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IL SATSANG DEL GIOVEDÌ - YOGA E ALCHIMIA



Ieri sera, nel consueto "Satsang del Giovedì" insieme a  Nunzio Lopizzo, Gabriele Gailli e Antonio Favuzzi, abbiamo parlato del "Terzo Occhio", la discussione si è allargata al rapporto tra Alchimia, Astrologia e Yoga e sono venuti fuori, secondo me,  spunti per riflessioni assai interessanti che, nei prossimi incontri mi piacerebbe trattare in modo  specifico.

Come sempre chiunque abbia voglia e tempo di esprimere le proprie idee in proposito è più che bene accetto.

Nella speranza di accendere una discussione in proposito ho buttato giù un po' di riflessioni sull'alchimia.

Un sorriso, 
P.


IL PAVONE





Il pavone è presente come simbolo nell'induismo, nel taoismo,nel buddismo zen e nell'alchimia occidentale.


Scrive un alchimista del '500,Gerhard Dorn
Questo uccello vola durante la notte senza ali. Alla prima rugiada del cielo, dopo un ininterrotto processo di cottura, ascendendo e discendendo, dapprima prende la forma di una testa di corvo, poi di una coda di pavone; le sue piume diventano bianchissime e profumate, e finalmente diviene rosso fuoco, mostrando il suo carattere focoso "

Il pavone rappresenta i mille colori che appaiono ad un certo punto della pratica.
si tratta di una delle fasi che l'alchimista incontra nella ricerca della pietra filosofale.

Nell'alchimia se ne individuano 5 simboleggiate da 5 animali (dalla gallina alla fenice) .

Il pavone è la fase dei colori.
Alcuni lo identificano con un samādhi savikalpa.
Gli oggetti esterni ci paiono essere più luminosi, i colori più vivi, le piante sembrano crescere più velocemente e sembra che crescano per noi.
Accade di pensare ad un animale o ad una persona ed ecco che compaiono.
I testi sacri ci sembrano improvvisamente chiari (e lo sono!) e si indovinano tracce e coincidenze che agli altri sembrano oscure.

Chiudendo gli occhi figure meravigliose e coloratissime compaiono nella nostra mente e visualizzando una dea o una figura mitica essa appare come fosse reale.
Il pavone rappresenta una fase "caleidoscopica" della pratica, è la meraviglia del mondo creato dalla Dea che si palesa davanti ai nostri occhi.
Tutto è meraviglioso e si ha l'idea di aver compreso in un istante tutto ciò che c'è da comprendere.
Questi stati a volte sono temporanei.
Può accadere che non tornino neppure più e ne resti solo il ricordo.
Da alcuni il ricordo è conservato come un segreto tesoro, da altri è trasformato in una sorta di nevrosi da "paradiso perduto" e la vita si trasforma in un'accanita ricerca di quello stato di beatitudine.
Lo stato del pavone può presentarsi più volte e può stabilizzarsi, cosa considerata dai taoisti, dagli alchimisti, dai ricercatori in genere un grave pericolo, la "grande acqua da attraversare" delle sentenze dell' I'CHING.
La vera luce è bianca, le mille luci colorate sono anch'esse un'illusione di maya.
Il praticante che incontra il pavone e non è preparato ad affrontarlo ,soprattutto nel caso in cui lo stato dei mille colori si presenti più volte e diventi stabile, può facilmente credere di essere uno spirito eletto,un grande guerriero, un dio.

"Indra può facilmente credere di essere il Brahman" (vedi Viṣṇu Purāṇa).

Dicono sia difficilissimo uscire illesi da questo stato.
Succede infatti che ciò che nasce nella mente prenda vita all'esterno (che sia apparenza fenomenica od illusione fa lo stesso), succede che compaiano alcuni siddhi o poteri.
Potere è la parola chiave di questo stato.
Se nella fase precedente, quella in cui lo psichico comincia a manifestarsi nel fisico, la parola chiave (per alcuni il nemico) è la paura , adesso può accadere di imbattersi nel potere.
Si dice molti di coloro che vengono reputati maestri spirituali e realizzati non siano mai andati oltre questo stato, lo stato del "pavone"degli alchimisti e dei taoisti.

Ci sono quattro tipi di silenzio, corrispondenti a quattro progressive realizzazioni:

il silenzio della calma della mente.
il silenzio della quiete della mente.
il silenzio della pace della mente.
il silenzio del vuoto.

Lo stato del Pavone è Fragore.

LA GALLINA





La figura che simboleggia l'intera opera alchemica è la gallina che cova.
cova 5 uova.
Le cinque uova sono le cinque trasformazioni o realizzazioni danno vita a 5 animali:

il corvo,
il cigno,
il basilisco,
il pellicano,
la fenice.

