Qualche giorno fa ho scritto un post chiedendo ai
miei colleghi insegnanti e ai miei amici sanscritisti Marcello Mieli, Diego
Manzi, Giulio Geymonat e Purnanda Zanoni, se secondo loro era necessario
conoscere il sanscrito per insegnare e praticare yoga.
In genere le risposte sono state abbastanza “possibiliste”,
nel senso che tutti, più o meno, hanno convenuto sul fatto che, nonostante non
sia necessario conoscere perfettamente il sanscrito, una conoscenza dei termini
di base sarebbe auspicabile.
Ovviamente concordo (io sono abbastanza negato con
le lingue…): un attore che non sa l’inglese in genere recita Shakespeare assai
meglio di un professore di Oxford!
Ma…c’è un ma:
Alcune pratiche essenziali dello haṭhayoga, come
la śrī vidyā e la madhu vidyā, presuppongono una conoscenza non superficiale
delle sillabe sanscrite, delle sette modalità di pronuncia e dei loro
significati, tra virgolette, “simbolici.
Vidyā in sanscrito significa “conoscenza”, ma nel
gergo tecnico dello yoga è un insieme di pratiche (posture, mantra, yantra,
tecniche di visualizzazione ecc.) finalizzate alla realizzazione, sia essa
parziale o completa.
Senza conoscere i rudimenti della lingua sanscrito avvicinarsi
alla śrī vidyā e alla madhu vidyā è praticamente impossibile, tanto che
nella maggior parte delle scuole di yoga non se ne parla neppure.
A questo punto vorrei parlare brevemente della base
di queste due “tecniche operative”, dopo di che, mi piacerebbe avere di nuovo
delle risposte dagli amici insegnanti di yoga e sanscritisti, un sorriso, P.
“L’ISOLA DELLE GEMME”
Immaginiamo il momento di prima dell’inizio, il
punto zero di un ciclo della manifestazione.
14
L'Isola delle Gemme
C’è un dio senza nome, lo Sposo, che giace come
morto, su un letto-altare.
La Sposa lo osserva, immobile.
Non ha ancora intonato il suo canto d’amore.
Siamo
nella dimensione senza tempo di prima dell’inizio: Lo Sposo Dorme, la Sposa
Tace.
Le
sillabe non sono state ancora create quindi non ci sono i nomi e senza nomi non
ci può essere né la coscienza dell’individualità né la conoscenza del mondo e
delle cose.
In
questo fermo immagine che pare eterno improvvisamente accade qualcosa: dai tre vuoti creativi della Dea, la Gola,
la Vagina, il Cuore, escono tre suoni.
L’effetto
è strabiliante.
Le
onde dell’Oceano infinito, che fino ad allora scorrevano senza posa intorno
alla dimora degli Sposi, l’Isola delle Gemme, si fermano, si scontrano tra
loro, si innalzano, draghi immensi, per rituffarsi schiumando, nelle acque
scure.
La
Dea comincia a cantare, nasce il suono e loro, le Tre Potenze Primordiali,
svelano i loro nomi.
La
prima Potenza si chiama Anuttara, l’Eccellente-
È la Potenza Suprema, e la sua “voce” è la sillaba अ A.
La seconda Potenza è Icchā, il Desiderio.
È la Potenza della Triplice Volontà e la sua voce è इ I.
La terza Potenza è Unmeṣa,
l’Espansione.
È
la Potenza del Soffio e dell’Apertura degli Occhi, la sua voce è उ U.
Sono loro, A,
I, U, le tre Potenze Primordiali.
Si urtano e rimbalzano l’una sull’altra, creando le
direzioni dello Spazio, e l’alternarsi del loro emergere e penetrare nel corpo
della Sposa dà vita al Tempo.
Adesso, solo adesso, ci sono un prima e un dopo, e
la voce risuona in luoghi e momenti diversi.
Nel loro manifestarsi le Tre Potenze vengono dette
Solari, e l’eco delle loro voci, il loro frangersi in onde, genera le Potenze
Lunari.
Dalla अ
A, Anuttara, nasce la Potenza Lunare della Beatitudine, Ānanda, la cui voce èआ Ā.
Dalla इ I, Icchā,
nasce la Potenza Lunare della Creatività, Īṣaṇā,
la cui voce è ई Ī.
Dalla
उ U, unmeṣa,
nasce infine la Potenza Lunare dell’Onda, Ūrmi,
che per voce ha la ऊ
Ū.
