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TRASFORMAZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE - IL SADHANA TANTRICO


L'addestramento tantrico ( sādhana) è un viaggio attraverso cinque diversi luoghi o città, cinque tappe, Iṣṭadevatā, Maṇḍala, Mudrā, Pūja, Mantra, per giungere, infine , alla realizzazione, Samudācāratā (gnyis la yongs su rgyu ba med pa)

La prima ( Iṣṭadevatā, y-dam in tibetano) è la pratica dell'evocazione.

Si visualizza nel cuore, sulla testa, dinanzi a sé, una delle forme della divinità.
Quella che fa risuonare le corde misteriose dell'inconscio. È qui che l'āsana insorge, come un fiore che sboccia, dicono i poeti indiani, o il desiderio, improvviso, che trasfigura gli amanti.
Il Maṇḍala ( dkyl-'khor) delimita lo spazio sacro.
A dir la verità la divinità è illimitata, per definizione. Ma come può la mente umana figurasi un qualcosa di così illogico (alogico, diceva Avalon)?
Un mare senza sponde, una montagna senza fine, un pozzo senza fondo non riusciamo nemmeno a immaginarceli.
Il Dio, di Nicola Cusano, dei taoisti e degli yogin, centro e circonferenza di ogni cosa, non può essere raggiunto con la ragione.
Non si può comprendere.
Però c'è il mondo.
E quello lo possiamo conoscere, immaginare, reinventare.
Dal volto del figlio si indovinano i tratti del padre.

In quell'incredibile gioco di specchi che è lo Yoga, si crea un universo contratto, il Maṇḍala,in cui far agire la divinità da noi stessi ideata.
Con le Mudrā ( phyag-rgya), si infonde vita nell'evocazione, la si anima.
Ora la divinità è presente, qui, sul nostro piano di esistenza.
Le si rende omaggio con la Pūja ( mchod-pa), la si chiama con il suo vero nome e se ne assumono i poteri ( Mantra ).
L'ultima tappa è Samudācāratā (gnyis la yongs su rgyu ba med pa), che si può tradurre con abitudine alla non dualità.
É la realizzazione dello stato naturale, il Sahaja.
Si insegna a dar forma tangibile ad un'idea, nel sadhana tantrico, si insegnano gli incantesimi per renderla viva e ci si unisce a lei.
Una “ pratica” conosciuta o sognata da ogni artista.
L'attore che piange e si dispera per Ecuba, sarebbe grottesco se non rivestisse di magia parole scritte da altri.
E cosa distinguerebbe il danzatore dal ginnasta se non fosse per quella nostalgia del cielo che rende poesia salti e piroette?

Se la tappe del Sadhana sono sempre le stesse (sei come il percorso interno dell'enneagramma di Gurdjeff, i dettagli (sequenze e posizioni, Mudra, Mantra ecc) variano a seconda della famiglia mistica di appartenenza.

Le famiglie mistiche sono rappresentate dai cinque Dhyani Buddha (Vairocana, Amithaba, Akshobia, Ratnasambhava,Amogasiddhi), dalle cinque teste di Siva (Sadyojāta,Vāmadeva, Aghora, Tatpuruṣa, Īśāna) o dalle cinque Terre originarie ( Il monte Meru e le grandi terre circostanti:Purvavideha/Est, Uttarakuru/Nord, Aparagodaniya/Ovest, Jambuvidpa/Sud).


Ogni Famiglia Mistica, Pañca Kula in sanscrito, corrisponde ad una delle cinque emozioni fondamentali, i cinque motivi che ci portano ad incarnarci e a "cadere" nella catene delle rinascite o Samsara.

La realizzazione consiste nell'integrazione delle cinque emozioni negative e del loro corrispondente positivo in cinque tipi diversi di conoscenza.

Cinque diverse realizzazioni (sarupya ecc) che conducono alla realizzazione non duale, uno stato che a volte è detto nelle upanishad vaisnava NIRVANA o NIRODHA o TURIYA ma che è oltre questo stato (Turiya Turiya, o "quinto" come lo chiamava Ramana Maharishi).


Il primno passo verso la trasformazione delle emozioni negative è il riconoscimento della famiglia mistica di appartenenza.

Ogni famiglia è legata a una emozione negativa:
ODIO e RABBIA (AKSHOBIA, famiglia dell'Acqua).

GELOSIA e INVIDIA (AMOGASIDDHI, famiglia del Vento).

PASSIONE CIECA (AMITHABA, famiglia del Fuoco).

ORGOGLIO E PRESUNZIONE (RATNASAMBHAVA, famiglia della Terra).

