Ho appena consegnato alla "Editora" (Francesca Pagano di Writeup Site) la bozza del mio ultimo libro, "Liberamente Schiavi"; un lavoro che nasce quasi per gioco, in risposta ad una domanda di quarant'anni fa:
"Ma chi è che mette sul mercato l'L.S.D.", ci chiedevamo negli '70 nei laboratori di chimica dell'I.T.I. di Livorno.
Domanda, per noi chimici, tutt'altro che oziosa visto che sapevamo come l'Acido Lisergico fosse estremamente difficile da sintetizzare e commercialmente poco remunerativo.
Dopo 40 anni credo, anzi sono sicuro di aver trovato la risposta, ma non ne sono particolarmente felice. Anzi.
Dopo aver studiato i documenti d'archivio (pubblici) della Sandoz (la Farmaceutica svizzera che per prima sintetizzò l'L.S.D.) le relazioni ufficiali di due commissioni d'inchiesta del Senato americano (consultabili su intrnet e scaricabili in pdf) e la biografia (anch'essa ufficiale) del più famoso spione americano del '900 (Allen Dulles, capo dell C.I.A. fino al 1961) non solo ho trovato nomi e cognomi di coloro che diffondevano l'L.S.D. nel mondo occidentale, ma ho anche scoperto cose che avrei preferito non sapere. E che preferirei non fossero vere.
"Liberamente Schiavi" è un libro per certi versi doloroso, ma a rileggerlo credo che possa avere una certa utilità, soprattutto nello stimolare discussioni su temi che, solitamente, non ho voglia di affrontare. A partire da alcuni temi politici.
Sono anni ormai, lo confesso,che non mi appassiono più all'agone politico, ma pure ogni tanto mi faccio (anche in quel campo!) una serie di domande.
Per esempio guardando (raramente, lo ammetto) TG e programmi di informazione varia in televisione viene spesso da chiedermi come sia possibile che l'Italia di Einaudi, Berlinguer, Aldo Moro, Almirante sia adesso in mano a politici tanto illetterati, goffi e insipidi.
Soprattutto la cosiddetta sinistra, che per storia cittadina e familiare conosco meglio, mi pare un ectoplasma di se stessa.
Fino agli anni '80 il PCI era il più grande partito di sinistra dell'Occidente, e il cosiddetto "Movimento" (i giovani che venivano definiti estremisti) raccoglieva nelle piazze milioni di persone.
Si dirà che ci sono state la caduta del Muro di Berlino, la contingenza economica, la rivoluzione culturale del Web.... tutto vero.
Ma a rileggere "Liberamente Schiavi" mi è venuto un dubbio, che spero qualcuno riesca a dissipare.
Negli anni '70 l'intellighenzia di sinistra ha creato delle icone esaltando una serie di personaggi e movimenti culturali che erano decisamente di destra.
Mary Wigman e Von Laban,ad esempio, i creatori della Danza espressionista tedesca (quella di Pina Baush per intenderci, erano decisamente nazisti, e nazista (e antisemita) era pure Carl Gustav Jung, i cui libri, nei '70, erano immancabili nella casa di un intellettuale di sinistra DOC.
Per giustificare le proprie scelte gli intellettuali di sinistra arrivarono a tacere l'appartenenza di Wigman, Laban e dei loro allievi ad Associazioni esoteriche naziste ed antisemite e mistificarono in parte le teorie junghiane trasformando il concetto di "Inconscio Collettivo Razziale " dello psichiatra svizzero, in un Inconscio Collettivo Universale" da lui, credo, neppure mai citato.
Wigman, Laban e Jung non sono casi isolati. La sinistra, senza dirlo, attinse a piene mani dalla cultura germanica (il vegetarianesimo, il naturismo, l'amore libero, l'uso delle droghe psicotrope, l'anti-cristianesimo,la passione per la filosofia orientale vengono da lì, dal nazismo),Questa mistificazione di fondo produsse ovviamento un corto circuito che secondo me potrebbe essere uno dei motivi dell'attuale situazione politica e culturale.
Assurdo vero?
Purtroppo, secondo me, no.
Nelle pagine seguenti vi incollo alcuni brani di "Liberamente Schiavi" dedicati a Carl Gustav Jung. Le prove che fosse nazista e Antisemita e che, sul finire della guerra, sia diventato un agente segreto della OSS (i servizi segreti americani poi definiti CIA) secondo me sono,purtroppo, inoppugnabili.
1-
L’AGENTE SEGRETO 488
"Ma chi è che mette sul mercato l'L.S.D.", ci chiedevamo negli '70 nei laboratori di chimica dell'I.T.I. di Livorno.
Domanda, per noi chimici, tutt'altro che oziosa visto che sapevamo come l'Acido Lisergico fosse estremamente difficile da sintetizzare e commercialmente poco remunerativo.
