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LA VALENZA OPERATIVA DEL SANSCRITO - STORIA SEGRETA DELLO YOGA




Qualche giorno fa ho scritto un post chiedendo ai miei colleghi insegnanti e ai miei amici sanscritisti Marcello Mieli, Diego Manzi, Giulio Geymonat e Purnanda Zanoni, se secondo loro era necessario conoscere il sanscrito per insegnare e praticare yoga.

In genere le risposte sono state abbastanza “possibiliste”, nel senso che tutti, più o meno, hanno convenuto sul fatto che, nonostante non sia necessario conoscere perfettamente il sanscrito, una conoscenza dei termini di base sarebbe auspicabile.

Ovviamente concordo (io sono abbastanza negato con le lingue…): un attore che non sa l’inglese in genere recita Shakespeare assai meglio di un professore di Oxford!

Ma…c’è un ma:
Alcune pratiche essenziali dello haṭhayoga, come la śrī vidyā e la madhu vidyā, presuppongono una conoscenza non superficiale delle sillabe sanscrite, delle sette modalità di pronuncia e dei loro significati, tra virgolette, “simbolici.

Vidyā in sanscrito significa “conoscenza”, ma nel gergo tecnico dello yoga è un insieme di pratiche (posture, mantra, yantra, tecniche di visualizzazione ecc.) finalizzate alla realizzazione, sia essa parziale o completa.

Senza conoscere i rudimenti della lingua sanscrito avvicinarsi alla śrī vidyā e alla madhu vidyā è praticamente impossibile, tanto che nella maggior parte delle scuole di yoga non se ne parla neppure.

A questo punto vorrei parlare brevemente della base di queste due “tecniche operative”, dopo di che, mi piacerebbe avere di nuovo delle risposte dagli amici insegnanti di yoga e sanscritisti, un sorriso, P.


“L’ISOLA DELLE GEMME”
Immaginiamo il momento di prima dell’inizio, il punto zero di un ciclo della manifestazione.


14 L'Isola delle Gemme
C’è un dio senza nome, lo Sposo, che giace come morto, su un letto-altare.
La Sposa lo osserva, immobile.
Non ha ancora intonato il suo canto d’amore.
Siamo nella dimensione senza tempo di prima dell’inizio: Lo Sposo Dorme, la Sposa Tace.
Le sillabe non sono state ancora create quindi non ci sono i nomi e senza nomi non ci può essere né la coscienza dell’individualità né la conoscenza del mondo e delle cose.
In questo fermo immagine che pare eterno improvvisamente accade qualcosa: dai tre vuoti creativi della Dea, la Gola, la Vagina, il Cuore, escono tre suoni.
L’effetto è strabiliante.
Le onde dell’Oceano infinito, che fino ad allora scorrevano senza posa intorno alla dimora degli Sposi, l’Isola delle Gemme, si fermano, si scontrano tra loro, si innalzano, draghi immensi, per rituffarsi schiumando, nelle acque scure.
La Dea comincia a cantare, nasce il suono e loro, le Tre Potenze Primordiali, svelano i loro nomi.
La prima Potenza si chiama Anuttara, l’Eccellente-
È la Potenza Suprema, e la sua “voce” è la sillaba A.
La seconda Potenza è Icchā, il Desiderio.
È la Potenza della Triplice Volontà e la sua voce è I.
La terza Potenza è Unmeṣa, l’Espansione.
È la Potenza del Soffio e dell’Apertura degli Occhi, la sua voce è U.
Sono loro, A, I, U, le tre Potenze Primordiali.
Si urtano e rimbalzano l’una sull’altra, creando le direzioni dello Spazio, e l’alternarsi del loro emergere e penetrare nel corpo della Sposa dà vita al Tempo.
Adesso, solo adesso, ci sono un prima e un dopo, e la voce risuona in luoghi e momenti diversi.
Nel loro manifestarsi le Tre Potenze vengono dette Solari, e l’eco delle loro voci, il loro frangersi in onde, genera le Potenze Lunari.
Dalla A, Anuttara, nasce la Potenza Lunare della Beatitudine, Ānanda, la cui voce è Ā.
Dalla I, Icchā, nasce la Potenza Lunare della Creatività, Īṣaṇā, la cui voce è Ī.
Dalla U, unmeṣa, nasce infine la Potenza Lunare dell’Onda, Ūrmi, che per voce ha la Ū.
È così che si formano le prime sei sillabe dell’alfabeto sanscrito:

A – Ā – I – Ī – U – Ū.

