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LA DEA MADRE IL FILO DI BISSO E LA PIETRA FILOSOFALE (prima parte)

"C'era una volta, tanti anni fa, così tanti che non si riesce a contarli, un regno senza nome, grande come il mondo.
 Le città erano d'oro, i fiumi erano di miele e latte, e mille e mille uccelli colorati cantavano tra alberi sempre verdi.. La notte, donne e uomini si riunivano attorno ai fuochi sacri, danzavano e narravano le storie di Amba, madre saggia e amorevole dell'Universo e del suo sposo, Samba Sada Shiva, colui che è unito alla Madre per l'eternità.
Non c'era malattia, né sofferenza, né morte, allora.
Si invecchiava, certo,  ma poco lontano dalle città d'oro c'erano tre monti alti fino al cielo, e, in mezzo, il lago d'Amrita, grande come l'oceano.
Un sorso d'acqua, e via!  dall'erba ingiallita sbocciavano fiori, e i rami secchi si gonfiavano di mille e mille frutti colorati"




Mi sono sempre piaciute le favole.
Quelle che preferisco sono quelle sull'età dell'oro.
 Quelle che raccontano di un mondo senza tempo dove era la Natura a scrivere le leggi dell'uomo, "Odio" era una parola sconosciuta, e "Mio" un animale fantastico, come il "sarchiapone", o la "lepre con le corna" di Shankara.
Favole... e basta leggere un giornale del mattino o ascoltare le chiacchiere sull'autobus per rendersene conto.
L'essere umano non è attrezzato per la Gioia e l'Amore che nulla pretende: i furbi, i violenti, i ladri sono visti come eroi e sofferenza pare sinonimo di umanità.
No, un mondo senza odio, rabbia, violenza non esiste e mai può essere esistito.
Eppure, qua e là, di tanto in tanto emergono delle tracce strane, come ricordi di un sogno nel sogno,  o creature estinte da millenni prese all'amo, ieri, da, un pescatore di Varazze.
Segni di un passato che forse non è così "leggendario" come si pensa, una età dell'Oro all'insegna dell'Amore e della Fratellanza Universale..
Oddio, emergono non è la parola giusta.
I segni, presunti, dell'Era della Gioia, di un Regno antico grande come il mondo, sono sotto gli occhi di tutti.
Non c'è bisogno di Codici  da Vinci o manoscritti trovati a Saragozza, ma, al solito, niente è così difficile da vedere di ciò che più è evidente.
A dir la verità una scusante ce l'abbiamo: se cogliessimo tutti segni (veri o presunti) del nostro mitico passato aureo, dovremmo ammettere che la scienza e la tecnologia degli antichi era assai più evoluta della nostra. 
Molto più evoluta.
E questo, per noi moderni, sarebbe inconcepibile.


Vimana Ion Mercury Vortex Engine Rigveda Bharadwaja Vaimanika Shastra

Secondo maestri indiani come Satyananda (che di certo non era considerato un visionario) ciò che noi chiamiamo Tantra sarebbe il residuo di una conoscenza antichissima, comune all'umanità intera, legata al Culto della Dea Madre.
Si parla di un impero vastissimo, la Maha India, che andava in origine dal Nord Africa ai Balcani, passando per Cina, Russia, Siberia, che  si sarebbe poi esteso fino all'America del Sud e all'Australia.
E si parla di macchine volanti ( Vimana), di imbarcazioni enormi, in grado di traversare gli oceani, e  di poteri psichici comuni a tutti, o quasi, gli esseri umani.
Atlandide?
Chissà.
Di certo senza prove provate si tratta solo di ipotesi fantascientifiche.
Eppure, a volte, dai quadri dei maestri antichi, i libri dei filosofi e il ventre della terra,  spuntano delle tracce che paiono una conferma delle teorie più bizzarre.
Sono tutte legate da un solo filo, queste tracce.
Un filo di "Bisso", la seta marina "legata" ai misteri della vita e della morte per egizi, greci, ebrei... cristiani.
L'abisso è a-bisso ciò, che è senza  Bisso.
Stravagante.

Raffaello Crocifissione Mond o Gavari
Londra, National Gallery

La deposizione di Raffaello è uno dei dipinti più celebri della storia dell'Arte.
Di solito si mette in evidenza la straordinaria simmetria della composizione.
In alto si vedono il Sole (a destra del Cristo) e la Luna (a sinistra del Cristo) e, un po' più giù, due figure angeliche vestite con abiti dai colori freddi, lunari (a destra del Cristo)  e caldi, solari ( a sinistra del Cristo).
La Croce in mezzo ai due Luminari (Sole e Luna) è un tema non rarissimo nell'arte del Medioevo e del Rinascimento, e non ci sorprenderemo certo nel ritrovarlo in vetrate, miniature e affreschi di tutta europa.


Romanesque Crucifix - tratto da
http://www.richardcassaro.com/tag/ancient-wisdom

A volte, il sole e la luna sono dipinti in maniera da sembrare navicelle spaziali.

Crocifissione
affresco conservato nel Monastero di Visoki Decani in Kosovo


Crocifissione (dettaglio)
 Monastero di Visoki Decani in Kosovo
Si sa che la fantasia degli artisti è sfrenata.
Ma se si trovano gli stessi  motivi in un dipinto indiano che si riferisce (anche) ad una tecnica sessuale tantrico, la cosa comincia a diventare un po' troppo stravagante.
Se osserviamo i dettagli del dipinto di Raffaello, le somiglianze sono ancora più evidenti:
Alla destra del Trishula (il tridente di Shiva) c'è il sole e alla sinistra la luna, esattamente come nella Crocifissione "Gavari".
Sotto al Sole, a destra del Trishula, troviamo una figura scura e sotto la luna una figura chiara, esattamente come sotto la croce troviamo un angelo-scuro vestito (a destra) ed uno chiaro-vestito (a sinistra).




