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Lo Yoga è un'Arte

  Lo Yoga è un'Arte. Come la Poesia, la Scultura, la Musica. Lo Yoga è Danza ed è sempre rappresentazione, della Vita (la Dea) e dell'Essere. La Danza si basa sulla comprensione di Tempo, Ritmo e Melodia. Il Tempo stabilisce la durata della "rappresentazione": ogni  ā sana , ogni sequenza hanno un inizio, una fine e una storia da narrare. Il Ritmo rappresenta il numero dei singoli eventi: i gesti sono come amanti che si rincorrono, si abbracciano, si lasciano e si ritrovano. La Melodia, infine, sono le emozioni che nascono dai gesti e da cui i gesti insorgono. Un   ā sana  che non suscita emozioni non è Yoga, perché è solo dalle emozione che può nascere  तपस्  Tapas , l'Ardore. Nell'Universo tutto è vibrazione. Anche Tempo, Ritmo, Melodia sono  vibrazioni e se noi ne percepiamo la diversità dipende dal pensiero, dai sensi e dalle emozioni.  Il fluire del tempo si percepisce con la mente, è un calcolo matematico, l'azione volontaria di chi segna il confine

Yoga, Tabacco e Venere

  Riflettevo sul fatto che tra gli yogi occidentali si discute - e si litiga - molto sulle abitudini alimentari e sui costumi sessuali di guru e maestri, ma non si parla quasi mai del fatto che moltissimi yogi e monaci sia hindu sia buddhisti, si fumavano - e si fumano - "anche la moquette". Nisargadatta ad esempio era un accanito fumatore di Beedi ed è morto di cancro alla gola. Ramakrishna fumava sia tabacco sia canapa, ed è morto a poco più di 50 anni anche lui di cancro alla gola. Vivekananda, discepolo di Ramakrishna, oltre ad essere convintamente carnivoro - come quasi tutti i bengalesi - fumava sia la pipa sia il chiloom ed è morto a 39 anni a causa di problemi circolatori. Anche se negli ashram e nelle cliniche ayurvediche aperte agli occidentali, è vietato l'uso di sostanze intossicanti, è facile dimostrare che il numero di yogi, monaci e sadhu, più o meno famosi, dipendenti da cannabis e nicotina sia altissimo. Senza contare l'uso generalizzato del Bhang,

Yogananda e le Sisters of Love

Quando nel 1996, pochi giorni prima del suo centesimo compleanno Lorna Erskine, si abbandonò al sonno della morte, Ben, il figlio, decise di rivelare al mondo il suo segreto: Yogananda, il casto e puro guru, era suo padre . Ne uscì fuori una terribile, e molto poco yogica, battaglia legale a colpi di foto e rivelazioni pruriginose tra la Self Realization Fellowship, la potente associazione fondata dal maestro, e gli eredi di Lorna (che chiedevano un sacco di soldi...).     Ad un certo punto vennero fuori altri tre o quattro presunti figli di discepole americane, tutti di pelle scura e assai somiglianti al Guru, e cominciò a girare  una storia, confermata da alcuni fuoriusciti dalla Self Realization Fellowship (e quindi...interessati) riguardante un gruppo di "Sisters of Love", giovani e belle discepole che avrebbero diviso con Yogananda il terzo piano del primo centro californiano della S.R.F.;  Alla fine, dopo sette anni di inchieste, denunce e querele, i risultati del DNA d

MIlarepa e i Benefici della Carne e della Birra

  Dopo aver scritto di Sai Baba di Shirdi e dei suoi chiloom di erba, sono andato a cercare alcune vecchie discussioni su un forum di Yoga che moderavo una decina di anni fa, ed ho trovato una serie di accese - e divertenti - discussioni sul buddhismo e sulle abitudini sessuali e alimentari dei monaci buddisti. mi sono riletto "Vita di Milarepa". e mi sono segnato alcune "perle" sulle quale, secondo me, un aspirante yogin farebbe bene a riflettere. L'edizione che ho è quella di Adelphi, a cura di Jacques Bacot. Pg. 161: " Così detto  [Peta, la sorella di Milarepa]  mi diede il cibo e la birra. Mangiai e bevvi e immediatamente la mia intelligenza si rischiarò. Quella sera la mia devozione ne trasse molto vantaggio ." Pgg. 162-163: " Qualche giorno dopo Dresse venne a trovarmi insieme a Peta, portandomi carne, burro rancido, tsampa e molta birra  [...]  Se ne andarono e io mangiai i buoni cibi che avevano portato [...] l e mie vene  [nadi],  per via