È
così che si formano le prime sei sillabe dell’alfabeto sanscrito:
A – Ā – I – Ī
– U – Ū.
È
a questo punto che lo Sposo comincia a svegliarsi
Socchiude
le palpebre e la Luce,
dopo un sonno durato mille e mille anni, lo ferisce.
La settima sillaba insorge
spontaneamente ed è la semivocale र RA,
la Luminosità, vibrazione
fondamentale dell'elemento Fuoco.
Śiva apre gli occhi e la vede, vede la Sposa, Śakti, e si stupisce della sua Bellezza e della sua
Grazia.
Dallo
Stupore che blocca, raggela, metallizza si genera la sillaba ल LA, la
vibrazione fondamentale dell'elemento
Terra.
È
coì che nascono le ashtamātṝkā, le
otto Madri della Parola:
A – Ā – I – Ī – U – Ū – RA – LA.
Dallo stupore
emerge il ricordo di antichi abbracci (le otto posizioni fondamentali) e il
desiderio dello Sposo, di accarezzare i capelli dell’Amata, di sorriderle, di
baciarla si fa sempre più forte.
L’istanza del
movimento è la sillaba य YA,
vibrazione fondamentale dell’elemento Vento.
Il contatto
con il corpo dell’Amata, si muta in eccitazione, il pene del Dio, lo Śivaliṅga, diventa turgido svelando la
sua capacità creativa, il potere della generazione rappresentato dalla sillaba व VA,
vibrazione fondamentale dell’elemento Acqua.
Nell’erezione
c’è già, in potenza, l’atto sessuale, con la prefigurazione dell’alternasi di
Penetrazione ed Emergenza.
Espresso da altri due suoni: la acca
aspirata अः AḤ detta in
sanscrito visarga (che significa orgasmo, emissione) e la emme
nasalizzata Ṃ detta in sanscrito
anusvāra (“ciò che viene dopo
il suono”).
Dal
combinarsi del visarga con Ṃ nasalizzata
dell’anusvāra nasce il “Principio
di Individualità”: अहम् AHAM, "IO", prima persona singolare.
Scrive
Giuseppe Tucci in Teoria E Pratica Del Mandala:
“Il Principio
di Individualità racchiude in sé le opposte tendenze alla
espressione (अः AḤ) e al riassorbimento (अं AṂ) e quindi alla luce e al buio, al bene e al
male, alla vita e alla morte”.
In altre parole è nel desiderio e nell’erezione che ne
scaturisce, che Śiva riconosce se stesso.
Per questo il suo simbolo è il Linga, il pene eretto.
È grazie all’energia sessuale della Dea, che lo porta all’eccitazione,
che Śiva può ri-creare consapevolmente l’Universo.
Sul Letto
Altare dell’Isola delle Gemme l’eccitazione del Dio aumenta ad ogni gemito
della Sposa.
Lo sa, Śiva, che l’eiaculazione porrà fine alla
Danza, meravigliosa della Creazione.
Cerca di
allontanare il momento dell’emissione, cercando, ad ogni nuovo orgasmo della
compagna la Quiete dell’Assorbimento nel Sé.
Ad ogni
sillaba va così ad aggiungersi l’anusvāra,
Ṃ, che rappresenta, appunto, il
ritorno, per un istante, alla Quiete.
A poco a poco
si viene creando il cerchio delle 16 Nitya,
le 16 vocali sanscrite inscritte nel quinto cakra, il cakra della Gola.
Se le prime
otto sillabe A – Ā – I – Ī – U
– Ū – RA – LA erano
ricordo e insieme prefigurazione dei gesti amorosi, ogni suono, ogni gemito è,
adesso, un orgasmo diverso e quindi un atto compiuto, un ente a se stante: AṂ – ĀṂ – IṂ – ĪṂ – UṂ – ŪṂ - ṚṂ -
ṜṂ - ḶṂ - ḸṂ - EṂ – AIṂ – OṂ – AUṂ.
La
quindicesima sillaba del cakra della gola AṀ,
l’anunāsika[1])
preannuncia l’Orgasmo simultaneo dei due Amanti, il visarga, AḤ.
15
Cakra della Gola
SILLABE SEME
Le sillabe
dell’alfabeto sanscrito si dispongono nei petali dei cakra in questa maniera:
16 al cakra
della gola, 12 al cakra del cuore, 10 al cakra dell’ombelico, 6 al cakra e 4 al
cakra del perineo.
