Ricostruzione in studio dell'Himalaya per il film "The Razor's Edge".
La prossima settimana dovrebbe essere disponibile su Amazon il mio nuovo libro dal titolo "BABAJI e I CINQUE TIBETANI - IL SONNO
DELLA TRADIZIONE NEL MERCATO DELLA SPIRITUALITÀ".
Come si comprende dal titolo l'argomento è lo Yoga Tradizionale, ma la prima parte è dedicata agli esercizi per la salute chiamati appunto "Cinque Riti Tibetani". Non è la prima volta che me ne occupo, ma in precedenza ne avevo scritto solo sul blog o su forum di Yoga.
Un libro ovviamente ha un respiro diverso, cosa che mi ha dato la possibilità di trattare l'argomento con più accuratezza.
Spero che la lettura possa essere stimolante sia per coloro che praticano e insegnano i "Cinque Riti", sia per coloro che ne sentono parlare per la prima volta.
Un sorriso,
P.
LA FONTE DELL'ETERNA GIOVINEZZA
Dopo l’enorme
successo di “Orizzonte Perduto” gli Studi hollywoodiani si misero alla ricerca
di storie simili. La maggior parte delle pellicole non ebbe fortuna. Alcune,
come “Il Filo del Rasoio” del 1946, tratto da un romanzo di Somerset Maugham,
ebbero invece un buon riscontro di critica e pubblico. Il plot è simile a
quello di Orizzonte Perduto, con un mix di storie d’amore, esotismo e una spruzzata
di filosofia orientale, ma è sviluppato in chiave più “intimistica” ed esplora
temi religiosi e filosofici che il Film di Frank Capra sfiorava appena.
Il
protagonista, aitante rampollo della ricca borghesia americana, in piena crisi
esistenziale, lascia la ricca fidanzata e, dopo aver fatto il minatore in Europa,
finisce in India, dove grazie agli insegnamenti di un santone da fumetto
raggiunge l’illuminazione in una specie di baita svizzera misteriosamente
comparsa sull’Himalaya.
“The
Razor’s Edge” ebbe un discreto successo di cassetta soprattutto grazie ai due
protagonisti, Tyron Power e Anne Baxter) e vinse un Oscar e due Golden Globe.
Molti
altri film sullo stesso tema restarono sulla carta. Tra questi una
sceneggiatura del giovane scrittore Peter Kelder sul tema della Fonte
dell’Eterna Giovinezza.
Lo script fu rifiutato dai produttori perché pur
essendo sfacciatamente ispirato a “Orizzonte perduto”, era privo degli
ingredienti indispensabili per piacere al pubblico americano: non c’erano né storie
d’amore contrastate né morti misteriose.
La storia, a dir la verità era piuttosto banale:
“Il colonnello Bradford, un ufficiale dell'esercito
britannico in età da pensione, curvo e malato, si ritrova in un misterioso
monastero tibetano, dove alcuni misteriosi monaci gli svelano il misterioso
segreto dell'eterna giovinezza. Il colonnello torna in occidente, ma non
lo riconosce nessuno, dimostra 30 anni di meno, è dritto come un fuso e gli sono
pure ricresciuti i capelli.
Nel
1939 Kelder trasforma la sceneggiatura in un libro e lo chiama "The Eye of
Revelation". Pure questo, pubblicato da the New Era Press of Burbank,
California 1939, è un flop, ma il nostro eroe non si dà per vinto,
Nel
1946, aggiunge dei capitoli, mette in evidenza l'aspetto salutistico e aggiunge
un sottotitolo seducente: "Ancient
anti-aging secrets of the five tibetan rites"
Copie delle prime
edizioni del libro di Kelder recuperate dall’antiquario jerry Watts, titolare di “Jerry’s Rare Book” Fonte:
http://jr-books.com/index.html
Il
libro, pubblicato stavolta da Mid-Day Press, Los Angeles 1946, non è quel che
si dice un capolavoro cade nel dimenticatoio fino agli anni ‘80. Siamo nell’
epoca delle "Profezie di Celestino", dello Yoga Non Yoga di Esalen e
della “Consapevolezza” venduta un tanto al chilo.
L’antiquario,
Jerry Watt, ritrova per caso l'unica copia rimasta dell'edizione del 1946, la
legge e ha un’illuminazione: “The Five
Tibetan Rites of Rejuvenation", nuovo titolo del libricino, diventa un
best seller, e i “Cinque Riti Tibetani”, in realtà, probabilmente, esercizi
tratti dalla routine di fitness degli attori hollywoodiani degli anni ’30, con
l’autorevolezza che deriva dall’etichetta di “antico sapere tibetano” spopolano
nelle palestre e nelle scuole di Yoga, senza che nessuno si chieda niente della
loro origine e dei motivi della loro decantata influenza sul sistema endocrino.
Jerry
Watt è un abile commerciante, sa che nell’epoca di Internet basterebbe fare una
ricerca su Wikipedia per scoprire che il Colonnello Bradford è un personaggio
letterario nato dalla fantasia di uno sceneggiatore poco talentuoso, e così sul
suo sito, http://jr-books.com/, per dare credibilità alla favola dei cinque
tibetani, spiega che in realtà Bradford è uno nom de plume di Sir Wilfrid Malleson, un generale della British
Indian Army noto per le sue attività di spionaggio in Iran e in Afganistan
durante la guerra di Crimea e la prima guerra mondiale.
Malleson
non è certo un esempio di salute e longevità:
A 54
anni lascia l’esercito proprio per motivi di salute e muore nel 1946, all’età
di 80 anni per un cancro alla gola ma questo non è un problema per Watt che,
forte di una fotografia, tratta da Wikipedia, che ritrae Malleson da giovane,
lo identifica con il personaggio inventato da Kelder.
