scapole.  5))  Gambe rilassate  (l'idea è di di tenere qualcosa di morbido tra le cosce), con  le ginocchia morbide (ma non troppo) e la linea della rotula che non deve mai andare oltre la linea delle dita del piede.   Il centro del ginocchio deve

ADVAITA VEDANTA: LE QUATTRO DIMORE DELL'ESSERE

Alzi la mano chi non ha mai avuto sogni o visioni di vite precedente. Alzi la mano chi non ha mai pensato,una volta nella vita, di essere stato cento o mille anni fa un re, un guerriero, una maga, un brigante o una prostituta. La maggior parte di noi crede nella re-incarnazione, la possibilità dell'individuo di vivere in epoche diverse e in corpi diversi, nell'ambito di un processo evolutivo definito karma. E tutti noi crediamo che Karma e re-incarnazione siano i pilastri delle filosofie orientali. In effetti è così, ma anche no . Per il Buddismo tantrico tibetano, ad esempio, in genere non ci si reincarna, ma si RINASCE. I re-incarnati autentici sono pochini, sono quelli che, riconosciuti come tali, vengono insigniti del titolo di Tulku. Ma in tutte le filosofie orientali, se si studiano con attenzione, il discorso della re-incarnazione è un tantino è più complicato di quello che si crede comunemente. Nel continente indiano si parla ad esempio di ALAYA, un gigantes

ADVAITA VEDANTA: LO YOGA DEL VERME ED IL PROBLEMA DEL LINGUAGGIO

Sarà che non mi interessavo più dell'argomento da qualche anno. Sarà che sempre più maestri neo advaita si avventurano in Italia, ma mi pare che l'interesse verso la filosofia di Shankara negli ultimi tempi si sia risvegliato. Nei simposi, nei forum di yoga, nelle conferenze e negli stage si parla sempre più spesso di Advaita Vedanta e si discute spesso di Jnana Yoga , Karma Yoga e di differenza trai vari " Marga " o sentieri. A volte vecchi e nuovi "esperti" azzardano anche delle interpretazioni, brillanti o bizzarre delle Upanishad o della Bhagavat Gita. Mi sembra una cosa buona e giusta, però vorrei però mettere in evidenza il problema del linguaggio... Lavoro sul corpo, pratico e insegno da quarant'anni e, naturalmente, sono molto più a mio agio con articolazioni, muscoli, sistema respiratorio che con le disquisizioni filosofiche basate sui testi ( o sulle interpretazioni dei testi fatte da altri...). Però dal 1996 al 2006 ho studiato con mo

ADVAITA VEDANTA: LA LEGGE DEL CINQUE

Una parola che ho incontrato spesso nei testi indiani è  विस्मय  vismaya. Vuol dire "stupore", "meraviglia", "restare attoniti" ed è lo stato d'animo di chi comincia ad approfondire la via dello yoga. -"  vismayo yogabhūmikāḥ  "- si legge negli Shiva Sutra, ovvero lo stupore pervade il cammino [ " bhūmikā" significa "step", "parti", "terreno "] dello yoga, e devo ammettere che più pratico e studio e più provo meraviglia. L'impianto teorico dello yoga, è pazzesco: ogni gesto corrisponde ad un'energia del cosmo, ogni  asana  ad una costellazione, ogni parte del corpo ad un suono e ad un elemento della natura, ma ancora più pazzesco è scoprire che queste corrispondenze sono reali, sperimentabili, oggettive. Nei testi vedantici, ad esempio, si parla di cinque azioni fondamentali associate ai cinque elementi:  1) afferrare - Aria; 2) muoversi - Fuoco;  3) parlare - Etere; 4) defecare - Te

ADVAITA VEDANTA: IL SAMADHI

Il samadhi è strumento di conoscenza, Pensarlo come un punto d'arrivo si dice sia un errore abbastanza comune, tanto  che in alcune scuole sia visto come realizzazione. Patanjali nel libro terzo degli yoga sutra, chiarisce che il  Samadhi  è  परिणाम pariṇāma , parola che significa cambio, modificazione, alterazione. Ma cosa è il  samadhi ?  Meditiamo su un punto di luce. All'inizio si avranno tutta una serie di pensieri che riguarderanno sia il punto di luce che eventuali stimoli esterni. Poi, piano piano la mente porterà la totale attenzione sul punto di luce e si trasformerà, apparentemente , nel punto di luce. Supponiamo che questa apparente trasformazione si esprima con la visione di una specie di uovo luminoso e palpitante che emerge dall'oscurità. Se osservo l'uovo palpitante che emerge dallo spazio si tratterà di una " meditazione con seme" . Ci sarà un soggetto percepente (io che guardo) e ci sarà l'oggetto percepito (l'uovo). Ad un t

ADVAITA VEDANTA: LO YOGA SENZA SOSTEGNI (ASPARSA)

Qualche giorno fa a Cisternino, vicino all'Ashram di Babaji ho partecipato ad un incontro conferenza di Avasa, un maestro che mi è stato presentato come un illuminato advaitin, cioè di qualcuno che avrebbe realizzato la condizione di annichilimento dell'ego e di identità con l'Assoluto descritta dal filosofo indiano Shankaracharya nel Vivekacudamani . uno dei testi fondamentali dell'Advaita Vedanta. Avasa è un omino molto affascinante, dotato probabilmente di poteri psichici, ma sentendolo parlare mi sono chiesto cosa diavolo c'entri il suo lavoro con l'Advaita Vedanta. Mi è venuto in mente che forse la maggior parte delle persone non sa veramente cosa sia l'Advaita Vedanta ed allora, con l'umiltà di chi sa di non essere un illuminato e la presunzione di chi ha studiato e praticato advaita Vedanta per anni,ho deciso di mettere per scritto un po' di notizie e riflessioni. In questo secondo articolo sull'Advaita vorrei introdurre l'Asparsa