È a questo punto che lo Sposo comincia a svegliarsi
Socchiude le palpebre e la Luce, dopo un sonno durato mille e mille anni, lo ferisce.
La settima sillaba insorge spontaneamente ed è la semivocale RA, la Luminosità, vibrazione fondamentale dell'elemento Fuoco.
Śiva apre gli occhi e la vede, vede la Sposa, Śakti, e si stupisce della sua Bellezza e della sua Grazia.
Dallo Stupore che blocca, raggela, metallizza si genera la sillaba LA, la vibrazione fondamentale dell'elemento Terra.
È coì che nascono le ashtamātṝkā, le otto Madri della Parola:

A – Ā – I – Ī – U – Ū – RA – LA.

Dallo stupore emerge il ricordo di antichi abbracci (le otto posizioni fondamentali) e il desiderio dello Sposo, di accarezzare i capelli dell’Amata, di sorriderle, di baciarla si fa sempre più forte.
L’istanza del movimento è la sillaba YA, vibrazione fondamentale dell’elemento Vento.
Il contatto con il corpo dell’Amata, si muta in eccitazione, il pene del Dio, lo Śivaliṅga, diventa turgido svelando la sua capacità creativa, il potere della generazione rappresentato dalla sillaba VA, vibrazione fondamentale dell’elemento Acqua.
Nell’erezione c’è già, in potenza, l’atto sessuale, con la prefigurazione dell’alternasi di Penetrazione ed Emergenza.
 Espresso da altri due suoni: la acca aspirata अः AḤ detta in sanscrito visarga (che significa orgasmo, emissione) e la emme nasalizzata detta in sanscrito anusvāra (“ciò che viene dopo il suono”).
Dal combinarsi del visarga con nasalizzata dell’anusvāra nasce il “Principio di Individualità”: अहम् AHAM, "IO", prima persona singolare.

Scrive Giuseppe Tucci in Teoria E Pratica Del Mandala:
Il Principio di Individualità racchiude in sé le opposte tendenze alla espressione (अः AḤ) e al riassorbimento (अं AṂ) e quindi alla luce e al buio, al bene e al male, alla vita e alla morte”.

In altre parole è nel desiderio e nell’erezione che ne scaturisce, che Śiva riconosce se stesso.
Per questo il suo simbolo è il Linga, il pene eretto.
È grazie all’energia sessuale della Dea, che lo porta all’eccitazione, che Śiva può ri-creare consapevolmente l’Universo.
Sul Letto Altare dell’Isola delle Gemme l’eccitazione del Dio aumenta ad ogni gemito della Sposa.
 Lo sa, Śiva, che l’eiaculazione porrà fine alla Danza, meravigliosa della Creazione.
Cerca di allontanare il momento dell’emissione, cercando, ad ogni nuovo orgasmo della compagna la Quiete dell’Assorbimento nel Sé.
Ad ogni sillaba va così ad aggiungersi l’anusvāra, Ṃ, che rappresenta, appunto, il ritorno, per un istante, alla Quiete.
A poco a poco si viene creando il cerchio delle 16 Nitya, le 16 vocali sanscrite inscritte nel quinto cakra, il cakra della Gola.
Se le prime otto sillabe A – Ā – I – Ī – U – Ū – RA – LA erano ricordo e insieme prefigurazione dei gesti amorosi, ogni suono, ogni gemito è, adesso, un orgasmo diverso e quindi un atto compiuto, un ente a se stante: AṂ – ĀṂ – IṂ – ĪṂ – UŪṂ -  - - Ḷ - Ḹ - E – AI – O – AU.
La quindicesima sillaba del cakra della gola AṀ, l’anunāsika[1]) preannuncia l’Orgasmo simultaneo dei due Amanti, il visarga, AḤ.

