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LE PRATICHE SESSUALI NELLO HATHAYOGA


Recentemente, in una discussione su un gruppo che si occupa di Tantra, ho scoperto che alcuni insegnanti e praticanti affermano che nello Hathayoga non si parla di sesso e di energia sessuale.
La cosa è assai sorprendente.
Lo Hathayoga è la tecnica alchemica dei Siddha Nath,i tantrici come Boghanathar, Tirumular, Babaji Nagaraji e lepratiche sessuali sono descritte in maniera dettagliata nelpiù famoso manuale di hathayoga di tutti i tempi,lo hathayogapradipika.
Il fatto che si neghi l'appartenenza dello hathayoga al tantrismo  secondo me è assai bizzarra.
Per cercare di chiarire ed eventualmente aprire una discussione in proposito (magari!!!) incollo alcune pagine del mio libro Tantra la Via del Sesso (Aldenia Edizioni, Firenze 2015)




LA LUCERNA DELLO YOGA
Le tecniche sessuale descritte nello Haṭhayogapradīpikā  il più antico e  più diffuso  manuale pratico di haṭhayoga.


Se vogliamo trovare la descrizione delle vere tecniche sessuali tantriche non dobbiamo cercare nel Kāmasūtra o in  compendi sull’Arte Amatoria, ma nei manuali di haṭhayoga [1].
Tra questi il più antico e il più diffuso è loHaṭhayogapradīpikā che nella terza parte descrive [2] con una chiarezza devastante, le pratiche erotiche..
Niente a che vedere con lo sfogo, divertito e divertente di Indrāṇī o con le evoluzioni acrobatiche degli amanti del Kāmasūtra: lo Haṭhayogapradīpikā (“la lucerna dello Haṭhayoga”) parla esclusivamente di cosa fare, di come farlo  e di quali effetti si debbano sperimentare..
Le istruzioni sono così chiare e dirette che non lasciano spazio a nessuna interpretazione simbolica o allegorica.
Per darne un’idea ho scelto alcuni versi particolarmente espliciti (tratti da Haṭhayogapradīpikā III, 87-96):

“[...] Che l'uomo si alleni a risucchiare lo sperma anche dopo che è stato versato all'interno della vagina[...]”

“[...] Il vero yogin risucchia con il pene [...] sia lo sperma che i fluidi sessuali femminili [...]” 

Nell’unione tantrica, il maschio deve prendere in sé l'energia femminile, anche attraverso i fluidi vaginali. Li deve assorbire sia tramite  bocca e  lingua, sia con il glande
Il glande, anche se la maggior parte degli uomini lo ignora, ha la possibilità, di suggere i liquidi.
Gli yogin si  allenano risucchiando, con leggere contrazioni dei muscoli sottili del pene, latte tiepido o acqua e miele.
Altri muscoli da scoprire ed  allenare sono quelli dell'ano.
Sono divisi in cinque zone (come le narici: il naso e l'ano sono collegati per lo yoga) corrispondenti ai cinque elementi (Spazio, Aria, Fuoco, Acqua e Terra) e bisogna imparare a muoverli sia tutti insieme (centro) che separatamente (zona inferiore, superiore, lato destro e lato sinistro).
La sensibilizzazione dei muscoli del glande permette l’assorbimento degli umori femminili, quella dei muscoli  dell’ano ci consentirà invece di condurre “fisicamente” l'energia in alto, lungo la colonna vertebrale..


“[...] Dopo aver fatto l'amore, i due amanti devono ungere i loro corpi con lo sperma e i fluidi vaginali mescolati insieme e rimanere seduti in pace a godersi la loro gioia [...]” 

Gli yogin assorbono gli ormoni e le sostanze nutrienti dei liquidi genitali in tutte le maniere possibili: non uno sola goccia di sperma e di secrezioni vaginali come vedremo in un altro brano deve andare perduta.

“[...] Il controllo dei fluidi sessuali fa bene anche se c'è l'eiaculazione [....]”

La ritenzione del seme non fa parte delle tecniche fondamentali del tantrsimo sessuale. Questo è un punto che rimarcheremo anche altrove: nelle pratiche sessuali porre l’accento sull’arresto della eiaculazione, come insegnano alcuni maestri tantrici e taoisti moderni, può avere effetti deleteri.