Il corvo è la prima fase, il nigredo:
l'alchimista muore al mondo.
La seconda fase è albedo ed è rappresentata dal cigno:
finisce la fase di purificazione e ci si accinge ad unire il principio maschile ed il principio femminile.
L'unione tra attivo e ricettivo, tra maschile e femminile è rappresentata dal basilisco.
metà uccello e metà serpente.

Portata a termine l'unione dei due subentra la quarta fase rappresentata dal pellicano, che si squarcia il petto per cibare i propri figli col sangue:
è detta fase della moltiplicazione.
La materia prima trasmutata dal facitore d'opera viene moltiplicata a volontà.

Il compimento dell'opera è simboleggiato dalla fenice, l'uccello mitico che rinasce dalle proprie ceneri.
il pavone, o la sua coda possono apparire prima o dopo la fase detta albedo.

Per sviscerare altri simboli: l giorno è  rappresentato dal gallo e la notte dalla civetta.

Il gallo con il torso d'uomo e due code di serpente è invece Abraxas, il Dio degli gnostici.
Se ci vogliamo soffermare sulle singole fasi diciamo che la Gallina è colei che "cova" e
il covare è un fornire, delicatamente energia sotto forma di calore.
Il primo uovo a schiudersi è il corvo, l'opera al nero, la fase di purificazione.





Ovviamente il lavoro dll'alchimista è con crogiolo, fuoco, elementi chimici, e l'opera al nero si chiama così perchè la "terra" usata inizialmente (e che dà il nome all'Alchimia) era la terra nera di una particolare zona dell'Egitto. La fase del Corvo, o Nigredo, e quello che alcuni praticanti di Yoga definiscono "Evacuazione".
e avviene (può avvenire) prima e dopo ogni esperienza che possiamo definire di rottura dei livelli dell'io (samadhi, satori....).
Man mano che procede il percorso verso una percezione pèiù sottile della realtà si possono ripetere più volte sia le fasi di  Evacuazione, sia le fasi del Pavone.
Nella fase del Corvo  corpo e mente cominciano a depurarsi.
L'evacuazione può essere un'esperienza terribile durante la quale molti aspiranti, se ben istruiti, cercano la solitudine e talvolta vanno in luoghi selvaggi evitando il contatto con altri e si esprime attraverso una serie di fenomeni e  processi fisici diversi per intensità da persona a persona:
Alcuni sono colpiti dalla diarrea, dal vomito, altri dall'emissione continua di sperma e sangue,altri ancora dall'incapacità di controllare la parola e gli istinti sessuali, dall'improvvisa conoscenza di lingue sconosciute, da fenomeni assimilabili al poltergeist.
Non ci sono regole fisse.
In alcuni gli effetti sono leggerissimi.
In altri sono molti e potenti.
Superata la fase di evacuazione e sopraggiunta, ad esempio, la calma della mente, si avverte una sensazione di pienezza:
è ciò che alcuni chiamano illuminazione, ma si tratta spesso di una , chiamiamola così, realizzazione parziale.

Rispetto allo stato precedente, alla confusione ed al dolore esperiti nella fase del Corvo, si tratta di uno stato eccezionale, collegato ad un miglior uso, della macchina corpo e della macchina mente.
In questo stato è facile credersi Buddha o Shiva o un bodhisattva o comunque un predestinato, e in qualche modo lo siamo, la realizzazione c'è stata e lo stato di beatitudine, quando non è stabilizzato, può ripetersi più e più volte: è  questo lo stato del Pavone.
Nel ripetersi di quel particolare stato che il realizzato parziale crede di vedere delle conferme al suo essere illuminato.
Crede con tutto il suo essere e in tutta sincerità di essere illuminato.
Ma è una beffa degli dei.
Quando uno stato di coscienza si è stabilizzato non si ha quasi più ricordo dello stato precedente,
l'eccezionale si fa   normale,  quotidiano.
Non si noterà più la maggior luminosità dei colori  o la sensazione che suoni e colori partano insieme dal centro del corpo della fase del Pavone, perché quella diviene, per noi, la realtà ordinaria.
Se entri in una stanza buia e accendi improvvisamente la luce, vedrai sedie e tavolo e mobili e quadri che prima non vedevi.
Magari immaginavi che vi fossero senza poterli vedere, con forme e colori diverse da quelli che hanno adesso.
Una volta che li hai visti anche se spegnerai di nuovo la luce conserverai il ricordo del reale.
Nella tua mente non vi sarà più la forma-colore irreale dei mobili su cui fantasticavi quando eri immerso nella oscurità.
Le esplosioni  (o realizzazioni) sono un progressivo svelarsi, un togliersi dei veli e lasciarli volare in alto spinti dal vento della vita.
Se la via è giusta non si perderà tempo a cercare di riafferrare un velo per rimetterselo addosso.
Si imparerà magari a "chiudere" e ad "aprire" certe porte per non rendersi "riconoscibili" .