In tutto
avremo quindi 48 sillabe/vibrazioni ognuna delle quali avrà, per così dire un
aspetto “lunare” ed un aspetto “solare”.
Gli aspetti
solari di tutte le sillabe si
uniscono nel suono KṢAṂ che risuona nel petalo di sinistra del cakra della fronte.
Gli aspetti
lunari andranno invece ad unirsi nel suono HAṂ che
risuona nel petalo di destra del cakra della fronte.
Avremo
così 50 sillabe a cui dovremo aggiungere le cinque sillabe seme generate dalle
otto Madri della parola (A
– Ā – I – Ī – U – Ū – RA – LA), ovvero:
LAṂ, VAṂ, RAṂ, YAṂ, HAṂ.
Queste
sillabe, che nelle fiori di loto, rappresentazioni grafiche dei cakra vengono
poste nel pericarpo, al centro del cakra, rivestono particolare importanza:
Si può
dire che sono la “voce” dei cinque elementi (Terra, Acqua, Fuoco, Aria e
Spazio) ed è “attorno a loro che si “aggregano” i suoni fondamentali dei vari
cakra.
Unendosi
le cinque sillabe seme ricreano la vibrazione originaria, ॐ, che
possiamo rendere in caratteri latini con OṀ, che
risuona al centro del cakra della fronte.
A questo punto avremo:
-
Le otto sillabe delle Madri della
parola (che sono suoni a livello potenziale, non udibili sul piano ordinario).
-
Le 48 sillabe disposte sui cakra
della gola, del cuore, dell’ombelico, dei genitali e del perineo.
-
Le sei sillabe seme dei cakra (i
cinque suoi degli elementi e l’OṀ)
Per un totale di 64 sillabe.
Il discorso, mi rendo conto si
sta facendo complicato. Prima di addentrarci nelle tecniche operative, per
cercare di non perdere il filo, credo sia meglio dare una schema delle sillabe
sanscrite che vanno a disporsi nei petali dei cakra.
Le prime lettere che
“discendono”, per così dire, dal canto della Dea sono le 14 vocali (a cui,
nello schema dei cakra, andranno ad aggiungersi le due “nasalizzazioni” Anunāsika
e Anusvāra). Le 14 vocali vengono
divise in cinque diversi gruppi, a seconda delle diverse modalità di emissione
(Gutturali, Palatali, Labiali, Linguali e Dentali) più due gruppi “composti” (Palato-Gutturali
e Labio-Gutturali) per un totale di sette gruppi vocalici.
Avremo:
-
2 Vocali Gutturali (Kaṇṭhya)
अ A, आ Ā
-
2 Vocali
Palatali (Tālavya)
इ I, ई Ī
-
2 Vocali Labiali (Oṣṭhya)
उ U, ऊ Ū
-
2 Vocali Linguali (Mūrdhanya)
ऋ Ṛ, ॠ Ṝ
-
2
Vocali Dentali (Dantya)
ऌ Ḷ, ॡ Ḹ
-
2 Vocali
Palato-Gutturali (Kaṇṭhatālavya)
ए E, ऐ AI
-
2 Vocali Labio-Gutturali (Kaṇṭhoṣṭhya)
ओ O, औ AU
Dalle vocali dei primi cinque discendono
a loro volta le 25 consonanti “pure”, cinque per ogni gruppo:
-
Gutturali
क KA, ख KHA, ग GA, घ GHA, ङ ṄA
-
Palatali
च CA, छ CHA, ज JA, झ JHA, ञ ÑA
-
Linguali
ट ṬA, ठ ṬHA, ड ḌA, ढ ḌHA, ण ṆA
-
Dentali
त TA, थ THA, द DA, ध DHA, न NA
-
Labiali
-
प PA, फ PHA, ब BA, भ BHA,
म MA.
Ci sono poi
altri due gruppi di sillabe, che non sono considerate vere e proprie
consonanti, le quattro semivocali e le tre sibilanti:
-
Palatali
य YA, श ŚA
-
Linguali
र RA, ष ṢA
-
Dentali
ल LA, स SA
-
Labiali
व VA
Per finire le schema delle sillabe inscritte nei
cakra, alle vocali, le consonanti, le semivocali e le sibilanti, dovremo
aggiungere i suoni aspirati अः AḤ
(Visarga) e ह HA, il suono composto क्ष KṢA e la vibrazione principiale ॐ OṀ.
