Per la filosofia indiana un fenomeno
per essere considerato reale, degno di indagine, deve essere caratterizzato da
tre "qualità":
1)
अस्ति asti (Atto dell’esistere, Lui/Esso/Lei è).
2)
भाति bhāti (Luce propria, Luce interiore, “effulgenza").
3)
प्रिय priya (Piacevole, amabile, amato, desiderato, voluto).
Priya sta ad indicare la necessità di un fenomeno.
Un oggetto esiste perché vi è necessità della sua esistenza, e la necessità è la possibilità di
goderne.
La Luce interiore, la Necessità e l'Essere di un fenomeno
devono essere oggettivi.
Una teiera “è” una teiera: c'è (asti) (ne ho una davanti in questo momento) ed è stata costruita in
base ad un precisa idea (bhāti) che
emerge dalla sostanziale identità tra forma e funzione.
Se qualcuno affermasse che la teiera che ho davanti è un
cappello lo si prenderebbe per un pazzo.
Certo, si può dire che non c'è una necessità assoluta
dell'esistenza di una teiera. Si potrebbe vivere anche senza bere il tè . Si potrebbe preparare il tè anche
se non ci fosse la teiera.
La teiera non è un archetipo, non è un'Idea con la “I”
maiuscola: è una proiezione/evoluzione della tazza.
La tazza è un contenitore ovvero qualcosa che delimita una porzione di
vuoto.
Nel momento in cui si concepisce e si "crea"
una tazza (o un bicchiere) il vuoto (lo Spazio) da essa delimitato comincia ad
apparire diverso dal vuoto non delimitato dalla tazza.
Il vuoto
delimitato dalla tazza sarà diverso, ad esempio, dal vuoto delimitato dai muri
di una stanza.
Anche se sembra sciocco, riflettere su questo genere di
discriminazione (tra il vuoto della tazza e il vuoto della stanza ad esempio)
può portare a risultati assai interessanti.
L'intera manifestazione altro non è che la
diversificazione apparente di porzioni più o meno grandi di vuoto (Spazio)
delimitate in maniera diversa.
La teiera è una proiezione/evoluzione della tazza.
La tazza, a sua volta è una proiezione/evoluzione della
mano umana.
Se esaminiamo la mano, nell'atto di "prendere"
dell'acqua, si potrà arrivare alla conclusione che è, a sua volta, una
proiezione di una delle cinque azioni che il corpo può compiere: l'azione di
afferrare.
Afferrare, muoversi, parlare (esprimere), defecare,
generare sono, secondo lo Yoga, le cinque azioni fondamentali che il corpo
umano può compiere.
La mano è la proiezione del- l'idea
"afferrare".
Il piede è la proiezione dell'idea "muoversi".
La bocca è la proiezione dell'idea "parlare".
L'ano è la proiezione dell'idea "defecare".
L'organo sessuale è la proiezione dell'idea
"generare".
Tutte le azioni e i gesti che può compiere il corpo umano
sono a loro volta delle proiezioni/evoluzioni di queste cinque azioni
principali.
Queste cinque azioni, a loro volta sono una
evoluzione/proiezione dell'azione "primaria": respirare.
Respirare è un modo di comunicare con lo Spazio:
-
Se respiro io immetto lo spazio esterno nell'interno del corpo.
-
Se espiro immetto lo spazio interno all'esterno del corpo.
Lo spazio in realtà non differisce affatto, la sua natura
rimane identica sia quando è contenuto dal corpo che quando è esterno al corpo.
Ciò che immetto ed emetto insieme allo Spazio sarà Aria.
Senza aria l'essere umano non può vivere.
E' ovvio.
Se non può vivere non può nemmeno afferrare, muoversi, mangiare,
defecare, procreare.
Quindi l'azione
originaria dell’essere umano è il respirare. Un'azione che non dipende
dalla volontà dell'individuo.
Arlecchino, in un celebre canovaccio della Commedia
dell'Arte, cerca di uccidersi tappandosi naso e bocca, ma l'aria comincia ad
uscire dall'ano (!!!) e lui per la sorpresa apre bocca e naso e ricomincia a
respirare suo malgrado.
Il processo della respirazione necessita di un interno e
di uno esterno.
Ci sarà qualcosa "dentro" che si riempie e si
svuota ritmicamente.
