Che ci sia affinità tra san Michele e Shiva mi sembra fuori discussione, basta guardare con attenzione statue e dipinti che li ritraggono:
tengono, entrambi, un piede sul demone che hanno sconfitto, con i capelli e le vesti mossi dal vento e una specie di foulard intorno al collo (quello di Shiva è un serpente a dir la verità).
Tutti e due sono "danzatori": Shiva, lo sappiamo è il Nataraja, il re dei ballerini, e Raffaello avrà pure le sue buone ragioni se ritrae Michele in "Attitude" un inconfondibile passo di danza tipico anche di Shiva.
In qualche modo Shiva e San Michele sono la stessa "Persona". Stringono in mano armi e strumenti di "misura": Shiva suona un tamburello/clessidra per tenere il ritmo e misurare il tempo.
Mentre Michele ha in mano una bilancia (è il Reggente dell'Equinozio d'autunno, che avviene nel segno della Bilancia) per pesare le anime (Psicostasi) e per insegnarci " a separare il puro dall'impuro, l'utile dall'inutile, la cosa morta da quella viva" e il "discernimento tra il buono e il cattivo in vista di liberare ciò che è bene e di trasformare ciò che è male"[Mikhaël Aïvanhov]
Si somigliano anche nel nome, nonostante l'apparenza.
San Michele in ebraico è מיכאל in caratteri latini MI KA EL o MI KHA EL che significa "Colui che è come Dio" (interrogativo, "Chi è come Dio?" per i teologi cristiani).
Shiva con la spada e il tamburello e il "Distruttore del Tempo" o il "Signore del tempo" che in sanscrito si chiama महाकला , mahākala.
MAHA KA AL e MI KA EL sembrano quasi la pronuncia diversa dello stesso termine....
Tanto per giocare (l'aspetto ludico è sempre importante...): ripetendo di seguito le sillabe MI KA EL, come fosse un mantra, dopo un po' sembra di ascoltare il primo verso del Kadi Mantra: KA E I LA HRIM....
Divertente, anzi, "bizzarro".
Ricapitolando, abbiamo MAHA KA AL e MI KA EL che di solito sono rappresentati nell'atto di danzare sulla testa di un drago o di un essere antropomorfo,
Tutti e due hanno la spada (sostituita a volte dalla lancia, altre dal tridente) e uno strumento di misura (del tempo o del peso).
Uno ha quattro o sei braccia, l'altro ne ha due sole, ma in compenso ha le ali. Spesso hanno l'aureola, e, a volte, una corona sulla testa.
Di Shiva si sa che danza sul DEMONE DELL'IGNORANZA.
Di Michele si dice che calpesta il più luminoso degli angeli, LUCIFERO, poi caduto sulla terra per IGNORANZA.
Mi sembra evidente che si tratta di una stessa Energia, Entità o Persona che culture lontane tra loro hanno vestito con costumi di scena diversi.
Un altra cosa interessante è che Shiva danzante, il Nataraja, in India era una costellazione: Orione, il cacciatore.
Se San Michele e Shiva Mahakaal sono nomi diversi di una costellazione non è possibile che le loro gesta, come vengano raccontate dall'iconografia e dai testi sacri, siano in realtà dei movimenti cosmici? Degli "Asterismi"?
Ricordo di aver notato, all'ingresso del Dhuni (il Tempio del Fuoco) dell'Ashram di Bhole Baba, in Puglia, una statua di Shiva Bhairava, che cavalca un grosso cane.
Si tratta di una forma particolare di Shiva, relativamente poco nota da noi, in Occidente.
Ho fatto una ricerca sull'Arcangelo Michele ed ho scoperto, guarda a volte il caso, che, nel medioevo, era spesso collegato ad un grosso cane, anzi un cane enorme, dalla bocca infuocata, che sembra "mangiarsi le anime"
Coincidenza singolare.
Se le mie ipotesi sono giuste anche Orione avrà a che vedere con un grosso cane, cosa tutt'altro che sorprendente visto che è un "Cacciatore"
E infatti basta prendere una mappa del cielo per vedere che ne ha addirittura due di cani: la costellazione del CANE MINORE o PICCOLO CANE e la Costellazione del CANE MAGGIORE, o GRANDE CANE.
Il GRANDE CANE era una delle costellazioni più importanti per gli antichi Egizi perché una delle sue stelle, detta appunto Stella del Cane o Sirio, era associata ("era") Iside, Madre di Horus.
Sirio è la stella più luminosa del cielo notturno: in una notte senza luna è in grado, addirittura, di proiettare una leggera ombra degli oggetti.
Ma soprattutto è uno dei vertici del "TRIANGOLO INVERNALE" formato da una stella gigante Blu (SIRIO appartenente alla costellazione del CANE MAGGIORE), una stella gigante rossa (BETELGEUSE appartenente ad ORIONE) ed una stella multipla bianca (PROCIONE, appartenente al CANE MINORE).
Per gli antichi yogin questo asterismo ( esattamente come quello del triangolo d'Estate, nel quale però il vertice inferiore è rappresentato da una stella rossa), rappresentava le "TRE KUNDALINI".
Sirio è Kundalini LUNA (SHIVA), Betelgeuse Kundalini FUOCO (SHAKTI) e Procione Kundalini di SOLE (KAMA).