16 Disposizione
dei Cakra nel Corpo Umano
CAKRA
Per
comprendere l’importanza delle sillabe sanscrite e il loro rapporto con i
fantasiosi accoppiamenti descritti dal Kāmasūtra dobbiamo immaginare la loro
forma, il loro aspetto grafico, come il Corpo dello Sposo.
La Sposa, a
sua volta si identificherà con il loro suono, e, ovviamente, le loro modalità
di emissione.
Conoscere la
grafia delle sillabe, la loro disposizione nei plessi energetici che chiamiamo
cakra e la loro corretta pronuncia significa avere gli strumenti per dar vita alla
Danza degli Dei.
Concettualmente
il lavoro sulla vibrazione proposto dal tantrismo e illustrato da testi come il
Kāmasūtra, non è affatto difficile.
Lo
comprenderebbe anche un bambino.
Il problema è
che all’uomo moderno le cose semplici non piacciono e si diverte un mondo ad
inventare ipotesi fantasiose e cervellotiche che, a son di ripeterle, vanno a
sovrapporsi al sapere tradizionale rendendo impossibile, o quasi, la
comprensione degli insegnamenti autentici.
Dei cakra ad esempio si dice di tutto e di più:
Ci si ficcano dentro Jung, la
Metafisica e le sedute spiritiche.
Si colorano come l’arcobaleno, li si usa come talismani e si parla di misteriose
tecniche per attivarli.
Le interpretazioni sono così varie da far sospettare che, alla fin fine, la
maggior parte degli autori contemporanei dei cakra non ne sappia niente.
Eppure nei testi tantrici, sono descritti accuratamente.
Si dice che i petali sono i canali del corpo (vasi linfatici ecc.), che la maggior parte dei plessi sono attorno ai tre canali interni della colonna vertebrale (Citriṇī nāḍī, Vajra nāḍī e Susumna nāḍī) e sono in relazione con i "Bulbi", corrispondenti, nell'anatomia moderna, ai diaframmi corporei (Pelvico, Urogenitale, Toracico, Gola, Palato Molle, Tentorio).
Una cosa che mi colpisce molto è che, tra chi si occupa di yoga, quasi nessuno sembra far caso alle sillabe che sono inscritte nei petali dei cakra.
Si dice che i petali sono i canali del corpo (vasi linfatici ecc.), che la maggior parte dei plessi sono attorno ai tre canali interni della colonna vertebrale (Citriṇī nāḍī, Vajra nāḍī e Susumna nāḍī) e sono in relazione con i "Bulbi", corrispondenti, nell'anatomia moderna, ai diaframmi corporei (Pelvico, Urogenitale, Toracico, Gola, Palato Molle, Tentorio).
Una cosa che mi colpisce molto è che, tra chi si occupa di yoga, quasi nessuno sembra far caso alle sillabe che sono inscritte nei petali dei cakra.
Da migliaia di anni gli yogin disegnano i cakra come fiori di loto e su
ogni petalo scrivono una sillaba:
-
Quattro sillabe al primo cakra
(plesso del perineo)
-
Sei al secondo (plesso dei genitali).
-
Dieci al terzo (plesso dell’ombelico).
-
Dodici al quarto (plesso del cuore).
-
Sedici al quinto (plesso della gola).
-
Due al sesto (plesso della fronte).
Il cakra dai mille petali, posto
sulla fontanella, all’apice del cranio, è invece formato da venti corolle
concentriche composte ognuna da cinquanta petali, che altro non sono se non le
cinquanta sillabe dell'alfabeto sanscrito moltiplicate per venti.
Prima di
affrontare la disposizione delle sillabe nei petali dei cakra credo sia
opportuno fissare alcuni punti fondamentali dello yoga tantrico:
-
Per il Tantra il corpo umano è, al tempo stesso, un
sistema idraulico ed un sistema elettrico.
-
Gli esercizi fisici hanno lo scopo di sciogliere i
blocchi che impediscono la circolazione delle energie sottili (sistema
idraulico)
.
-
Con la meditazione, la visualizzazione e i mantra si
impara invece a percepire questa circolazione mediante il sistema elettrico (funzione afferente del sistema nervoso),
ad accelerarla e utilizzarla (funzione
efferente del sistema nervoso).