15 Cakra della Gola


SILLABE SEME

Le sillabe dell’alfabeto sanscrito si dispongono nei petali dei cakra in questa maniera:
16 al cakra della gola, 12 al cakra del cuore, 10 al cakra dell’ombelico, 6 al cakra e 4 al cakra del perineo.
In tutto avremo quindi 48 sillabe/vibrazioni ognuna delle quali avrà, per così dire un aspetto “lunare” ed un aspetto “solare”.
Gli aspetti solari di tutte le sillabe si uniscono nel suono KṢAṂ che risuona nel petalo di sinistra del cakra della fronte.
Gli aspetti lunari andranno invece ad unirsi nel suono HAṂ che risuona nel petalo di destra del cakra della fronte.
Avremo così 50 sillabe a cui dovremo aggiungere le cinque sillabe seme generate dalle otto Madri della parola (A – Ā – I – Ī – U – Ū – RA – LA), ovvero:

LA, VA, RA, YA, HA.
Queste sillabe, che nelle fiori di loto, rappresentazioni grafiche dei cakra vengono poste nel pericarpo, al centro del cakra, rivestono particolare importanza:
Si può dire che sono la “voce” dei cinque elementi (Terra, Acqua, Fuoco, Aria e Spazio) ed è “attorno a loro che si “aggregano” i suoni fondamentali dei vari cakra.
Unendosi le cinque sillabe seme ricreano la vibrazione originaria, , che possiamo rendere in caratteri latini con OṀ, che risuona al centro del cakra della fronte.
A questo punto avremo:
-         Le otto sillabe delle Madri della parola (che sono suoni a livello potenziale, non udibili sul piano ordinario).
-         Le 48 sillabe disposte sui cakra della gola, del cuore, dell’ombelico, dei genitali e del perineo.
-         Le sei sillabe seme dei cakra (i cinque suoi degli elementi e l’OṀ)
Per un totale di 64 sillabe.
Il discorso, mi rendo conto si sta facendo complicato. Prima di addentrarci nelle tecniche operative, per cercare di non perdere il filo, credo sia meglio dare una schema delle sillabe sanscrite che vanno a disporsi nei petali dei cakra.
Le prime lettere che “discendono”, per così dire, dal canto della Dea sono le 14 vocali (a cui, nello schema dei cakra, andranno ad aggiungersi le due “nasalizzazioni” Anunāsika e Anusvāra). Le 14 vocali vengono divise in cinque diversi gruppi, a seconda delle diverse modalità di emissione (Gutturali, Palatali, Labiali, Linguali e Dentali) più due gruppi “composti” (Palato-Gutturali e Labio-Gutturali) per un totale di sette gruppi vocalici.
Avremo:

-         2 Vocali Gutturali (Kaṇṭhya)
A, Ā

-         2 Vocali Palatali (Tālavya)
I, Ī

-         2 Vocali Labiali (Oṣṭhya)
U, Ū

-         2 Vocali Linguali (Mūrdhanya)
,

-         2 Vocali Dentali (Dantya)
Ḷ,

-         2 Vocali Palato-Gutturali (Kaṇṭhatālavya)
  E, AI

-         2 Vocali Labio-Gutturali (Kaṇṭhoṣṭhya)
O, AU

Dalle vocali dei primi cinque discendono a loro volta le 25 consonanti “pure”, cinque per ogni gruppo:

-         Gutturali
KA, KHA, GA, GHA, ṄA

-         Palatali
CA, CHA, JA, JHA, ÑA

-         Linguali
ṬA, ṬHA, ḌA, ḌHA, ṆA


-         Dentali
TA, THA, DA, DHA NA

-         Labiali
-         PA, PHA, BA, BHA, MA.
Ci sono poi altri due gruppi di sillabe, che non sono considerate vere e proprie consonanti, le quattro semivocali e le tre sibilanti:

-         Palatali
YA, ŚA
-         Linguali
RA, ṢA

-         Dentali
LA, SA

-         Labiali
VA

Per finire le schema delle sillabe inscritte nei cakra, alle vocali, le consonanti, le semivocali e le sibilanti, dovremo aggiungere i suoni aspirati अः AḤ (Visarga) e HA, il suono composto क्ष KṢA e la vibrazione principiale OṀ.