Il drappo rosso che copre i genitali del Cristo,poi, disegna la stessa linea del drappo bordato di  rosso, che vediamo al centro del Trishula., e lo stesso accade con i nastri che scendono dalle vesti dei due angeli e dalle due figure al lati del trishula.
Si dirà che mancano i due occhi della dea che nel disegno tantrico rivestono un importanza fondamentale (il trishula con gli occhi ei "reggitore di bastone" è la rappresentazione del mantra segreto SAUH, dove il tridente rappresenta la sillaba AU, unione di maschile e femminile, e i due occhi la sillaba SA, la shakti, in questo caso, del desiderio), ma la nostra fantasia e, soprattutto, la ricerca della simmetria di Raffaello, giocano strani scherzi: basta evidenziare gli spazi tra le braccia e l'asse orizzontale della croce per ritrovare lo "sguardo della Dea":


Se approfondissimo l'analisi dei due dipinti troveremmo ancora decine di analogia. ma il lavoro sarebbe troppo lungo.
Una cosa è certa:  l'anonimo "tantrika" e Raffaello hanno dipinto, in maniera diversa, lo stesso soggetto.
Siamo forse davanti alla divulgazione di uno stesso insegnamento?
Riguardo a Raffaello c'è una cosa interessante da dire: la sua opera era in un certo senso "fuori legge".
Il III Concilio di Costantinopoli (680-681 d.C.) i aveva proibito, nelle raffigurazioni pittoriche e scultoree, l'uso dei simboli di Sole e Luna collegati al Cristo.
Raffaello non poteva non saperlo, ma, pur di divulgare il messaggio (suo o del committente) decide, in un certo senso, di sfidare le leggi della Chiesa.
Un ,messaggio importante, evidentemente.
In India il Tridente, come lo Yoni Lingam (la vagina della dea e il pene del dio) e le rappresentazioni dell'Isola delle gemme (il mito della creazione tantrico) è una rappresentazione del Kamakala,un triangolo in cui è inscritto il mantra segreto 
सौः sauḥ.


सौः sauḥ non è un mantra comune, inutile ripeterlo 108 o ventimila volte, deve "scaturire" dal corpo della "Yogini".
E racconta il mistero  del "sonno di Dio".
Dorme il Dio, di un sonno che sembra eterno.
Lei, la Madre, danza e canta per riportarlo alla vita.
Lui apre gli occhi "Sa'Ham" dice, "Io sono Lei".
Fanno l'amore i due dei, e dall'unione nascono le stelle, la luna, il sole, gli esseri e le cose.
Lo sperma e gli umori della dea discendono dall'Isola delle gemme, oltre le dimensioni conosciute, si fanno suoni, lettere ("Logos Spermatikos"), che creano melodie, parole e frasi.
Ogni frase, parola, melodia è un astro del cielo, un'oceano, una Persona.
La creazione è musica.
Poi il dio si addormenta.
Di nuovo.
Rimane, del canto, solo una eco lontana.
E l'essere umano dimentica che il suo corpo è solo un involucro, un tempio che protegge la fiamma divina, 
Un tempio del Fuoco, ed il Fuoco è la Dea.
Per svegliare il Dio che dorme, bisogna arrendersi al fuoco e ripercorrere, a ritroso, il viaggio della creazione, risalire, di sfera in sfera, fino alla alla Matrice, alla Madre, per riconoscersi uno  con Lei.
La separazione crea dolore, sofferenza, morte.
L'unione degli opposti dà la gioia eterna.
L'essere di luce che riconosce se stesso nella Dea, gli alchimisti lo chiamavano Rebis



Di nuovo giochi di parole, di nuovo il Bisso.
In latino Byssus, in greco bùssos, in ebraico bûş.
Ma esiste anche un'altro termine, in ebraico, per indicare la seta marina: šëš.
Bizzarro.
Suona come il sanscrito śeṣa, nome del serpente dalle molte teste, su cui giace il Vishnu dormiente dei Purana.



A volte il Bisso è chiamato "Bava di Drago".
Lo prendono da un mollusco, il bisso,  la "Pinna Nobilis" e ne fanno fili per vesti cerimoniali, addobbi e corde per strumenti musicali, come il monocordo di Pitagora.
Mi hanno detto che nasconde dei segreti il Bisso, anzi dei misteri.
E forse, se anche può apparire sciocco, comprendere quei misteri può svelare il segreto della vita e della morte.
Così come il filo d'Arianna fa si che   l'eroe non si smarrisca nel labirinto dell'Uomo Toro, così il filo di bisso può, forse, aiutare le nostre anime  smaniose a non perdersi nella fascia oscura fatta di rimpianti, rancori e cose morte che ci impedisce la Visione della Luce.
Una visione che non è patrimonio di questa o quella religione, di questa o quella filosofia, ma è dell'Essere Umano, gli appartiene dall'inizio dei tempi, quando Amba, la Madre, proteggeva un regno grande come il mondo, 
[...]Le città erano d'oro, i fiumi erano di miele e latte, e mille e mille uccelli colorati cantavano tra alberi sempre verdi.. La notte, donne e uomini si riunivano attorno ai fuochi sacri, danzavano e narravano le storie di Amba, madre saggia e amorevole dell'Universo e del suo sposo, Samba Sada Shiva, colui che è unito alla Madre per l'eternità.


Roma, 1 ottobre 2014.





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