La Spirale Aurea e la Spirale di Latta

  La serie di Fibonacci e la proporzione aurea mi hanno sempre affascinato, e, fino a poco tempo fa, le consideravo prove provate della capacità della mente umana di comprendere le leggi universali. La serie Fibonacci è quella sequenza in cui , a parte il primo, ogni numero è la somma dei due precedenti: 1,1,2,3,5,8,13,21,34, 55, 89…. Se assembliamo una serie di quadrati che hanno per lati i numeri di Fibonacci viene fuori una meravigliosa spirale, detta “Spirale Aurea”, uguale uguale per forma e proporzioni, alle conchiglie di un mollusco chiamato “Nautilus” La spirale aurea è caratterizzata dalla cosiddetta proporzione aurea ovvero:  (a+b):a=a:b=1,618, dove  1,618 è il cosiddetto numero aureo. Se sostituiamo alle lettere i numeri di Fibonacci il discorso si fa più chiaro, ad esempio: (55+34):55=55:34=1,6180 Oppure: (34+21):34=34:21=1,6180 O ancora: (21+13):21=21:13=1,6180 1.618, il rapporto tra un numero di Fibonacci e il numero che lo precede è una costante c

Sai Baba di Shirdi e il Chiloom d'Erba

Il 15 ottobre 1918, Sai Baba di Shirdi accese un chiloom d'erba, lo passò ad uno dei suoi discepoli (quello che stava alla sua destra, i chiloom  di solito si fanno girare in senso antiorario) e, ridendo, gli poggiò la testa sulla spalla. Poi più nulla. Morì così uno degli yogin indiani più amati di tutti i tempi, con un tiro d'erba e una risata. Sai Baba era un burlone: per insegnare l'elasticità mentale, nascondeva il maiale nel cibo che condivideva con vegetariani e musulmani. Voleva dimostrare loro che Dio è ovunque e che la possibilità della realizzazione non dipende certo dalla qualità e dalla quantità del cibo ingerito. Che storia... Quando me l'hanno raccontata non credevo alle mie orecchie. Per un periodo non breve della mia vita ho curato l'alimentazione in maniera quasi nevrotica; on ero Vegano (mangiavo il parmigiano una volta la settimana e qualche volta inzuppavo la frutta fresca e il miele nello yogurt), ma per, almeno quattro, forse cinque anni mi s

Il Re, i Ciechi e l'Elefante

Nel Canone   Pāli - precisamente in Udana 6.4, Titta Sutta - Buddha racconta la parabola dei “ ciechi e dell’elefante ”. Si tratta di una storia che ha decine di versioni diverse, ma l’originale dovrebbe essere questa [1] : Una volta, a Savatthi, il re che chiese ad un servitore di riunire tutti i ciechi dalla nascita e di far toccar loro parti diverse di un elefante dicendo « questo è un elefante ». Il servitore riunì tutti i ciechi di Savatthi e ad alcuni fece toccare la testa dell’elefante, ad altri la proboscide, ad altri ancora la coda e così via, dicendo « questo è un elefante ». Allora il re andò dalle persone cieche e disse loro : « Ora che avete visto l’elefante ditemi a cosa somiglia ». I ciechi che avevano toccato la testa dell’elefante dissero che somigliava ad una brocca d’acqua; quelli che avevano toccato la zanna dissero che somigliava ad una lancia, quelli che avevano toccato la zampa dissero che somigliava ad una colonna e così via. Dopo un po’ gridando « L’