教外別傳
不立文字
直指人心)
見性成佛
"Una via al di là alle scritture.
Al di là dalle parole e dalle lettere.
Una via che punta dritta al cuore dell'uomo. Che riconosce la propria natura si fa Buddha"
Quattro sacri versi di Bodhidharma (達磨四聖句)
Bodhidharma (DA MO) è il "PRIMO PATRIARCA DELLO ZEN", il monaco indiano (o persiano secondo alcuni) che ha introdotto il buddhismo in Cina.
Bodhidharma è uno yogacharya, un maestro di Yoga tantrico, ma è anche, secondo la leggenda, il fondatore dell' Arte marziale del tempio di Shàolin, lo Shàolínquán.
A noi può sembrare strano uno Yogin buddista che insegna a fare la guerra, eppure le arti marziali che chiamiamo Kung Fu, Karate, Kendo e via discorrendo hanno tutte a che fare con lo Yoga.
Il primo patriarca creò un esercizio chiamato "MANI DI BUDDHA", o "dodici posizioni di DA MO", una sequenza di movimenti, coordinati con il respiro, semplice semplice, che sviluppa una energia incredibile.
I suoi successori fecero di "meglio".
L'ottavo patriarca zen, Vajrabodhi, era un Brahmino, ed era buddhista.
Il suo nome vuol dire “la conoscenza del diamante”.
Più o meno nel 700 arrivò in Cina, dove istruì al tantrismo un giovane, mezzo indiano e mezzo persiano, Amoghavajra.
Insieme si misero a insegnare Yoga, a costruire templi e a tradurre, in cinese i testi sacri.
Tradussero anche il Tattvasaṃgraha Tantra (in tibetano de kho na nyid bsdus pa) un manuale dell'arte dello Yoga scritto credo, in sāṃdhyābhāṣā, la poetica quanto incomprensibile lingua del crepuscolo.
Più o meno nel 700 arrivò in Cina, dove istruì al tantrismo un giovane, mezzo indiano e mezzo persiano, Amoghavajra.
Insieme si misero a insegnare Yoga, a costruire templi e a tradurre, in cinese i testi sacri.
Tradussero anche il Tattvasaṃgraha Tantra (in tibetano de kho na nyid bsdus pa) un manuale dell'arte dello Yoga scritto credo, in sāṃdhyābhāṣā, la poetica quanto incomprensibile lingua del crepuscolo.
"Tattvasaṃgraha Tantra" è il “Libro dei Libri” dello Yoga tantrico.
Uno dei loro allievi, Kukai detto Kobo Daishi, portò il tantrismo in Giappone e lo chiamò Mikkyo o "dottrina segreta".
Nel tempio Shingon dove Kukai insegnava i mantra i maṇḍala, le mudrā accorsero i figli dell'aristocrazia guerriera, donne e uomini, affascinati dalla filosofia che veniva dall'India, dai suoi rituali colorati, da quei suoni misteriosi che chiamavano le divinità e dai mokushin kanshitsu, le statue di legno e lacca fatte costruire per dare forma agli insegnamenti.
Per almeno cinquecento anni le tecniche e i simboli del MiKKYO influenzarono la danza, la pittura e le ARTI MARZIALI dell'Impero del "Sole nascente".
Le tecniche dello SHINGON (che vuol dire Mantra in giapponese) si mescolarono all'arte dei suoni shintoista, il Koto dama dando vita all'ARTE DEI SAMURAI e alle pratiche del BUDDISMO ZEN, come le conosciamo ai nostri giorni.
Nel tempio Shingon dove Kukai insegnava i mantra i maṇḍala, le mudrā accorsero i figli dell'aristocrazia guerriera, donne e uomini, affascinati dalla filosofia che veniva dall'India, dai suoi rituali colorati, da quei suoni misteriosi che chiamavano le divinità e dai mokushin kanshitsu, le statue di legno e lacca fatte costruire per dare forma agli insegnamenti.