-
Il corpo in ultima analisi è formato da particelle di
piccolissime dimensioni dotate di coscienza che comunicano mediante la Luce.
Luce che viene prodotta dalle vibrazioni.
-
La cosiddetta Realizzazione o Illuminazione consiste
nel far vibrare tutte le particelle del corpo all'unisono e diventare testimoni
degli eventi luminosi che tale vibrazione provoca.
Per “accordare” tutte le particelle tra loro in modo da farle vibrare all’unisono, bisogna prima far vibrare alla giusta frequenza i vari canali/corde musicali, del corpo, e questa giusta frequenza è indicata dalle sillabe scritte sui petali dei cakra.
Il giochino dell'attivazione dei cakra, una volta che il corpo è ben allineato, è, lo abbiamo già detto, assai semplice.
Sappiamo
che la vibrazione universale è ॐ, romanizzato in AUṀ o
OṀ.
Ogni cakra ha poi un suono base, indicata da
uno dei bija mantra, le sillabe seme HAṂ YAṂ RAṂ VAṂ LAṂ, inscritte nel
pericarpo dei Fiori di Loto. Bija mantra sono la nota fondamentale di quella
"particolare scala musicale" rappresentata dalle sillabe scritte sui
petali di ciascun cakra.
Se lo yoga
tantrico è la via per divenire partecipi della “Sinfonia dell’Universo”, ogni plesso energetico è una tastiera che
bisogna prima accordare e poi imparare a suonare.
Accordare
(ovvero attivare) i cakra è una tecnica facile facile, basta leggere cosa c'è
scritto sulle rappresentazioni grafiche dei cakra.
17
Cakra del Perineo
Per “accordare” il cakra a quattro petali del perineo, ad esempio, si reciterà AUṀ poi quattro volte il bija mantra LAṂ, nota di base di quel cakra, in modo da “attivare” ogni singolo petalo, poi di nuovo AUṀ e infine, una dopo l’altra in senso orario, le sillabe inscritte nei petali, “spazializzandone”, ovvero immaginando di far partire la vibrazione dal luogo fisico corrispondente, nel corpo, a quel petalo.
Dal punto
tra le sopracciglia (in sanscrito ājñā,
parola femminile che significa più o meno "ordinatrice") al perineo (mūlādhāra che significa “radice del
pilastro”) avremo, in senso orario dall'alto al basso questa sequenza di
suoni:
Cakra Della Fronte
Suoni dei
petali
HAṂ - KṢAṂ
AUṀ
HAṂ KṢAṂ
AUṀ
HAṂ KṢAṂ
AUṀ
HAṂ KṢAṂ
Cakra della gola
Suoni dei
petali
AṂ - ĀṂ -
IṂ - ĪṂ - UṂ - ŪṂ - ṚṂ - ṜṂ -
ḶṂ - ḸṂ -
EṂ - AIṂ - OṂ - AUṂ - AṀ - AḤ
Mantra del
cakra della gola
AUṀ
HAṂ HAṂ
HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ
HAṂ HAṂ
HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ
AUṀ
AṂ - ĀṂ -
IṂ - ĪṂ - UṂ - ŪṂ - ṚṂ - ṜṂ -
ḶṂ - ḸṂ -
EṂ - AIṂ - OṂ - AUṂ - AṀ - AḤ
AUṀ
Cakra del cuore
Suoni dei
petali
KAṂ - KHAṂ
- GAṂ - GHAṂ - ṄAṂ - CA - CHA -JA -JHA -ÑA -ṬAṂ - ṬHAṂ
Mantra del
cakra del cuore
AUṀ
YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ
AUṀ
KAṂ - KHAṂ - GAṂ - GHAṂ - ṄAṂ -
CA - CHA -JA -JHA –ÑA - ṬAṂ - ṬHAṂ
AUṀ
Cakra dell’ombelico
Suoni dei
petali
ḌAṂ - ḌHAṂ - ṆAṂ - TAṂ - THAṂ -
DAṂ - DHAṂ - NAṂ - PAṂ - PHAṂ
Mantra del
cakra dell’ombelico:
AUṀ
RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ
RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ
AUṀ
ḌAṂ - ḌHAṂ - ṆAṂ - TAṂ - THAṂ -
DAṂ - DHAṂ - NAṂ - PAṂ - PHAṂ
AUṀ
Cakra dei genitali
Suoni dei
petali
BAṂ - BHAṂ - MAṂ - YAṂ - RAṂ - LAṂ
Mantra del
cakra dei genitali:
AUṀ
VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ
AUṀ
BAṂ - BHAṂ - MAṂ - YAṂ - RAṂ - LAṂ
AUṀ
Cakra del perineo
Suoni dei
petali
VAṂ - ŚAṂ - ṢAṂ - SAṂ
Mantra del cakra del perineo:
AUṀ
LAṂ LAṂ LAṂ
LAṂ
AUṀ
VAṂ - ŚAṂ - ṢAṂ
- SAṂ
AUṀ
[1] Molti confondono l’Anunāsika,
che tecnicamente è la nasalizzazione della vocale (come la A della parola
francese GRAND), con Anusvāra
che invece è una M nasalizzata che si aggiunge alla vocale. Graficamente
Anunāsika si rappresenta con una Mezzaluna ed un punto, come nella
sillaba AUṀ ॐ, mentre anusvāra si rappresenta con un punto sopra la
sillaba, come in ĀṂ आं
[2] Il mantra del cakra della fronte si
costruisce in maniera diversa da tutti gli altri. I suoi petali non sono
singoli canali energetici, ma l’insieme dei canali di tutti gli altri cakra.