Dopo 40 anni credo, anzi sono sicuro di aver trovato la risposta, ma non ne sono particolarmente felice. Anzi.
Dopo aver studiato i documenti d'archivio (pubblici) della Sandoz (la Farmaceutica svizzera che per prima sintetizzò l'L.S.D.) le relazioni ufficiali di due commissioni d'inchiesta del Senato americano (consultabili su intrnet e scaricabili in pdf) e la biografia (anch'essa ufficiale) del più famoso spione americano del '900 (Allen Dulles, capo dell C.I.A. fino al 1961) non solo ho trovato nomi e cognomi di coloro che diffondevano l'L.S.D. nel mondo occidentale, ma ho anche scoperto cose che avrei preferito non sapere. E che preferirei non fossero vere.
"Liberamente Schiavi" è un libro per certi versi doloroso, ma a rileggerlo credo che possa avere una certa utilità, soprattutto nello stimolare discussioni su temi che, solitamente, non ho voglia di affrontare. A partire da alcuni temi politici.
Sono anni ormai, lo confesso,che non mi appassiono più all'agone politico, ma pure ogni tanto mi faccio (anche in quel campo!) una serie di domande.
Per esempio guardando (raramente, lo ammetto) TG e programmi di informazione varia in televisione viene spesso da chiedermi come sia possibile che l'Italia di Einaudi, Berlinguer, Aldo Moro, Almirante sia adesso in mano a politici tanto illetterati, goffi e insipidi.
Soprattutto la cosiddetta sinistra, che per storia cittadina e familiare conosco meglio, mi pare un ectoplasma di se stessa.
Fino agli anni '80 il PCI era il più grande partito di sinistra dell'Occidente, e il cosiddetto "Movimento" (i giovani che venivano definiti estremisti) raccoglieva nelle piazze milioni di persone.
Si dirà che ci sono state la caduta del Muro di Berlino, la contingenza economica, la rivoluzione culturale del Web.... tutto vero.
Ma a rileggere "Liberamente Schiavi" mi è venuto un dubbio, che spero qualcuno riesca a dissipare.
Negli anni '70 l'intellighenzia di sinistra ha creato delle icone esaltando una serie di personaggi e movimenti culturali che erano decisamente di destra.
Mary Wigman e Von Laban,ad esempio, i creatori della Danza espressionista tedesca (quella di Pina Baush per intenderci, erano decisamente nazisti, e nazista (e antisemita) era pure Carl Gustav Jung, i cui libri, nei '70, erano immancabili nella casa di un intellettuale di sinistra DOC.
Per giustificare le proprie scelte gli intellettuali di sinistra arrivarono a tacere l'appartenenza di Wigman, Laban e dei loro allievi ad Associazioni esoteriche naziste ed antisemite e mistificarono in parte le teorie junghiane trasformando il concetto di "Inconscio Collettivo Razziale " dello psichiatra svizzero, in un Inconscio Collettivo Universale" da lui, credo, neppure mai citato.
Wigman, Laban e Jung non sono casi isolati. La sinistra, senza dirlo, attinse a piene mani dalla cultura germanica (il vegetarianesimo, il naturismo, l'amore libero, l'uso delle droghe psicotrope, l'anti-cristianesimo,la passione per la filosofia orientale vengono da lì, dal nazismo),Questa mistificazione di fondo produsse ovviamento un corto circuito che secondo me potrebbe essere uno dei motivi dell'attuale situazione politica e culturale.
Assurdo vero?
Purtroppo, secondo me, no.
Nelle pagine seguenti vi incollo alcuni brani di "Liberamente Schiavi" dedicati a Carl Gustav Jung. Le prove che fosse nazista e Antisemita e che, sul finire della guerra, sia diventato un agente segreto della OSS (i servizi segreti americani poi definiti CIA) secondo me sono,purtroppo, inoppugnabili.
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L’AGENTE SEGRETO 488
Il legame tra droga e
Yoga può apparire strano ai nostri giorni (non certo ai tempi della Rivoluzione
Psichedelica!), ma negli anni ’60, anche grazie alle copertine di Life e
Time il “way of life” dei divi del Cinema americano divenne un
modello di comportamento universale. Nei primi anni ’60, mentre i giovani della
working class impazzivano per il Body Building e gli anabolizzanti, per i
pargoli dell’alta e della media borghesia l’uso delle Rainbow Diet Pills (un
mix di anfetamine e sedativi) combinato con la pratica dello yoga era la
normalità.