Se non ci fosse l'alternanza (il ritmo) esterno-interno l'essere umano non potrebbe esistere.
Se si soffia aria in un palloncino senza mai fermarsi
alla fine scoppierà.
La inspirazione senza pause e senza espirazione porta
alla distruzione.
D'altra parte un palloncino sgonfio non potrà cedere
all'ambiente esterno neppure un nano grammo di Aria.
L'Aria senza ritmo, non è in grado, da sola, di
assicurare l'esistenza del corpo umano.
Quindi il processo della respirazione è relativo al
ritmo.
Ma il ritmo cos'è?
Per la teoria musicale il ritmo è differenza di accenti.
Il pendolo ad esempio farà Tic-Toc. Il Toc è l'accento
forte, il Tic l'accento debole.
Un valzer (3/4) sarà TOC TIC TIC.
Se si prende un corda tesa e la si fa vibrare, rispetto
all'asse originario, andrà una volta su ed una volta giù.
La vibrazione consiste nel movimento oscillatorio della
corda in alto ed in basso.
La percezione del ritmo consiste nel porre l'attenzione
su uno o l'altro dei movimenti della corda.
Il “tempo musicale” consiste invece nella percezione di certe
frequenze medio-basse (prendendo come riferimento il battito cardiaco come 1,
ovvero 60 battiti al minuto).
La percezione della melodia a sua volta consiste nel
porre l'attenzione su questa o quella vibrazione medio-alta.
La natura fondamentale di ritmo, tempo e melodia (intesa
come sequenza di note musicali) sarà la medesima: la Vibrazione.
Il ritmo è vibrazione e la vibrazione è la radice del
Suono. La respirazione in definitiva è relativa al suono.
Il ritmo, nel caso specifico sarà la percezione della
diversa qualità sonora di "esterno ed interno".
Senza discriminare tra spazio esterno e spazio interno
non ci sarebbe neppure il concetto di respirazione.
Non ci sarebbe neppure il concetto della vita dell'essere
umano. Solo discriminando tra interno ed esterno lo spazio della teiera potrà
essere riempito di tè , così come lo
spazio interno del corpo umano potrà essere riempito non solo di Aria, ma anche
di coscienza.
In realtà la differenza tra lo spazio interno ed esterno
alla teiera e la differenza tra spazio interno ed esterno al corpo umano,
saranno solo "apparenti".
Per cogliere la differenza ci sarò bisogno di una
Volontà.
Se voglio preparare il tè
ad esempio, sarò io a riempire la
teiera.
Ma chi riempie di
coscienza/individualità la "teiera" corpo umano?
Io no di certo. Se fosse il piccolo Io empirico a farlo sarebbe
come pretendere che il tè decida da solo di infilarsi nella teiera, cosa
assai improbabile.
Esistono vari tipi di tè
, bianco, nero, verde, giallo, rosso, così come esistono vari tipi di
individualità umana. S
Se la necessità di un fenomeno è la sua
"piacevolezza", Priya, viene da chiedersi quale piacere un ipotetico
Creatore potrà provare nell'immettere nelle teiere/corpi
umani, individualità così lontane tra loro come, ad esempio Hitler e San
Francesco.
Possibile che vi sia "necessità" di entrambi,
nella manifestazione?
Anzi, possibile che il Creatore abbia una qualche
necessità di immettere delle anime (tè )
nei corpi umani(teiere)?
ईश्वर īśvara, il Signore, sta all'universo come il जीव jīva (l’anima individuale) sta all'essere umano.
Essendo causa della manifestazione l’esistenza del Signore/demiurgo
sarà subordinata all'effetto, ovvero alla manifestazione stessa.
Anche se può sembrare strano, dal punto di vista
meramente logico se non ci fosse la
manifestazione non ci sarebbe la necessità di īśvara che ne è la causa.
Così se non ci
fosse il corpo umano non vi sarebbe la
necessità dell’anima, il jīva.
Īśvara causa della manifestazione e jīva
causa dell'individualità secondo l’Advaita Vedānta NON esisterebbero se non ci
fossero la manifestazione e l’individuo.
Se non esistesse l’essere umano non esisterebbe
il Dio Creatore. Se non ci fosse il corpo non esisterebbe l’anima
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