IGNORANZA (VAIROCANA, famiglia dello Spazio).

Per riconoscere la propria famiglia di appartenenza o la Terra dell'inizio dal quale proviene, il Sadhaka solitamente si affida al sogno o alla coincidenza significativa.

Un tempo si faceva gettare un fiore o un bastoncino sul Mandala, ad occhi chiusi.
Il campo in cui fiore o bastone cadevano indicava la Famiglia di appartenenza.

Tutti i mandala rappresentano le cinque Famiglie.

E presentano coppie di divinità intente a far l'amore (che indicano l'aspetto statico non connesso al divenire e l'aspetto dinamico) e altre divinità dall'aspetto terrifico che stanno all'esterno del mandala (ad indicare le forse del CONSCIO che scendono nell'INCONSCIO per portare alla luce le pulsioni nascoste)

A volte le divinità sono sostituite da simboli e colori, altre da lettere dell'alfabeto sanscrito (si usa il sanscrito per i mandala, sia in Tibet che in Cina che in Giappone).


Il Mandala è la rappresentazione insieme dell'Universo (Macrocosmo) e del praticante (Mcrocosmo).
E' un simbolo Universale.

Lo Yantra, sempre associato a particolari mantra, è invece specifico di determinate vasana o qualificazioni o tendenze soggettive.


Ogni Mantra rappresenta una divinità o un gruppo di ddivinità, ovvero degli dei , degli archetipi che con il potere vibrazionale penetrano nelle acque dell'inconscio CONSCIAMENTE, e per risonanza muovono le emozioni che abbiamo bisogno di portare in superficie e, in qualche modo ce le fanno chiamare per nome.


Prendiamo ad esempio il mantra di Padmasambhava Padmasambhava era uno Yogin indiano non appartenente a nessun ordine monastico, chiamato in Tibet da Yeshe Tsogyal nel 700 d. C. per insegnare lo Yogachara.

Il suo mantra è:

OM AH HUM VAJRA GURU PADME SIDDHI HUM.

OM AH HUM (Bhur Bhuva Svara nel gayatri) è il mantra della suprema saggezza, dove HUM rappresenta il corpo (O il Cuore o l'energia sessuale, il Piano di veglia Visva), AH rappresenta la Parola (La bocca, l'insieme delle energie sottili, il piano dio sogno Taijasa) OM la mente (ciò che sottende la manifestazione, la conoscenza di Isvara, il piano di sonno profondo taijasa).


Vajra (che i tibertani pronunciano BEZDRA o BEZA o qualcosa del genere) che significa diamante è il simbolo della famiglia dell'ODIO (Akshobia).



Guru che vuol dire maestro (ma NAMOGURU è il Narayana) rappresenta la famiglia dell'Orgoglio (Ratnasambhava). 


PADME (PEMA in tibetano= Loto), rappresenta la famiglia della PASSIONE ( AMITHABA).


SIDDHI (Potere psichico, realizzazione, perfezione) rappresenta la famiglia della GELOSIA o dei CONTENUTI KARMICI (AMOGASIDDHI).


HUM (bija mantra della protezione corrispondente a Sadasiva) rappresenta la famiglia dell'IGNORANZA (VAIROCHANA)




Se si è intonati e abbiamo sviluppato l'arte dell'ascolto interiore, ripetere il mantra di Padmasambhava e sentire dove e come le singole sillabe risuonano dà interessanti indicazioni.


Le immagini dei Dhyani buddha (e delle Dee corrispondenti) sono archetipiche.
In qualche modo risuonano.

E meditare sull'Y-Dam ovvero "riempire la mente con l'immagine della divinità o con il suono del mantra corrispondente, dà altre indicazioni.

C'è da tener presente che se uno è intriso di rabbia e odio difficilmente la riconoscerà in se stesso.

L'acqua del mare non sa di essere acqua di mare.
proverà magari attrazione per la terra (le onde corrono a frantumarsi sugli scogli appena possono....).

per cui c'è sempre bisogno degli altri.

Spesso, come per magia, le persone che ci stanno d'intorno sembrano parti di noi.
Si comportano come abbiamo imparato a comportarci nell'infanzia o in vite precedenti(?) con gli stessi vizi, le stesse modalità.

Naturalmente siamo noi che le vediamo così, non sono loro ad esserlo.
E' il fenomeno della proiezione.

I ritiri, i distacchi servono solo nel caso siano già prodotti quei fenomeni che alcuni chiamano "Rottura dei livelli dell'io" o samadhi.

E' dopo l'esperienza del samadhi che si può dire veramente di "praticare Yoga".

Prima si è "SADHAKA".

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