“[...] Lo sperma più buono è quello mediano.
Quello iniziale è troppo carico di bile e quello finale è povero di sostanze nutrienti [...]"[3]

Non mi pare che ci sia molto spazio per la fantasia: gli yogin (femmina e maschio) dello Haṭhayogapradīpikā non fanno l’amore per procreare,  passare il tempo o  sperimentare nuovi metodi per godere: il loro fine è l’identificazione con la divinità e con l’Universo.
Per loro l’erotismo è Arte e Sscienza insieme.
È un libro pazzesco lo Haṭhayogapradipika: le sue parole hanno il potere di disciogliere come neve al sole molti  luoghi comuni sul Sesso, sullo Yoga e sulla Filosofia indiana, e leggerlo con attenzione significa entrare in un mondo per noi alieno, privo di tutti riferimenti ideologici e culturali su cui si fonda la società odierna, il Mondo del Tantra.
Dice il primo sutra del III capitolo:

3.1:
"Le teste dei 
nāga sono il pilastro del Mondo, con le sue montagne e foreste.
Allo stesso modo kuṇḍalinī è il pilastro del Ttantra Yyoga"

I nāga sono esseri semidivini, metà serpenti e metà uomini, che nei miti indiani interagiscono sia con gli Dei che con l’umanità,  a volte come alleati altre come nemici.
Che si tratti di una stirpe (i “Rettiliani”), come sostengono alcuni, o di una rappresentazione delle energie vitali, quel che emerge dal sutra è che sono loro, con la loro natura serpentina il pilastro del Mondo.La Terra, per il Tantra, è un organismo vivente animato dal vario combinarsi di energie né positive né negative. simili, nella forma e nella qualità, al serpente, anzi al Cobra che dei serpenti è considerato il Rre. A sua volta il Ttantra Yyoga non è una disciplina,  ma un territorio, un mondo sostenuto da kuṇḍalinī[4] la Dea in forma di serpente.


 LA YOGINĪ
Differenza tra yoginī e yogin.
Il corpo della donna come dimora delle tre “Grandi Madri”.



La Dea, e la donna , che ne è incarnazione vivente, è onnipresente nel Tantra.
Si respira il suo profumo ovunque, e, andando avanti nella lettura dello Haṭhayogapradipika si capisce che la protagonista assoluta delle tecniche sessuali è Lei, la yoginī.
,
III.99
"La donna che raggiunta la maestria nelle Arti del Sesso, contraendo i muscoli sottili della vagina, risucchia lo sperma e trattiene i propri fluidi vaginali, è una
yoginī "

La yoginī  non è una semplice praticante di yoga. In sanscrito con la parola, neutra,  yogin si indicano i praticanti di entrambi i sessi, yoginī, invece, è la Donna realizzata, capace di condividere lo stato di ānanda, beatitudine suprema, col suo compagno, che viene chiamato, a volte, kanthādhārin, che significa "Sposo dell'Amata" o "Sposo della Sacerdotessa".
La differenza di significato tra yogin e yoginī  riflette le diverse caratteristiche e potenzialità dell'uomo e della donna.
Nel corpo femminile, non solo i canali energetici sono più morbidi e ampi, ma si trovano tre luoghi, detti vuoti creativi, in cui dimorano le "Grandi Madri", le tre forme della Dea che incarnano il Vuoto, la Luce e il Suono.
La vagina è la dimora di Umā/Pārvatī, la" Madre del Vuoto e del Desiderio", nel cuore risiede Lakṣmī " Madre della Luce e della Gioia" e nella gola  troviamo Sarasvati "Madre del Suono e della Musica". La valenza operativa delle pratiche sessuali dipende in gran parte dalla relazione tra vagina, cuore e  gola, e dal loro entrare in risonanza durante l'orgasmo femminile.
I tre vuoti creativi sono considerati tre Maṇḍala.
La vagina in particolare è detta “Maṇḍala Segreto”.
Per  maṇḍala  si intende una rappresentazione grafica o tridimensionale dell’Universo,  nella quale le tre forze primarie (Fuoco, Sole, Luna)  si combinano con le cinque direzioni dello spazio, dando vita ai cinque elementi della fisica,  alle cinque azioni fondamentali , alle cinque percezioni ecc. ecc. Scoprire le zone della vagina  che corrispondono a Terra,  Acqua, Fuoco, Aria, Spazio, e stimolarle nell’ordine della dissoluzione ( Terra – Acqua – Fuoco – Aria -  Spazio) e  poi della manifestazione  (Spazio – Aria- Fuoco – Acqua – Terra) significa svelare l’identità tra  Microcosmo e Macrocosmo, tra il corpo degli amanti  e l’Universo,  trasformando, di fatto, l’atto sessuale  nel Rito della Creazione.









