Fine dicembre. Come ogni anno, per un quarto d’ora mi dedicherò ai fantasmi. No, per carità, niente lenzuola, catene o grida soffocate. I fantasmi che rendo vivi, per quindici minuti all’anno, sono le facce, i colori, gli oggetti che ho nascosto nel cuore e nella mente nei mesi passati. Chiudo gli occhi e visualizzo un calendario, di quelli a strappo, con i giorni trascorsi che volano via, ad uno ad uno. Come le foglie mosse dal vento. Scelgo una data e lascio che la faccia o il colore o l’oggetto escano fuori, se vogliono, dal baule dei ricordi. A volte è un gioco divertente. Altre ti trovi inzuppato di malinconia. Ma sempre scopri di te qualcosa che non sai o che non vuoi sapere. Chiudo gli occhi e scelgo il giorno: 28 dicembre 2013 e poi , ad uno ad uno, senza fretta, strappo i foglietti, bianchi con le date in rosso. Eccoci…28 dicembre 2014. Faccio silenzio. E buio. Sono tre i fantasmi di quest’anno. Il primo ha la forma di un sasso, una roccia aguzza che sembra una montagna,
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