Molto interessante e affascinante (io lo vedo come una splendida poesia!).
RispondiEliminaDi tantra non so nulla, ma mi domando se non ci sia un problema all'inizio quando dici che Śiva apre gli occhi: come mai salta fuori la ra e non la ṛ che è una vocale di base come tutte quelle elencate precedentemente? Idem per la la (oops): non sarà piuttosto la ḷ? Del resto l'idea è che le vocali di base "creino" i punti di articolazione attorno a cui tutte le altre lettere si producono, e questo giustifica il nome di mātṛkā. Anche non capisco perché tu parli di sillabe: sono lettere, non sillabe (anche noi diciamo bi, ci, di ma intendiamo le lettere b, c, d : il fatto ovviamente è che le consonanti senza un qualche elemento vocale non si possono pronunciare). I bījamantra ovviamente sono sillabe ma le lettere dell'alfabeto sono lettere (almeno io la vedo così). Sul visarga anche non riesco bene a capire perché lo chiami "acca aspirata": di fatto è un modificatore vocalico né più né meno dell'anusvāra, quindi io lo chiamerei una "aspirazione della vocale" come possiamo dire che l'anusvAra è una "nasalizzazione della vocale". Il fatto che quando ne parliamo parliamo di aḥ è solo per prendere una vocale "x" cioè potremmo prendere qualunque vocale (come infatti poi è chiaro dai bījamantra). Aggiungo che io personalmente sapevo che aham è formata dalla prima lettera dell'alfabeto (a), dall'ultima (ha) e dalla nasalizzazione: ma forse si tratta di un'altra "meditazione" sull'alfabeto. Questo mi dà l'occasione di dire che nonostante questa versione che hai raccontato in questo post sia assolutamente affascinante e evidentemente fondata su una tradizione ben consolidata corroborata dall'esperienza in prima persona che evidentemente tu hai (e sinceramente m'inchino davanti a te, anzi mi sdraio a pelle d'orso!), che io sappia le "meditazioni" sull'alfabeto (cioè a dire l'utilizzo "mistico" dell'alfabeto) sono tante, non solo questa che tu riporti. Io credo che per noi sia difficile accettare (perché proveniamo da una mentalità "monoteistica" o anche "mono" e basta) che l'India ha tante tradizioni, e non si può dire questa è quella giusta, ma questa è quella che utilizzo/conosco/mi serve. In questo senso (in questa polifonia) è molto importante proprio il fatto che il sanscrito invece sia uno solo, e in particolare la sua grammatica: ciò conferisce quell'unità nella diversità che tanto, tanto, tanto ha da insegnarci (a noi dico occidentali che tendiamo piuttosto a cancellare le diversità, ad averne "terrore"). E comunque grazie di questo post: dà proprio l'idea dell'elevatezza di queste tradizioni e della tua grande, grande, grande esperienza. Chapeau!
Pertanto, non posso vedere il mio essere, perché io sono la visione e tutto ciò che vedo non può essere me. Io sono la visione, il movimento, la consapevolezza. Perché non imparare dal cinema https://cineblog01.casa
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