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Yoghiadi 2020 - Riflessioni sul Rapporto tra Yoga e Sport

  L’immagine che accompagna questo articolo è una illustrazione del Malla Purāṇa , “ l’antico racconto dell’atleta ”, conservato al Bhandarker Oriental Research Institute di Pune. Si tratta di una copia risalente al 1731 di un documento probabilmente antichissimo diviso in diciotto capitoli che descrivono con grande precisione la dieta, i rituali e le tecniche di allenamento degli atleti professionista dell’India antica. In Occidente il Malla Purāṇa , a quanto ne sappiamo, non è mai stato pubblicato , e le prime notizie che lo riguardano si devono a Norman E. Sjoman - uno studioso canadese laureato in sanscrito all'Università di Pune, praticante di Yoga Iyengar - che ha avuto modo di studiarlo negli anni ’90 e ne ha riportato ampi stralci in un libro pubblicato in India nel 1996, “ The Yoga Tradition of the Mysore Palace ” [1] , dove  parla delle affinità tra gli esercizi del Malla Purāṇa e lo Yoga moderno, citando il “Saluto al Sole” ed una serie di diciotto āsana (postu

LA NASCITA DELLA DEA

  “Giacché le più strette furono riempite di fuoco non mescolato, e quelle seguenti di notte, ma in esse si immette una parte di fiamma; nel mezzo di queste è la Dea che tutto governa” (Parmenide, frammento 12)     In India la Dea è ovunque. È attraverso le sue labbra che sussurriamo parole d’amore o lanciamo invettive. È con i suoi occhi che godiamo dello spettacolo del tramonto e dell’orrore delle battaglie. Ed è sua la pelle che freme al primo vento d’inverno o alla carezza dell’amante. Ogni tanto decide di presentarsi, in carne ed ossa, sul palcoscenico della creazione e, sotto i nostri sguardi attoniti, mette in scena lo spettacolo della Bellezza Pura. E allora non ce n’è per nessuno: anche il dio più potente o il demone più spaventoso, ridotti al ruolo di comparse, non possono far altro che mettersi da parte. Sono tutte per Lei le luci della ribalta, e ogni suo gesto, ogni sua parola, strappano applausi e grida di meraviglia al critico più esigente. Lei è la Vita, ma

SEX, DRUG AND YOGA

  “Una certa leggenda orientale narra di un mago ricchissimo che possedeva numerosi greggi. Quel mago era molto avaro. Egli non voleva servirsi di pastori, e neppure voleva recingere i luoghi dove le sue pecore pascolavano. Naturalmente esse si smarrivano nella foresta, cadevano nei burroni, si perdevano, ma soprattutto fuggivano, perché sapevano che il mago voleva la loro carne e la loro pelle. E a loro questo non piaceva. Infine il mago trovò un rimedio: ipnotizzò le sue pecore e cominciò a suggerire loro che erano immortali e che l’essere scuoiate non poteva fare loro alcun male, che tale trattamento, al contrario, era per esse buono e persino piacevole; poi aggiunse che egli era un buon pastore, che amava talmente il suo gregge da essere disposto a qualsiasi sacrificio nei loro riguardi; infine suggerì loro che se doveva capitare qualcosa, non poteva in ogni caso capitare in quel momento e nemmeno in quel giorno, e per conseguenza non avevano di che preoccuparsi. Dopo di che il mag

LA FILOSOFIA DELL'ONDA

  L'eleganza dello stato naturale, il  Sahaja , è la lenta spirale, verso terra, di una foglia stanca del ramo. I danzatori parlano di “presenza”. Quando c'è “presenza”, ogni gesto diventa facile. Quando “non c'è”, quando la mente non si discioglie nel corpo, si sente un che di artefatto, di meccanico, come se mancasse l'impulso vitale. Il “vero danzare” è arrendersi alla legge naturale, lo sanno bene, in Oriente. Sorridono i pescatori di  Hokusai,  trascinati dalla grande onda, più alta del monte  Fuji . Se remassero contro corrente, l'oceano spezzerebbe insieme la barca e l'illusione dell'agire. Se, per la fretta del coraggio o l'esitazione della paura, si lasciassero andare alla forza dell'onda nel momento sbagliato, si schianterebbero, di certo, sulla scogliera. Il loro gesto è perfetto. Danzano insieme al mare: giusta intensità, giusto ritmo, giusta direzione. L'onda esce dalle acque come un drago innamorato dell'alba. Si ferma, un istan

EVANESCENZA

Una mattina, nel 1560, Oda Nobunaga era in mezzo alle sue truppe, duemila guerrieri, esausti dopo anni di battaglie. L'esercito di Yoshimoto, il suo rivale, contava 25.000 uomini, truppe fresche e meglio armate C’era un forte te m porale. Doveva decidere che fare, Nobunaga: ritirarsi o farsi uccidere in ba ttagli a da l su o avversario , Imagaw a Yoshimoto che attende la fine d e l te m porale per sferrare l’attacco finale. Che fa Oda? Indossa un costume antico e comincia a dan z are e recitare un brano di Teatro Noh: " A tsumori" -          " La vita dell'uomo non dura che cinquant’anni. E' un sogno effimero paragonata all'eternità. Una volta nato chi può evitare di sparire per sempre?"- Finita la rappresentazione, Oda prende una tazza di riso. È felice come un bambino. Salta a cavallo e corre incontro al nemico A metà strada lo raggiungono cento cavalieri, poi cinquecento, alla fine