Il rapporto tra divinità, energie e movimenti cosmici, è espresso dal Kadi Mantra,il mantra dello Sri Yantra, composta da tre versi (ka e ī la hrīm - ha sa ka ha la hrīm - sa ka la
hrīm) ciascuno dei quali è dedicato ("risveglia") una delle tre Kundalini. Credo che valga la pena di Ricordarne la struttura e il significato:
il primo verso dedicato a kuṇḍalinī di Fuoco, viene spiegato così:
ka è
śiva/luna;
e è śakti/fuoco;
ī è kāma/sole;
la è kṣiti/terra nel senso di casa, patria;
hrīm è Durga nella forma di kuṇḍalinī.
Il primo verso indica la meta della pratica: un movimento in direzione oraria del KAMAKALA , una inversione del suo movimento "naturale" per"tornare a casa".
Nel secondo verso, dedicato a kuṇḍalinī di Sole, al praticante si suggerisce la maniera di invertire la "rotazione naturale" utilizzando le energie del corpo:
ha è ravi/dio del sole e "nadi di destra"del corpo umano;
sa è śītakiraṇa/luna, ma anche "colei che irradia fresco", le "nadi di sinistra del corpo umano";
ka è smāra, parola che indica il desiderio di appartenenza al dio dell'Amore;
ha è haṃsa/cigno cosmico che rappresenta i due lati del KAMAKALA: haṃ (suono del lato "solare", destra) e saḥ (suono del lato "lunare" sinistra);
la è śakra, altro nome di jyeṣṭha una delle tre dee del triangolo centrale dello sri yantra corrispondente a LAKSHMI e alla lettera "U" (le altre sono VAMA/SARASVATI , "A", e RAUDRI/PARVATI "I").
L'ultimo verso riguarda lo "sblocco dei tre nodi ("granthi") del corpo umano":
sa è para che sta per parabrahman o adi paraśakti e ci rimanda al nodo delmuladhara cakra, dove risiede la kuṇḍalinī dormiente e nel quale, simbolicamente, per il gioco di specchi della manifestazione, è contenuto lo yoni lingam che compare al vertice dello sri yantra;
ka è mara che qui é la forma terrifica di śiva detta rudra e, nel buddismo tibetano, mahākāla, e ci indica il "nodo della fronte", o meglio il palato molle, terzo nodo del corpo e dimora di rudra.
La infine è Hari/viṣṇu ad indicare il cuore, ultima destinazione di kuṇḍalinī dopo la sua "risalita".
e è śakti/fuoco;
ī è kāma/sole;
la è kṣiti/terra nel senso di casa, patria;
hrīm è Durga nella forma di kuṇḍalinī.
Il primo verso indica la meta della pratica: un movimento in direzione oraria del KAMAKALA , una inversione del suo movimento "naturale" per"tornare a casa".
Nel secondo verso, dedicato a kuṇḍalinī di Sole, al praticante si suggerisce la maniera di invertire la "rotazione naturale" utilizzando le energie del corpo:
ha è ravi/dio del sole e "nadi di destra"del corpo umano;
sa è śītakiraṇa/luna, ma anche "colei che irradia fresco", le "nadi di sinistra del corpo umano";
ka è smāra, parola che indica il desiderio di appartenenza al dio dell'Amore;
ha è haṃsa/cigno cosmico che rappresenta i due lati del KAMAKALA: haṃ (suono del lato "solare", destra) e saḥ (suono del lato "lunare" sinistra);
la è śakra, altro nome di jyeṣṭha una delle tre dee del triangolo centrale dello sri yantra corrispondente a LAKSHMI e alla lettera "U" (le altre sono VAMA/SARASVATI , "A", e RAUDRI/PARVATI "I").
L'ultimo verso riguarda lo "sblocco dei tre nodi ("granthi") del corpo umano":
sa è para che sta per parabrahman o adi paraśakti e ci rimanda al nodo delmuladhara cakra, dove risiede la kuṇḍalinī dormiente e nel quale, simbolicamente, per il gioco di specchi della manifestazione, è contenuto lo yoni lingam che compare al vertice dello sri yantra;
ka è mara che qui é la forma terrifica di śiva detta rudra e, nel buddismo tibetano, mahākāla, e ci indica il "nodo della fronte", o meglio il palato molle, terzo nodo del corpo e dimora di rudra.
La infine è Hari/viṣṇu ad indicare il cuore, ultima destinazione di kuṇḍalinī dopo la sua "risalita".
Mi rendo conto che la situazione si fa complessa. L'interpretazione dualista che si dà di solito dell'immagine di San Michele che schiaccia il Drago come lotta tra il bene e il male mi va un pochino stretta.
Se "Colui che è come Dio" è lì forte ed elegante, con uno spadone in mano e il Male è alla sua mercé a terra, sconfitto, senza forze, perché non la fa finita una volta per tutte tagliandogli la testa? Saremmo tutti più contenti? O no?
Perché Michele non fa fuori Lucifero (che tra parentesi è "il Produttore di Luce", la stella più luminosa)?
E se avessimo male interpretato i simboli?
Se l'Angelo Guerriero e l'Angelo Caduto non fossero veramente in lotta tra loro, ma stessero "lavorando assieme"?
Se, addirittura, fossero le due facce di un'unica medaglia o i due poli di un'unica "PILA"?
Ipotesi sciocca, mi rendo conto, ma come dicevo stiamo giocando e a volte, divertendosi, si scoprono cose singolari.
Secondo me, se osservassimo con attenzione i dettagli delle immagini più antiche, più, tra virgolette"ortodosse" di Mikhail troveremmo degli spunti di riflessione interessanti, molto interessanti.
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