HATHA YOGA E ALCHIMIA

Fase preliminare: la gallina
accingendosi ad assumere la posizione seduta il praticante esperto metterà in atto, talvolta inconsapevolmente una specie di rituale  per ottenere il giusto atteggiamento fisico ed interiore.
Addolcendo la respirazione assumerà una delle posizioni di meditazione (per esempio svastikasana, siddhasana, ardhapadmasana, padmasana o la posizione in ginocchio detta Seiza con i piedi in contatto e le ginocchia separate dalla distanza corrispondente ad un paio di pugni o di palmi aperti ).
Quindi , per allegerire il peso sulle articolazioni delle gambe e sulla zona lombare, porterà il peso in avanti fino a sollevare leggermente la zona del sacro.
Inspirando allungherà la nuca e tirerà leggermente in alto i muscoli dell'ano con il risultato di gonfiare il perineo.
a questo punto scenderà delicatamente , mantenendo la colonna in diagonale, con il bacino sui talloni (seiza) o per terra e/ o il perineo sul tallone sinistro (siddhasana) .
quindi stenderà la colonna portandola perpendicolare al suolo.
L'atteggiamento è quello della GALLINA che si predispone a covare l'uovo sia fisicamente (rigonfiamento del perineo) che psicologicamente (predisposizione all'ascolto).



fase 1: il corvo-nigredo.
Il praticante comincia a cercare di rallentare e sospendere il dialogo interiore.
man mano che la meidtazione si fa più profonda emergono contenuti psichici sempre più profondi e nascosti.
comincia una vera e propria lotta: è assai difficile lasciar passare contenuti legati all'emotività.
Soprattutto perchè i contrasti legati alla mente emotiva (diciamo manipura cakra e la zona che va dal plesso solare all'ombelico) ed inseminati dalla mente manasica (diciamo zona del petto e gola) "precipitano" nel Vishuddha cakra (zona degli inferi, sotto l'ombelico) manifestandosi sotto forma di tensioni muscolari, crampi, rigidità articolari.
"Lavorando" con pazienza e dolcezza il praticante può sciogliere questi nodi fisici provocando, talvolta, reazioni legate ai sistemi simpatico e parasimpatico.
Possono insorgere tremori, movimenti peristaltici,sensazioni di soffocamento e mancanza di respiro, tachicardia ed altri fenomeni che possonodistrarre il meditante.
Quando finalmente le tensioni sembrano essersi sciolte può accadere che il praticante non si riconosca più.
Tensioni muscolare o psichiche accumulate nel tempo finiscono per diventare parte integrante della personalità dell'individuo.
C'è una identificazione con le proprie "tensioni".
Assenza di tensioni può essere interpretata come assenza di forza, di energia,di "presenza".
Sopravviene la paura.
Gli attacchi di panico e lo scatenamento di stati nevrotici dovuti a questa sensazione di "vuoto" sono meno infrequenti di quanto si possa immaginare:
é la fase del corvo.


fase 2: il cigno-albedo.

Superata la notte buia del corvo la mente sembra pacificata.
Si sperimenta  la piacevole sensazione del dopo malattia, quando comincia la convalescenza.
Il corpo è in uno stato di dolce torpore.
Liberati dalle tensioni si cominciano ad avvertire con chiarezza delle energie sottili di cui ignoravamo l'esistenza.
Una luminescenza bianca sembra scaturire, ad occhi chiusi, dal centro della fronte, come una leggera febbre fredda.
Il rilassamento del muscoli della faccia e della testa porta ad avvertire le energie del cranio.
Capita di avere la percezione, precisa, del Cakra della corona, detto "Nirvāṇa Cakra" o cakra dai 100 petali: è il luogo, per lo yoga, dell'oceano di latte.
La sensazione è di grande quiete.
Un praticante può arrivare a questo stadio e rimanerci per sempre, immaginando magari di essere un realizzato o comunque un essere speciale.
Questa è la fase contro cui Milarepa metteva in guardia parlando di "Stagno di Samatā"
Sopra nirvana cakra si erge il grande Cigno bianco , l'oca cosmica l'haṃsa, ma in realtà il praticante può vederne solo le zampe;


è questa la fase in cui si sofferma la maggior parte dei praticanti, ignorando che si è solo a metà dell'opera e grande è il rischio di ricadere, di aderire nuovamente e pienamente al manifestato .


fase 3: il basilisco



Il Basilisco, o piccolo re, è il drago alchemico.
Il suo sguardo incenerisce , il suo alito avvelena.
Ha la testa di Gallo (il gallo è simbolo della luce solare ad indicare la sua luminosità), il corpo e le ali di drago (ad indicare la sua capacità di volare ovvero ascendere) e la coda di serpente.
Il Basilisco (che talvolta prende il posto del Pavone che per alcune scuole viene considerato  " l'animale intermedio, che può sorgere dopo qualsiasi delle fasi delle grande opera) è la rappresentazione della kuṇḍalinī.
il meditante dopo aver portato in quiete la mente ed il corpo può , spontaneamente o con tecniche specifiche, risvegliare il Potere del Serpente.

