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Vyāsa e l'Incomprensibilità di Patañjali

  Dal 2006 al 2012, sotto la guida di Bodhananda Premadharma, ho studiato almeno 5 traduzioni dello Yoga Sūtra di Patañjali [1] ; in questi giorni, su richiesta degli allievi del programma di Formazione Continua CSEN, ho ripreso in mano i versetti del “padre dello Yoga” – come lo definiva Vivekananda -, confrontandomi anche con altre traduzioni, come quelle di Squarcini e di Iyengar, e valutandole in base alle mie esperienze, alle mie, scarse, conoscenze del sanscrito e della filosofia indiana e, soprattutto, al commento attribuito a Vyāsa e pubblicato nel 1882/1909 da Rama Prasad e nel 1907 da Ganganatha Jha. Come credo sappiano tutti gli insegnanti e gli appassionati di Yoga, fino alla prima metà del XX secolo i versetti di Patañjali e il commento di Vya ̄ sa venivano considerati un’opera unica chiamata semplicemente Yoga - Darśana (“visione dello Yoga” o “insegnamento dello Yoga”) e, dato che Vya ̄ sa potrebbe è un nome proprio, ma un “ruolo” – “colui che arrangia i testi”, “co

I DODICI ANELLI DELLA SOFFERENZA

    Credo che la piena comprensione dell'insegnamento dei " dodici anelli della generazione condizionata " potrebbe generare un salto di qualità nella pratica di tutti gli yogi. Si tratta di dodici elementi - dipinti in senso orario nelle rappresentazioni del Bhavacakra - ognuno dei quali  costituisce contemporaneamente la causa dell'anello che lo segue e l'effetto dell'eanello che lo precede; dodici elementi che nel loro insieme formano e spiegano l'attività della mente in ogni istante della nostra esistenza. Il primo anello è l'ignoranza -   Avidyā in sanscrito,  Avijja in     p āli  -   c he per Buddha consiste principalmente nello " scambiare l'impermanente per il permanente, ciò che è  relativo per assoluto e ciò che soggettivo per  universale". Per tentare di chiarire: La "mia" mente è come una scimmia che salta di ramo in ramo ma io ritengo sia qualcosa di stabile;  Credo che la "mia" mente, che è fondamental