LA DANZATRICE DEL CIELO
La Donna come incarnazione della divinità.



Abbiamo visto (Haṭhayogapradipika III, 99),che la donna deve allenare i muscoli sottili della vagina, per risucchiare nel suo corpo lo sperma e i liquidi vaginali. La prima cosa che viene in mente è il pericolo di gravidanze indesiderate, ma pare che il rischio fosse pressoché inesistente.
La praticante di yoga tantrico ha una sensibilità, una conoscenza dell’apparato riproduttivo e delle fasi legate alle lunazioni tali da poter decidere quando e se rimanere in cinta. La gravidanza a seguito di un rapporto sessuale tantrico é cosa estremamente rara, e il bambino (bambina) nato in quel frangente è considerato un individuo  eccezionale, uno yoginībhū, generato da una yoginī.
A seconda delle fasi lunari vengono riconosciute 16 diverse condizioni della vagina, associate ai  16 suoni vocalici dell’alfabeto sanscrito, e ai 16 petali del cakra della gola. Come vedremo nel sutra seguente il  legame tra suono, gola e organi genitali femminili è la chiave delle pratiche sessuali tantriche. 

III,100
"Nel suo corpo non andrà perduta una solo goccia di fluido femminile.
Nel suo corpo il suono assumerà la forma del seme".

Trovo che  il verso“Il suono assumerà la forma del seme”.sia bellissimo.  Per lo Yoga tutto è musica. Un fiore, un gabbiano, una montagna, non sono altro che melodie cristallizzate e la creazione del Mondo  non è altro che la capacità di trasmutare il suono in materia.
Per il Tantra è il corpo della donna a custodire il segreto della trasmutazione.
Guardate l’ immagine sotto, tratta dalle tavole di Gray’s Anatomy: la somiglianza tra forma dell’ugola e quella della vagina è evidente.






E non si tratta solo di una somiglianza formale: i suoni emessi dalla gola influenzano i movimenti della vagina e viceversa.
Per un’ostetrica è facile ad esempio verificare che l’emissione del suono “A” in una partoriente coincide con l’allargamento della vagina, l’emissione del suono “U con il restringimento e l’emissione del suono “M” con il passaggio intermedio tra le due fasi.
Per lo Yoga tantrico la A e la U  sono due delle sedici sillabe vocaliche (kalā) inscritte nei petali del fiore di loto che rappresenta il plesso della gola, o viśuddha cakra.:  

               AṂ - ĀṂ - IṂ - ĪṂ - UṂ- ŪṂ - ṚṂ - ṜṂ - EṂ - AIṂ - OṂ - AUṂ - AṀ - AḤ





Le sedici sillabe rimandano ai gemiti di piacere della donna, durante l’unione sessuale disegnando un percorso che va dall’eccitazione (AṂ ) all’orgasmo (AḤ).
Nel Tantra sono così importanti da essere considerate delle divinità chiamate Nitya[5] o  Mātṛka[6].
I nomi delle sedici Dee delle vocali sono assai evocativi:
la prima, AṂ è Kāmeśvarī, Signora del Desiderio, la seconda, ĀṂ, si chiama Bhagamālinī  che si potrebbe tradurre con “Colei che fa Ghirlande con la Vagina”, la terza, IṂ è  Nityaklinna  “l’Eternamente Bagnata” o “l’Eterna Umida” e così via, fino alla sedicesima, AḤ, TripurasundarI.
Le sedici sillabe vocaliche sono chiamate Mātṛka perché hanno il potere, con il loro suono di dar vita alle consonanti e quindi alle parole e alle frasi, rendendole comprensibili. Il potere di generazione delle vocali è evidente in qualsiasi lingua del mondo: la coppia di consonanti “LT” per esempio sia  scritta che pronunciata  in italiano non vuol dire niente  ma aggiungendo le vocali può assumere almeno una decina di significati diversi:  LATO – LATI – ALTO – ALTI – LOTO – LOTI – ALATO – ALATI – ALITO….
Per i tantrici il potere di generazione della parola e il potere di generazione della materia dimorano entrambi nel corpo femminile e sono espressione della medesima energia chiamata Śakti o Kuṇḍalinī[7].

III,101
"Lo sperma e i fluidi vaginali mescolati all'interno del suo corpo, attraverso la pratica di
vajrolī portano alla realizzazione finale".