Per almeno cinquecento anni le tecniche e i simboli del MiKKYO influenzarono la danza, la pittura e le ARTI MARZIALI dell'Impero del "Sole nascente".
Le tecniche dello SHINGON (che vuol dire Mantra in giapponese) si mescolarono all'arte dei suoni shintoista, il Koto dama dando vita all'ARTE DEI SAMURAI e alle pratiche del BUDDISMO ZEN, come le conosciamo ai nostri giorni.
Non è che ci assomigliano.
Non è che " CERTO L'UOMO E' SEMPRE QUELLO, OVVIO CHE LE TECNICHE SIANO UGUALI....".
Seguendo le tracce dei monaci buddisti e del "Compendio dei Proncipi" (questa è la traduzione letterale di Tattvasamgraha) si scopre che c'è una trasmissione diretta di teorie e tecniche.
ma la storia di Kukai e del monastero di Shingon è interessante anche per un altro motivo.
I testi che i "PATRIARCHI C'HAN" portarono in Cina, erano scritti in Sandhya Bashya, la "lingua del crepuscolo", un codice comprensibile solo agli iniziati.
Quando Kukai li tradusse in giapponese "li mise in chiaro" e questo rende,
gli insegnamenti del Mikkyo (buddismo esoterico) delle tracce dell'originale insegnamento tantrico più attendibili di tante traduzioni e interpretazioni occidentali.
Ce ne possiamo fare un'idea applicando il "lavoro sulle mani", e sulla circolazione energetica che i giapponesi ed i cinesi definiscono tecniche del KI o Qi Gong, alle mudra e agli asana: gli effetti sono immediati.
I testi che i "PATRIARCHI C'HAN" portarono in Cina, erano scritti in Sandhya Bashya, la "lingua del crepuscolo", un codice comprensibile solo agli iniziati.
Quando Kukai li tradusse in giapponese "li mise in chiaro" e questo rende,
gli insegnamenti del Mikkyo (buddismo esoterico) delle tracce dell'originale insegnamento tantrico più attendibili di tante traduzioni e interpretazioni occidentali.
Ce ne possiamo fare un'idea applicando il "lavoro sulle mani", e sulla circolazione energetica che i giapponesi ed i cinesi definiscono tecniche del KI o Qi Gong, alle mudra e agli asana: gli effetti sono immediati.
Basta provare ad assumere una qualsiasi mudra dopo aver praticato l'esercizio detto "Zheng Li" o percezione delle forze contrapposte, o praticare la "Grande Circolazione Celeste", ad esempio, in Trikonasana.
La pratica della percezione del Ki che proviene dal Mikkyo è assai semplice:
Ogni mano rappresenta un emisfero celebrale.
La destra (emisfero celebrale di sinistra) è HA (Hara...Energie solari), la sinistra è THA (energie lunari).
In pratica HATHA potrebbe essere tradotto con YANG/YIN.
Ogni dito rappresenta un elemento:
Il pollice di entrambe le mani è lo SPAZIO e, dando vita a tutti gli altri elementi) è NEUTRO.
L'indice destro (ARIA), è positivo (HA....YANG).
Il sinistro è negativo (THA....YIN) e così via.
Considerando che il pollice assume l'energia complementare al dito con cui viene in contatto ecco che i percorsi delle energie sottili nelle mudra diventano facilmente comprensibili e, di conseguenza, più percepibili.
In occidente l'unicO che si è interessata al Tattvasaṃgraha Tantra (il libro dei libri dello Yogachara) credo sia stato Giuseppe Tucci.
E mi sembra una cosa assai strana.
Ne ho lette poche pagine di quel librone, tra l'altro in una traduzione dubbia ma mi pare un testo straordinario.
Una cosa interessante è che non fa nessuna differenza tra simboli buddisti, taoisti, induisti o cristiani....
Sembra quasi che lo Yoga, per gli antichi monaci buddisti fosse al di là di tutte le differenze dottrinali e culturali....
Commenti
Posta un commento