Se la fase del Corvo si accompagna alla Paura (primo pericolo per il praticante) la fase del Basilisco si accompagna al Potere (secondo pericolo).
Il serpente viene risvegliato nel perineo (l'uovo) alla base dell'osso sacro (filum terminale del midollo spinale) e viene avvertito come un onda di calore od energia che si muove in senso antiorario nella zona del perineo
Nello yoga delle energie questa sensazione è detta kuṇḍalinī rotonda.

Quando si parla di serpente si parla di una sensazione fisica, reale, fenomenica.
La risalita di kuṇḍalinī viene spesso percepita come una fascia ai due lati della colonna, larga un palmo che viene sollevata e riscaldata da un energia percepita come elettricità, calore o onda tellurica e si accompagna spesso allo sviluppo o ricordo di poteri psichici, a fenomeni di poltergeist o mutamenti della personalità, all'acquisizione di talenti insospettati.


La voglia di utilizzare poteri che non gli appartengono, modificando l'ordine naturale, può condurre il praticante alla follia ed alla morte.

fase 4 : il pavone.
Del pavone si è già parlato, è collegato alla fase del basilisco, può però emergere in ogni fase della grande opera.
Lo si può considerare talvolta come un segno, una conferma alla validità della pratica, ma è assai difficile staccarsi dalle piacevolezze delle "luci colorate" dei "suoni meravigliosi", della "consapevolezza di essere un Dio o un grande saggio o la reincarnazione di un grande guerriero.
Tutto l'universo sembra volersi piegare ai nostri voleri.
in un certo senso, a quel piano di coscienza, ciò è vero, ma guai a crederci!.


fase 5: il pellicano.

La leggenda vuole che il pellicano si squarci il petto per cibare, con il proprio sangue, i figli.
è un auto sacrificio.
Il praticante che ha esperito la quiete del Cigno ed il Potere del Basilisco comprende che deve completare l'Opera.
Fa  quindi ridiscendere kuṇḍalinī al Cuore.
Si squarcia il petto per cercare, nel profondo del suo cuore la sua vera essenza auto-luminosa e omni-pervadente.
Il potere del basilisco è legato all'energia (tapas?) del jīva, o anima individuata.
Qualunque siano le conferme ed i riconoscimenti ottenuti il praticante sa che deve rinunciare definitivamente.
Si annulla come individuo e scompare nell'infinitamente piccolo ed infinitamente grande.
Muore definitivamente a sé ed al mondo.


fase 6: la fenice.



La grande opera si è compiuta.
Rubedo.


Di seguito alcune citazioni che potrebbero far supporre l'identità delle tecniche operative occidentali (Alchimia) ed orientali (Yoga)



"Platone allude a quei miti orfici, secondo cui Dioniso viene sbranato dai Titani e risuscitato da Apollo.per questo afferma:"raccogliersi e racchiudersi in se stessi" ossia passare dalla vita titanica a quella unitaria.Anche Core viene portata nell'ade,però viene ricondotta alla luce da Demetra,per abitare dov'era prima"
Olimpiodoro



"Raggiunsi il limite della morte.
varcata la soglia di Proserpina fui condotto attraverso tutti gli elementi e poi feci ritorno.
Nel mezzo della notte vidi un sole irradiante di splendida luce.Mi presentai al cospetto degli dei superni e di quelli inferi e da vicino li adorai" 
Apuleio



"Però conosco un rito di Orfeo molto efficace,per cui il fuoco sale spontaneamente verso la testa e brucia da sotto il figlio monocolo della terra"
Euripide.




"Nell'ambito della magia spirituale non c'è niente di più efficace degli Inni di Orfeo, se si eseguono con il concorso di musica adatta, di un'opportuna disposizione dell'animo e delle altre circostanze ben note al saggio"
Pico della Mirandola.





"E così Asclepio, l'uomo è un magnum miraculum, un essere degno di reverenza e di onore.
Poichè egli perviene alla natura di divina come se fosse egli stesso un Dio; ha familiarità con la razza degli Dei sapendo di condividere con essi l'origine;
disprezza quella parte della sua natura che è soltanto umana perchè ha riposto la sua speranza nella divinità dell'altra parte di sé"
Ermete Trismegisto.



"la vita di Dioniso è il gioco e il piacere è il gioco dello specchio di Dioniso.
Perciò dicono che Efesto fece uno specchio per Dioniso e che il Dio, guardandovi dentro e contemplando la propria immagine, si gettò nella molteplicità
Proclo

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