16 Disposizione dei Cakra nel Corpo Umano

CAKRA

Per comprendere l’importanza delle sillabe sanscrite e il loro rapporto con i fantasiosi accoppiamenti descritti dal Kāmasūtra dobbiamo immaginare la loro forma, il loro aspetto grafico, come il Corpo dello Sposo.
La Sposa, a sua volta si identificherà con il loro suono, e, ovviamente, le loro modalità di emissione.
Conoscere la grafia delle sillabe, la loro disposizione nei plessi energetici che chiamiamo cakra e la loro corretta pronuncia significa avere gli strumenti per dar vita alla Danza degli Dei.
Concettualmente il lavoro sulla vibrazione proposto dal tantrismo e illustrato da testi come il Kāmasūtra, non è affatto difficile.
Lo comprenderebbe anche un bambino.
Il problema è che all’uomo moderno le cose semplici non piacciono e si diverte un mondo ad inventare ipotesi fantasiose e cervellotiche che, a son di ripeterle, vanno a sovrapporsi al sapere tradizionale rendendo impossibile, o quasi, la comprensione degli insegnamenti autentici.
Dei cakra ad esempio si dice di tutto e di più:
Ci si ficcano dentro Jung, la Metafisica e le sedute spiritiche.
Si colorano come l’arcobaleno, li si usa come talismani e si parla di misteriose tecniche per attivarli.
Le interpretazioni sono così varie da far sospettare che, alla fin fine, la maggior parte degli autori contemporanei dei cakra non ne sappia niente.
Eppure nei testi tantrici, sono descritti accuratamente.
Si dice che i petali sono i canali del corpo (vasi linfatici ecc.), che la maggior parte dei plessi sono attorno ai tre canali interni della colonna vertebrale (Citriṇī nāḍī, Vajra nāḍī e Susumna nāḍī) e sono in relazione con i "Bulbi", corrispondenti, nell'anatomia moderna, ai diaframmi corporei (Pelvico, Urogenitale, Toracico, Gola, Palato Molle, Tentorio).
Una cosa che mi colpisce molto è che, tra chi si occupa di yoga, quasi nessuno sembra far caso alle sillabe che sono inscritte nei petali dei cakra.
Da migliaia di anni gli yogin disegnano i cakra come fiori di loto e su ogni petalo scrivono una sillaba: 
-         Quattro sillabe al primo cakra (plesso del perineo)
-         Sei al secondo (plesso dei genitali).
-         Dieci al terzo (plesso dell’ombelico).
-         Dodici al quarto (plesso del cuore).
-         Sedici al quinto (plesso della gola).
-         Due al sesto (plesso della fronte). 

Il cakra dai mille petali, posto sulla fontanella, all’apice del cranio, è invece formato da venti corolle concentriche composte ognuna da cinquanta petali, che altro non sono se non le cinquanta sillabe dell'alfabeto sanscrito moltiplicate per venti.
Prima di affrontare la disposizione delle sillabe nei petali dei cakra credo sia opportuno fissare alcuni punti fondamentali dello yoga tantrico:

-         Per il Tantra il corpo umano è, al tempo stesso, un sistema idraulico ed un sistema elettrico.

-         Gli esercizi fisici hanno lo scopo di sciogliere i blocchi che impediscono la circolazione delle energie sottili (sistema idraulico)
.
-         Con la meditazione, la visualizzazione e i mantra si impara invece a percepire questa circolazione mediante il sistema elettrico (funzione afferente del sistema nervoso), ad accelerarla e utilizzarla (funzione efferente del sistema nervoso).

-         Il corpo in ultima analisi è formato da particelle di piccolissime dimensioni dotate di coscienza che comunicano mediante la Luce. Luce che viene prodotta dalle vibrazioni. 

-         La cosiddetta Realizzazione o Illuminazione consiste nel far vibrare tutte le particelle del corpo all'unisono e diventare testimoni degli eventi luminosi che tale vibrazione provoca. 