Wilfrid Malleson. Fonte:
en.wikipedia.org/wiki/Wilfrid_Malleson#/media/File:Malleson-i-413x600.jpg
Ecco cosa scrive Jerry
Watt sul suo sito:
“I believe that Sir Wilfrid was the "Colonel Bradford"
mentioned in the Eye of Revelation as
the person who brought the Five Rites to the West. In the UK, David was
just finishing my reprint edition of The
Eye of Revelation, when he read that there was no known photograph
of Sir Wilfrid. Surprised, David looked up at the window sill
and gazed at his wife's photograph of the thrice knighted British Army
officer. His wife, you see, is the Granddaughter of Sir Wilfrid Malleson,
and her photo may very well be the only surviving photograph of him. David
and Susan emailed me and I subsequently spoke with them on the phone.
They are warm-hearted and down-to-earth folks. No cookout
would be complete without them. They provided more information about
Sir Wilfrid:
A life-long
smoker, Malleson died in 1946 of throat cancer, something the Rites
probably cannot protect against.
He was
married twice. He had six sons by his first wife, but no children by his second, Lady Mabel. Susan's
father, Malleson's son, was born in Kashmir. This places Sir Wilfrid
in the same district of the Himis monastery where he could have learned of the Tibetan monks practicing age reversal. It was this information that later lead him tosearch for
the "Five Rites" monastery. Even though
Susan never knew her Grandfather, she took care of Lady Mabel who lived with her family for a time.
Lady Mabel,
for reasons unknown, destroyed a priceless artifact of Sir Wilfrid's: a 20 volume, leather bound set of a life-time of photographs that Sir Wilfrid took of the various places where he served during his career. These albums would have told us so much about him and his career; and perhaps there were even photographs of a certain Tibetan monastery. David and Susan forwarded me the photo at the right. It is undated but my
guess is that it was taken around 1904-1910, the time when he served on
Lord Kitchener's staff as head of the Intelligence Branch of the
Indian Army. There were numerous scratches and marks on the
photo which I repaired in Photoshop. There is a ghost image on
the right-hand portion of the photo. My understanding is that this photo was kept on a window sill and the ghost
image appears to have been caused by the reflection of sunlight from a
white lace curtain. There is a "haunted" quality to Sir Wilfrid's
eyes. They are very intelligent but also strangely sad, perhaps due to
the horrors a soldier must sometimes face. That he is dashing and
handsome is unquestionable. Colonel Bradford never looked better.”[1]
Su internet non si trovano notizie su
Jerry Watt, l’inventore effettivo dei “Cinque tibetani”, ed esiste una sola
foto, risalente al 2010, pubblicata sul suo sito “Jerry’s Rare Books”, in cui
si vede un ometto con l’espressione furba, miope, con la faccia rubizza di chi,
probabilmente, non disdegna l’alcool, e una nobile calvizie evidenziata dal
“riporto” di capelli un tempo biondi.
Secondo la
didascalia, Jerry nella foto avrebbe poco più di sessanta anni. Mi viene
spontanea una domanda: come mai il più grande conoscitore al mondo dei “Cinque
Riti Tibetani”, la Segreta Fonte della Giovinezza, ha un aspetto così poco
salubre?
Le risposte
plausibili sono solo tre:
1) Prima di scoprire la “meravigliosa arte del ringiovanimento” rivelata da
Kelder era in condizioni pietose.
2) Si è dedicato con tale fervore alla diffusione dei “Cinque Riti” da non
aver tempo di praticarli personalmente.
3) Quella del magico potere di ringiovanimento dei Cinque Riti è un balla.
La mia esperienza di
maestro di yoga sessantenne mi spingerebbe a dare credibilità alla terza
ipotesi, ma non posso certo trascurare il successo clamoroso della tecnica
rivelata da Kelder e Watt e le numerose testimonianze sulla sua efficacia.
Sulla copertina
dell’ennesima riedizione del libro dei Cinque riti, intitolata “Ancient Secret
of the Fountain of Youth campeggia ad esempio una testimonianza illustre,
quella di John Gray.
Chi è
John Gray?
Uno
yogin?
Un
maestro spirituale?
Un
medico?
Niente
di tutto questo…John Gray è un saggista statunitense famoso per essere l’autore
del Best Seller “Men are from Mars, Women are from Venus”, un saggio degno de
“La Posta di Donna Letizia”, che si presenta come un interessante mix di
banalità e buon senso comune.
A parte
un pizzico di invidia (venti dei miei libri vendono in un anno quanto “Men are
from Mars…” in mezzora) non ho niente contro Gray, ma insorge spontanea una
seconda domanda:
Perché
il rubizzo Watt mette in copertina la testimonianza di un saggista
completamente digiuno di yoga e derivati e non interpella, che so, il Dalai
Lama, Bikram o Shiva Rea?
Possibile
che il Dalai Lama e i più famosi maestri contemporanei di Yoga non siano
interessati alla rivelazione di un millenario segreto dello Yoga tibetano?
Salve posso dire che dopo che da due anni pratico i 5 tibetani che Peter Kedler aveva ragione.
RispondiEliminaIn effetti sospettavo che fosse una invenzione occidentale, è più nello stile di questo tipo di cultura, però: se qualcuno ne trae giovamento, ben venga! Questa è la dimostrazione che la buona disposizione di animo nell' agire è una forza che va al di là delle pratiche agite.
RispondiEliminaLa ringrazio però della storia, davvero affascinante (questa sì che potrebbe essere la sceneggiatura di un film interessante 😊)