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UESHIBA E L'ASCOLTO SENZA SCELTA




Ieri sera Angelo, il Maestro di karate della mia palestra, si allenava in canotta. Cosa non usuale, per lui.
Sul braccio sinistro ha un bel tatuaggio di Ueshiba. 
"Muramuko", come lo chiamavano gli iniziati del Koto Dama, lo shintoismo esoterico.
 Muramuko è una spada, anzi la Spada, uno dei tre simboli del Giappone assieme allo Specchio e alla collana di Giada.
Per i giapponesi Ueshiba era una spada.
Questo vuol dire due cose: la prima è che la spada, per loro, ha vita, vita propria.
La seconda che Ueshiba era uno strumento, non proprio un essere umano.
Per praticare davvero lo Ai Ki Do (e il Qi Gong  e lo Yoga) bisogna metter da parte l'ego e connettersi con l'Universo.
Bisogna "ascoltare e ubbidire".
Per noi non è facile da capire.
I valori fondanti della  nostra società sono la volontà individuale, l'autostima,  la  determinazione, la ricerca del successo personale.
In  tempi  in cui anche gli uomini di lettere, i pittori o i danzatori vengono educati all'esercizio della Volontà Individuale: "Volli sempre volli fortissimamente volli"dicono gli uomini di successo l'idea di un guerriero (Ueshiba) che trae la sua forza dall'Arte della Resa, appare  lontana anni luce.
.Ascolta e ubbidisci, diceva Ueshiba.
 L' Ascolto non volitivo, l'Ascolto Senza Scelta, è l'insegnamento fondamentale dello Yoga , del Qi Gong e dell'Ai Ki Do.
Nella tradizione cinese viene definito semplicemente mettersi in QUIETE, ad indicare la condizione preliminare della pratica della Meditazione, dell'Arte Marziale, della Musica....
La scelta della posizione,per ottenere la Quiete  è di relativa importanza. 
Perché la posizione è forma  e l'ascolto è il contenuto.
Diciamo che la posizione corretta è quella  in cui il corpo è più a suo agio e che può essere mantenuta il più a lungo possibile. 


Riportato in Occidente il concetto di Ascolto senza scelta ha dato origine a  storture e incomprensioni, soprattutto nell'insegnamento dello Yoga.
Dire che "la posizione corretta è quella più comoda" non significa che stare sdraiati su un divano o sprofondare su una poltrona sia fare Yoga.
Lo scopo della "Tecnica"dell'Ascolto senza scelta è quello di realizzare l'identità tra lo spazio interno (ciò che è separato dall'Universo attraverso la pelle) e lo spazio esterno (l'Universo).
In pratica si deve scoprire lo stato naturale caratterizzato da  fluidità e morbidezza  per poi esprimerlo mediante gesti e posizioni.
Il corpo deve essere uno strumento espressivo dell'Essere e non un ostacolo: la pratica degli asana, nello stato di "Quiete" si trasforma in un rito che descrive e risveglia le energie primarie della creazione.
Le incomprensioni nascono dalla duplice valenza degli asana: 
da un lato sono uno strumento per sciogliere i blocchi psicofisici, le tensioni che impediscono al praticante di raggiungere quello stato di "Quiete", senza il quale non si può parlare veramente di Yoga (né di Ai Ki Do né di Qi Gong).
dall'altro sono i passi della danza degli dei.
In molte scuole di Yoga si pone un'attenzione eccessiva sulla forma esteriore degli asana, quasi che lo scopo della pratica sia annodarsi le gambe o mettersi a testa in giù per ore, e questo  è un po' il guardare il dito che indica la luna anziché la luna.
D'altro canto  trascurare completamente il lavoro sul corpo, dedicandosi esclusivamente ad esercizi di rilassamento e concentrazione, come fanno alcuni, nel caso non si siano sciolti i blocchi psicofisici chiamati granthi, in sanscrito, può innescare delle spirali nevrotiche.




Nell'Ai ki do di Ueshiba e nelle  tecniche di origine taoista avviene la stessa cosa.
A volte   il mezzo, gli esercizi che hanno lo scopo di  "sciogliere i nodi",  pensati magari  per un singolo allievo, si trasformano nel fine, ovvero in una tecnica che dovrebbe portare ad una qualche realizzazione o abilità.
 Chi ha conosciuto Ueshiba racconta che i suoi esercizi cambiavano di volta in volta.
lui non praticava mai ciò che noi chiamiamo riscaldamento o warm up.
Si sedeva in Seiza  o a volte in piedi e si disponeva all'ascolto.
Creava anche  esercizi per i singoli  allievi, per sciogliere i  nodi prima della fase di ascolto, ed è accaduto, a quanto mi dicono,  che  certi suoi esercizi siano stati presi per tecniche di combattimento.
Nell'insegnare lo Yoga, lo Ai ki do o il Qi Gong  bisognerebbe portare l'attenzione sull'Essere Umano, e non sulle tecniche o sui giochi della mente.
La conoscenza di molte tecniche fisiche o la totale ignoranza del lavoro sul corpo, possono rivelarsi ostacoli insormontabili, per il praticante.
Lo scopo di queste discipline deve essere quello di condurre il praticante  ad una
"azione naturale e creativa che spontaneamente permette una ridistribuzione delle energie sotterranee  fino a condurre tutto il sistema psicofisico ad una nuova totale funzionalità"
Una trasformazione spontanea e irreversibili dell'insieme Corpo/Parola/Mente come quella prospettata dallo Yoga (e dall'Ai Ki Do e dal Qi Gong) può avvenire solo grazie all'Ascolto Senza Scelta.

 



Commenti

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