Vajrolī mudrā (vedi capitolo con lo stesso nome) è una pratica relativa ad un particolare canale energetico,Vajra nāḍī che  dagli organi genitali risalendo lungo la colonna vertebrale, arriva alla ghiandola pituitaria (l’epifisi, posta nelle immediate vicinanze de chiasma ottico). Il legame tra la ghiandola pituitaria,  gli ormoni sessuali e i fluidi genitali, conosciuto agli yogin da millenni, è stato scoperto dai nostri scienziati solo negli anni ’50 del XX secolo. Il sutra pare suggerire un qualche collegamento tra ciò che chiamiamo Realizzazione o Illuminazione e la capacità di produrre neuro ormoni.

III,102
"E' una yoginī colei che risucchia il proprio fluido vaginale verso l'alto.
Conosce il passato e il futuro e danza nel cielo" 

“Colei che Danza nel Cielo” è una Dakini, una creatura divina che incarna le forze primarie della creazione. Letteralmente Dakini significa “mangiatrice di carne umana”, ma questo non vuol dire che praticando tantra si diventa antropofagi: la “carne umana di cui si cibano” le Dakini è la materia grossolana di cui è composto il loro corpo. Il sutra parla di alcuni dei poteri psichici che emergono nella pratica, come la chiaroveggenza e la possibilità del viaggio astrale.


III.103
"La perfezione del corpo si ottiene con l'aspirazione dei fluidi vaginali e dello sperma.
Questo yoga porta alla realizzazione [anche] godendo dell'orgasmo".


Per “perfezione del corpo” si intendono la bellezza, la salute e la longevità.
Questo è un concetto importante. Nella nostra cultura basata sul dualismo platonico tra materia – spirito, si tende spesso a considerare il corpo, se non la prigione dell’anima, qualcosa di poco nobile, di impuro.
Per il tantrismo non c’è assolutamente differenza tra corpo e anima.
L’essere umano è Corpo, Parola e Mente, con  Parola che sta ad indicare  le energie vitali, e la Realizzazione consiste nell’integrare armoniosamente queste tre componenti, fino a scoprire l’identità tra Energia e Materia.
La Mente è sacra perché ogni pensiero nasce dalla Dea
La Parola è sacra perché ogni suono è un canto in Suo onore
Il Corpo è sacro perché in ogni organo, muscolo, cellula danza Lei, Kuṇḍalinī, .che come ci dice il testo nel sutra successivo non è altro che uno dei nomi della Dea:

III.104
"La tortuosa (Kutilangi), colei che si eleva (Kuṇḍalinī), il serpente femmina (Bhujangi), la Shakti, Isvari, Kundali, Arundhati non sono altro che sinonimi" .















[1]Lo haṭhayoga è tantra.
Come ho già accennato la discriminazione che si fa tra le due discipline è dovuta in parte alle caratteristiche del sanscrito, una lingua polisemantica nella quale ogni parola e addirittura ogni sillaba può assumere significati diversi a seconda del contesto in cui è inserita, ma soprattutto a ragioni commerciali e culturali.
Non credo che, qui, sia il caso di approfondire l’argomento, ma è bene sapere che lo Haṭhayoga non è quel mix di ginnastica dolce, ed esercizi di rilassamento che si insegna nella maggior parte delle Scuole e delle Palestre, ma è una tecnica alchemica che si fonda sull’utilizzazione delle energie sessuali.

[2] Come qualcuno avrà notato, fino ad ora ho usato  le parole tantra, haṭhayoga e, a volte, yoga attribuendo loro il medesimo significato.Non si tratta di un errore, lo haṭhayoga è tantra.
La discriminazione che si fa tra le due discipline è dovuta in parte alle caratteristiche del sanscrito, una lingua polisemantica nella quale ogni parola e addirittura ogni sillaba può assumere significati diversi a seconda del contesto in cui è inserita, ma soprattutto a ragioni che potremmo definire ideologiche.
Non credo che, qui, sia il caso di approfondire l’argomento, ma è bene sapere che lo haṭhayoga non è quel mix di ginnastica dolce, ed esercizi di rilassamento che si insegna nella maggior parte delle Scuole e delle Palestre, ma è una tecnica alchemica che si fonda sull’utilizzazione delle energie sessuali.

