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ĀCĀRA - I LIVELLI COSCIENZIALI DELLO YOGA


Guru Dev - Shankaracharya Swami Brahmananda Saraswati
 



Andando in giro sui siti che parlano di Yoga, ho avuto l'impressione che, rispetto a dieci, quindici anni fa, si faccia un uso assai ridotto dei termini "tecnici".
Spesso si usano delle parole inglesi o si inglesizzano le parole sanscrite, si parla ormai anche in Italia di ASANAS e śiva ormai anche da noi è SHIVA (meglio allora sarebbe scrivere SCIVA, almeno il suono assomiglierebbe all'originale...).

A volte si usano  i termini sanscriti, ma, col fatto che la new Age  ci ha insegnato ad affidarci al potere evocativo delle parole senza mai chiedercene il significato, non si sapiù di che si parla.

L’inconscio lavora e ci si convince che una parola significhi ciò che desideriamo. 
Cerchiamo conferme delle nostre credenze nell'uso fumoso ed inesatto di termini che hanno invece un significato precisissimo. 

आचार्य ācārya ad esempio significa precettore, ma nella filosofia tradizionale indiana è colui che avendo portato a termine il percorso di un आचार ācāra (condotta di vita, costume, usanza, comportamento) può insegnare a coloro che sono al suo stesso livello coscienziale a portare a compimento il medesimo percorso di quel determinato stadio o livello.

Cosa sono gli ācāra? Sono ciò che talvolta definiamo "qualificazione".
Sono i livelli gli stadi coscienziali "contenuti" in ciò che definiamo talvolta corpo fisico.

Spesso si interpreta deha con corpo grossolano. Ma è inesatto. Il corpo grossolano è स्थूल sthūla deha ovvero corpo, aspetto GRASSO-LARGO.... Ed è il contenitore di सूक्ष्म sūkṣma deha ovvero corpo, aspetto sottile, fine, delicato.
सूक्ष्म sūkṣma deha sono in definitiva gli ācāra.
Il primo è definito vedācāra.
Il sadhana relativo riguarda la conoscenza dei veda e la pratica dei riti o azioni.
È questo ciò che si definisce karma yoga (o kriyā o karma marga).

Il fine del sadhana relativo è il riconoscimento ed il rafforzamento del proprio dharma.
Il riconoscimento del proprio dharma conduce allo sviluppo della fede.

Si tratta di una fede inconsapevole, cieca che corrisponde al secondo stadio o Vaisnavācāra.

Il sadhana a questo stadio è bhakti yoga (bhakti marga)
siamo nel campo della devozione e della scoperta del potere di mantenimento della divinità (viṣṇu).

Bhakti yoga ha il compito di cominciare a distruggere l'A-DHARMA, continuando a rafforzare il dharma.
La consapevolezza si unisce alla fede cieca.

Il passo successivo è la via del guerriero, ksatriya.
lo stadio coscienziale è quello corrispondente alla consapevolezza di siva ovvero saivācāra.

La fede cieca sviluppata con karma yoga, unita alla devozione sviluppata con bhakti yoga si unisce alla consapevolezza della discriminazione.

Siamo al sentiero di jnana marga che ci conduce al quarto stadio detto daksinācāra.

दक्षिण dakṣiṇa significa sud e per analogia destra (questo perché le mappe indiane erano rovesciate rispetto alle nostre: noi ci rivolgiamo ad ovest-tramonto e ci troviamo il nord a destra, mentre gli indiani si rivolgono ad est-alba e si trovano il sud a destra)

Daksinācāra non ha quindi a che vedere con ciò che è definito nel tantrismo via della mano destra , ma con dakṣiṇamurti, siva con la faccia rivolta a nord che si manifesta come guru.

la cosa interessante è che daksinācāra è l'inizio del percorso verso la liberazione.

è qui infatti che si manifesta la volontà o decisione interiore, la prima apparizione del maestro interiore .
si tratta di antar laksa.
अन्तर् antar significa dentro, interiore e लक्ष lakṣa è ciò che indica , che dà il ritmo e la direzione.

con jnana marga termina il percorso di conoscenza, rafforzamento e purificazione del dharma e poi e può iniziare il viaggio a ritroso, la distruzione dei contenuti(neti neti) ovvero la rescissione da tuti i legami (pasha)
il processo di rescissione , attuabile solo dopo la rettificazione mercuriale, ha inizio dove finisce jnana marga, ed jnana marga può essere intrapresa solo da chi è allo stadio(qualificazione)definito daksinācāra.
occorre cioè aver "integrato" karma marga e bhakti marga.

per rendersi conto di cosa significa ciò basterà ricordare che chi è allo stadio di daksinācāra ( solo chi è allo stadio di daksinācāra) è (veramente) iniziato al gayatri mantra, il che significa che ha la conoscenza delle tre śakti del brahman (jnana conoscenza, kriyā-azione,-icchā desiderio), ha la conoscenza dei tre guna (tamas-siva, rajas-Brahma, sattva-viṣṇu) e comprende le tre dee (sarasvatī, lakṣmī, uma) come l''unica dakṣiṇā kalika o Adi śakti.

il potere di chi ha risolto le guaine fine alla consapevolezza del daksinācāra è immenso.
se si legge il dakshinamurtistotram di Śaṃkara (opere minori volume secondo-ed. asram vidya) ce ne possiamo fare un 'idea.

perché è importante questa conoscenza, anche semplicemente eruditiva, degli ācāra?
perché ci fa rendere conto che la via è molto più lunga e difficile di quanto si creda.

una volta giunti allo stadio di daksinācāra si può finalmente accedere a nivritti, ovvero portare a termine la rottura dei legami.


questo processo può durare una infinità di vite(secondo la tradizione induista) e passa attraverso tre stadi prima di giungere allo stadio del jivan mukta.
turya, diremmo in altri termini.

ma turya a sua volta è suddiviso in jiva turya, para turya brahma turya e turya-turya, il cosiddetto V° Pāda.

tre stati o livelli diversi che rispondono alle caratteristica del neonato, della levatrice, della misteriosa, ovvero lo stato del neonato o della infinita potenzialità (sarasvatī) , del maestro del mondo (lakṣmī), dell'insondabile (uma).


La via a ritroso secondo la Tradizione è molto più lunga e faticosa di quanto si creda.
coloro che parlano dell'inutilità della sadhana non sanno di che parlano.
esiste una diversa sadhana per ogni stadio coscienziale.
e tale sadhana va portata a compimento.

Shakta, shaiva, vaishnava non sono etichette o credo religiosi, ma sono parole che indicano precisi stadi coscienziali.

Karma yoga, bhakti yoga, jnana yoga non sono discipline da scegliere a seconda dei gusti o delle diverse suggestioni, ma sono dei diversi percorsi che solo chi è ad un determinato livello coscienziale può intraprendere.

Logico che tutti noi, anche senza dirlo esplicitamente, amiamo gongolarci all'idea di essere in prossimità dell'illuminazione.

Ma se attraverso la conoscenza anche solo eruditiva, dei termini e dei significati ci rendiamo conto dell'incredibile costruzione , immensa, di cui le scritture indiane ci danno l' immagine riflessa forse comprenderemo di come certe nostre presunte realizzazioni/intuizioni/consapevolezze siano solo l'inizio di un percorso lunghissimo che necessita di continuo lavoro, attenzione, sudore, fatica.

Commenti

  1. Molto chiaro e interessante. Sto leggendo Shakti e shakta di A.Avalon e cercavo di capire meglio il termine acara. Così mi sei stato molto utile. Grazie

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