Per “accordare” tutte le particelle tra loro in modo da farle vibrare all’unisono, bisogna prima far vibrare alla giusta frequenza i vari canali/corde musicali, del corpo, e questa giusta frequenza è indicata dalle sillabe scritte sui petali dei cakra.
Il giochino dell'attivazione dei cakra, una volta che il corpo è ben allineato, è, lo abbiamo già detto, assai semplice. 
Sappiamo che la vibrazione universale è , romanizzato in AUṀ o OṀ.
Ogni cakra ha poi un suono base, indicata da uno dei bija mantra, le sillabe seme HAṂ YAṂ RAṂ VAṂ LAṂ, inscritte nel pericarpo dei Fiori di Loto. Bija mantra sono la nota fondamentale di quella "particolare scala musicale" rappresentata dalle sillabe scritte sui petali di ciascun cakra.
Se lo yoga tantrico è la via per divenire partecipi della “Sinfonia dell’Universo”, ogni plesso energetico è una tastiera che bisogna prima accordare e poi imparare a suonare.
Accordare (ovvero attivare) i cakra è una tecnica facile facile, basta leggere cosa c'è scritto sulle rappresentazioni grafiche dei cakra.

17 Cakra del Perineo

Per “accordare” il cakra a quattro petali del perineo, ad esempio, si reciterà
AUṀ poi quattro volte il bija mantra LAṂ, nota di base di quel cakra, in modo da “attivare” ogni singolo petalo, poi di nuovo AUṀ e infine, una dopo l’altra in senso orario, le sillabe inscritte nei petali, “spazializzandone”, ovvero immaginando di far partire la vibrazione dal luogo fisico corrispondente, nel corpo, a quel petalo. 
Dal punto tra le sopracciglia (in sanscrito ājñā, parola femminile che significa più o meno "ordinatrice") al perineo (mūlādhāra che significa “radice del pilastro”) avremo, in senso orario dall'alto al basso questa sequenza di suoni: 
Cakra Della Fronte

Suoni dei petali
HAṂ - KṢAṂ



Mantra del cakra della fronte[2]:

AUṀ
HAṂ KṢAṂ
AUṀ
HAṂ KṢAṂ
AUṀ
HAṂ KṢAṂ





Cakra della gola

Suoni dei petali
AṂ - ĀṂ - IṂ - ĪṂ - UṂ - ŪṂ - ṚṂ - ṜṂ -
ḶṂ - ḸṂ - EṂ - AIṂ - OṂ - AUṂ - AṀ - AḤ


Mantra del cakra della gola

AUṀ
HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ
HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ HAṂ
AUṀ
AṂ - ĀṂ - IṂ - ĪṂ - UṂ - ŪṂ - ṚṂ - ṜṂ -
ḶṂ - ḸṂ - EṂ - AIṂ - OṂ - AUṂ - AṀ - AḤ
AUṀ

Cakra del cuore

Suoni dei petali
KAṂ - KHAṂ - GAṂ - GHAṂ - ṄAṂ - CA - CHA -JA -JHA -ÑA -ṬAṂ - ṬHAṂ



Mantra del cakra del cuore

AUṀ
YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ YAṂ
AUṀ
KAṂ - KHAṂ - GAṂ - GHAṂ - ṄAṂ -
CA - CHA -JA -JHA –ÑA - ṬAṂ - ṬHAṂ
AUṀ

Cakra dell’ombelico

Suoni dei petali
ḌAṂ - ḌHAṂ - ṆAṂ - TAṂ - THAṂ -
DAṂ - DHAṂ - NAṂ - PAṂ - PHAṂ



Mantra del cakra dell’ombelico:

AUṀ
RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ
RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ RAṂ
AUṀ
ḌAṂ - ḌHAṂ - ṆAṂ - TAṂ - THAṂ -
DAṂ - DHAṂ - NAṂ - PAṂ - PHAṂ
AUṀ

Cakra dei genitali

Suoni dei petali
BAṂ - BHAṂ - MAṂ - YAṂ - RAṂ - LAṂ




Mantra del cakra dei genitali:

AUṀ
VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ
AUṀ
BAṂ - BHAṂ - MAṂ - YAṂ - RAṂ - LAṂ
AUṀ


Cakra del perineo

Suoni dei petali
VAṂ - ŚAṂ - ṢAṂ - SAṂ



Mantra del cakra del perineo:

AUṀ
LAṂ LAṂ LAṂ LAṂ
AUṀ
VAṂ - ŚAṂ - ṢAṂ - SAṂ
AUṀ




[1] Molti confondono l’Anunāsika, che tecnicamente è la nasalizzazione della vocale (come la A della parola francese GRAND), con Anusvāra che invece è una M nasalizzata che si aggiunge alla vocale. Graficamente Anunāsika si rappresenta con una Mezzaluna ed un punto, come nella sillaba AU , mentre anusvāra si rappresenta con un punto sopra la sillaba, come in ĀṂ आं

[2] Il mantra del cakra della fronte si costruisce in maniera diversa da tutti gli altri. I suoi petali non sono singoli canali energetici, ma l’insieme dei canali di tutti gli altri cakra.

Commenti

  1. Molto interessante e affascinante (io lo vedo come una splendida poesia!).
    Di tantra non so nulla, ma mi domando se non ci sia un problema all'inizio quando dici che Śiva apre gli occhi: come mai salta fuori la ra e non la ṛ che è una vocale di base come tutte quelle elencate precedentemente? Idem per la la (oops): non sarà piuttosto la ḷ? Del resto l'idea è che le vocali di base "creino" i punti di articolazione attorno a cui tutte le altre lettere si producono, e questo giustifica il nome di mātṛkā. Anche non capisco perché tu parli di sillabe: sono lettere, non sillabe (anche noi diciamo bi, ci, di ma intendiamo le lettere b, c, d : il fatto ovviamente è che le consonanti senza un qualche elemento vocale non si possono pronunciare). I bījamantra ovviamente sono sillabe ma le lettere dell'alfabeto sono lettere (almeno io la vedo così). Sul visarga anche non riesco bene a capire perché lo chiami "acca aspirata": di fatto è un modificatore vocalico né più né meno dell'anusvāra, quindi io lo chiamerei una "aspirazione della vocale" come possiamo dire che l'anusvAra è una "nasalizzazione della vocale". Il fatto che quando ne parliamo parliamo di aḥ è solo per prendere una vocale "x" cioè potremmo prendere qualunque vocale (come infatti poi è chiaro dai bījamantra). Aggiungo che io personalmente sapevo che aham è formata dalla prima lettera dell'alfabeto (a), dall'ultima (ha) e dalla nasalizzazione: ma forse si tratta di un'altra "meditazione" sull'alfabeto. Questo mi dà l'occasione di dire che nonostante questa versione che hai raccontato in questo post sia assolutamente affascinante e evidentemente fondata su una tradizione ben consolidata corroborata dall'esperienza in prima persona che evidentemente tu hai (e sinceramente m'inchino davanti a te, anzi mi sdraio a pelle d'orso!), che io sappia le "meditazioni" sull'alfabeto (cioè a dire l'utilizzo "mistico" dell'alfabeto) sono tante, non solo questa che tu riporti. Io credo che per noi sia difficile accettare (perché proveniamo da una mentalità "monoteistica" o anche "mono" e basta) che l'India ha tante tradizioni, e non si può dire questa è quella giusta, ma questa è quella che utilizzo/conosco/mi serve. In questo senso (in questa polifonia) è molto importante proprio il fatto che il sanscrito invece sia uno solo, e in particolare la sua grammatica: ciò conferisce quell'unità nella diversità che tanto, tanto, tanto ha da insegnarci (a noi dico occidentali che tendiamo piuttosto a cancellare le diversità, ad averne "terrore"). E comunque grazie di questo post: dà proprio l'idea dell'elevatezza di queste tradizioni e della tua grande, grande, grande esperienza. Chapeau!

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  2. Pertanto, non posso vedere il mio essere, perché io sono la visione e tutto ciò che vedo non può essere me. Io sono la visione, il movimento, la consapevolezza. Perché non imparare dal cinema https://cineblog01.casa

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