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LE MILLE TRADUZIONI DELLA BHAGAVADGĪTĀ E I FILTRI COGNITIVI – CONFESSIONI DI UNO HAṬḤAYOGIN IGNORANTE N.2.

  Il mio ultimo post sul sanscrito – “ Confessioni di uno Haṭḥayogin ignorante” – ha suscitato un acceso dibattito, e visto che confronti e condivisioni, secondo me, per un ricercatore sono indispensabili stimoli, ho pensato di scriverne la seconda parte. Tanto per chiarire la mia intenzione non è certo quella di insegnare il sanscrito ai sanscritisti: sarebbe come rubare in casa dei ladri! È come se un illustre linguista venisse ad insegnare bandha e mudr ā ai miei allievi quasi tutti istruttori e praticanti esperti: sarebbe ridicolo!  Esattamente come sarei ridicolo io se volessi insegnare le regole del sandhi ad un gruppo di eruditi sanscritisti. I miei sono semplici tentativi di collegare due ambiti che, nonostante l’apparente vicinanza, mi pare che, a volte, facciano fatica a comunicare tra loro. Le difficoltà di comunicazione – ribadisco che è una mia opinione e non un fatto acclarato – secondo me dipendono da quelli che ai miei tempi venivano chiamati “filtri cogni

IL SANSCRITO E LE IRRITANTI ASSURDITÀ DEL SANDHI – CONFESSIONI DI UNO HAṬḤAYOGIN IGNORANTE

Le traduzioni, ad opera degli eruditi, dei manuali di  Haṭḥayoga   mi hanno sempre fatto storcere il naso: Versi di quattro parole vengono resi, a volte, con lunghissime perifrasi ad effetto, e indicazioni eminentemente pratiche vengono, a volte,  interpretate alla luce della Teosofia, della filosofia tedesca del XIX secolo o della Gnosi ellenistica. faccio un esempio al volo, con un verso degli " Śiva Sūtra  di  Vasugupta  con il commento di Kṣemarāja"  tradotti da Raffaele Torella, docente di sanscrito della Sapienza di Roma (edizioni Adelphi);   2.1 -  Cittaṃ mantraḥ   Per uno haṭḥayogin  il verso è estremamente chiaro: " il mantra è citta ". Non c'è bisogno di aggiungere altro perché si tratta di termini tecnici.  Cosa scrive Raffaele Torella, traducendo, immagino,  Kṣemarāja ? "1. Il mantra è coscienza. Coscienza - ovvero ciò per mezzo di cui è percepita [...], è attinta, riflessivamente [...] la suprema realtà -, diretta es