[3] La traduzione è mia, ma mi sembra in linea con la maggior parte delle versioni pubblicate. Questi sono i versetti originali con la traslitterazione in caratteri latini:

नारी-भगे पदद-बिन्दुमभ्यासेनोर्ध्वमाहरेत
छलितं निजं बिन्दुमूर्ध्वमाकॄष्ह्य रक्ष्हयेत || ८७ || 
nārī-bhaghe padad-bindumabhyāsenordhvamāharet |
chalitaṃ cha nijaṃ bindumūrdhvamākṝṣhya rakṣhayet || 87 || 

ॠतुमत्या रजो|अप्येवं निजं बिन्दुं रक्ष्हयेत
मेढ्रेणाकर्ष्हयेदूर्ध्वं सम्यगभ्यास-योग-वित || ९१ || 
ṝtumatyā rajo|apyevaṃ nijaṃ binduṃ cha rakṣhayet |
meḍhreṇākarṣhayedūrdhvaṃ samyaghabhyāsa-yogha-vit || 91 ||

वज्रोली-मैथुनादूर्ध्वं सत्री-पुंसोः सवाङ्ग-लेपनम
आसीनयोः सुखेनैव मुक्त-वयापारयोः कष्हणात || ९३ || 
vajrolī-maithunādūrdhvaṃ strī-puṃsoḥ svānggha-lepanam |
āsīnayoḥ sukhenaiva mukta-vyāpārayoḥ kṣhaṇāt || 93 ||

सहजोलिरियं परोक्ता शरद्धेया योगिभिः सदा
अयं शुभकरो योगो भोग-युक्तो|अपि मुक्तिदः || ९४ || 
sahajoliriyaṃ proktā śraddheyā yoghibhiḥ sadā |
ayaṃ śubhakaro yogho bhogha-yukto|api muktidaḥ || 94 ||

अथ अमरोली पित्तोल्बणत्वात्प्रथमाम्बु-धारां विहाय निःसारतयान्त्यधाराम
निष्हेव्यते शीतल-मध्य-धारा कापालिके खण्डमते|अमरोली || ९६ || 
atha amarolī pittolbaṇatvātprathamāmbu-dhārāṃ vihāya niḥsāratayāntyadhārām |
niṣhevyate śītala-madhya-dhārā kāpālike khaṇḍamate|amarolī || 96 ||
 
[4] A proposito di Kuṇḍalinī, chi si occupa di yoga sa che esistono decine di scuole e di suddivisioni: Kuṇḍalinī Yoga, Haṭhayoga, Yoga tantrico,Yoga vedantico, Raja Yoga, Yogachara buddista ecc. ecc. ecc. Se saltiamo al quarto capitolo di Haṭhayogapradīpikā facciamo un’altra scoperta interessante, secondo l’autore  il vuoto (sunya) dei buddhisti, il "quarto" dei vedantini, il sahaja dei tantrici indicano esattamente lo stesso stato coscienziale. In altre parole il fine delle varie discipline è sempre lo stesso, e, come ho potuto verificare in quarant’anni di pratica, anche le tecniche alla fin fin fine sono le stesse. Lo yoga è uno ed è ciò che chiamiamo,oggi, Tantra. Riporto qua  il testo in devanagari e in sanscrito traslitterato: di Haṭhayogapradīpikā IV, 2-4
राज-योगः समाधिश्छ उन्मनी मनोन्मनी |
अमरत्वं लयस्तत्त्वं शून्याशून्यं परं पदम || ||
अमनस्कं तथाद्वैतं निरालम्बं निरञ्जनम |
जीवन्मुक्तिश्छ सहजा तुर्या छेत्येक-वाछकाः || || 
rāja-yoghaḥ samādhiścha unmanī cha manonmanī |
amaratvaṃ layastattvaṃ śūnyāśūnyaṃ paraṃ padam || 3 ||
amanaskaṃ tathādvaitaṃ nirālambaṃ nirañjanam |
jīvanmuktiścha sahajā turyā chetyeka-vāchakāḥ || 4 ||

Più o meno la traduzione è questa:

"Raja yoga, samadhi, estinguere il Manas, andare oltre il Manas, Realtà, Sunya.... Stato del Jivanmukta, Sahaja, Turiya... Significano tutti la stessa cosa



[5] Nitya  può essere tradotto sia con “eterno” che con “necessario”, ”indispensabile”:sono le potenze che rendono possibile la manifestazione.
[6] mātṛka è la “madre” e in genere tutto ciò che ha il potere di generare.
[7] Le sedici Mātṛka, visto che sono legate ai gemiti di piacere della donna, sono anche chiamate Kāmakalā, come le 64 arti dell’amore del Kāmasūtra (Danza, Arte della Spada, Arte di far parlare i pappagalli ecc.). I numeri 16 (4 x 4) e 64 (4 x 4 x 4) sono di vitale importanza nell’Arte e nella Scienza  dell’India antica.

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