In quegli anni l’influenza
di magazine come Life, Time e Sports Illustrated sulla cultura americana e, di
rimbalzo, sulla cultura del mondo occidentale era enorme. Le tre riviste erano
le creature di uno dei più grandi giornalisti del XX secolo, Henry Robinson
Luce. Giornalista sin dall’età di quindici anni studia alla Yale University
(dove faceva parte della Skull and Bones, la mitica confraternita tanto cara ai
complottisti) e a Oxford dopo di che inanellò un successo editoriale dietro
l’altro, ma soprattutto inventò una maniera di scrivere piena di neologismi ed
espressioni dialettali mescolati a riferimenti letterari “alti” considerata tutt’oggi
un modello da giornalisti, e scrittori. Nel 1935 si sposa con Clare Boothe
Luce, una delle donne più influenti degli Stati Uniti. Claire, che dal 1953 al
1957 fu ambasciatrice americana in Italia, era una conservatrice (lottò
aspramente contro l’egemonia culturale del PCI in Italia) molto vicina ai
vertici dei servizi segreti americani. Molto vicina fisicamente, nel senso che
era l’amante di Allen Welsh Dulles, direttore
della CIA fino al 1961.
Henry Luce con la moglie
Clare Boothe Luce nel 1954. Fonte: . http://hdl.loc.gov/loc.pnp/cph.3c24600
Ma Henry non si dispiacque
più di tanto, perché nello stesso periodo divenne, a sua volta l’amante di Mary
Bancroft, una delle più celebri spie del ‘900, precedentemente impegnata in un
menage a trois con Dulles e sua moglie, Clover. L’estrema disinvoltura in
materia di sesso dei conservatori americani di quegli anni è un fenomeno che
prima o poi andrebbe studiato con attenzione. Ma torniamo ai “nostri” agenti
segreti. La storia di Bancroft e Dulles, il mitico agente 110 dell’OSS, il
servizio segreto americano poi rinominato CIA, è così complicata e avventurosa da
far impallidire le sceneggiature dei film di James Bond, ma si sa la realtà
supera sempre, e di molto la fantasia.
Clover Dulles (a sinistra) e Mary Bancroft in Svizzera
durante la Guerra. Fonte: SCHLESINGER LIBRARY, HARVARD UNIVERSITY.
Nel 1943 l’allegra combriccola, Mary, Clover e
Allen, si trovava in Svizzera. Il 3 febbraio di quell’anno il boss dello
spionaggio alleato in Europa, David Bruce, riceve un messaggio cifrato
proveniente da Berna. Il mittente è Allen Welsh Dulles, l’agente 110[1]:
“L’agente
488 riferisce che Hitler si nasconde in un sotterraneo nella Prussia dell’Est e
che chiunque voglia vederlo deve passare ai raggi X. 488 conosce bene i tratti
psicopatici di Hitler e crede che adotterà le più disperate misure fino
all’ultimo, ma non esclude che si suicidi. […] Occorre prestare la massima
attenzione alle analisi di 488[…]”.
L’identità di 488 non è certo un mistero: se
digitiamo su Google le parole “Office Strategic Service 488 Agent”
otterremo in 0,41 secondi, 6.780.000 risultati. Lo spione era Carl Gustav Jung,
il padre della teoria dell’inconscio collettivo, “il principe ereditario di
Freud”, come lo definisce Deirdre Bair nella ponderosa biografia (900 pagine)
che gli ha dedicato.
Il fondatore della “Psicologia Analitica”, è,
dopo James Bond, l’agente segreto meno segreto della storia dell’umanità. La
notizia che lo psicoterapeuta svizzero era una spia al soldo degli americani
cominciò a circolare subito dopo la fine della Guerra, e non furono certo i
suoi detrattori a far saltare la copertura, ma i suoi allievi, gli ex colleghi
spioni e lui stesso. Non sono certo un
esperto di spionaggio, ma mi pare una prassi anomala. Perché si decise di svelare
così presto l’identità di 488 esponendolo al rischio di ritorsioni da parte
degli sconfitti? Risponderò con un’altra domanda: come mai Jung era in possesso
di notizie così riservate e dettagliate sul nascondiglio e sullo stato di
salute del Führer?[2] La risposta è assai semplice: Jung era una
delle personalità culturalmente più influenti e stimate della Germania nazista
e poteva vantare amicizie potenti nell’entourage di Hitler. Molto potenti. Nel
1942, tramite un collega psichiatra, alcuni alti ufficiali tedeschi,
preoccupati per il comportamento sempre più irrazionale del Führer, gli
chiesero di volare a Berlino per valutarne lo stato psichico. “Sperano in
una diagnosi che convinca i vertici del partito a deporre Hitler e a finire una
guerra che sanno di perdere[3]”,
scrive Deirdre Blair. Jung declinò l’invito, ma l’episodio ci dà la misura
della considerazione di cui Jung godeva nelle alte sfere naziste. La verità,
ancor oggi sussurrata a malapena, è che il pensiero di Jung era
perfettamente coerente con l’ideologia nazista[4].
In altre parole lo psicologo svizzero era nazista e decisamente antisemita. La
decisione di svelare immediata-mente dopo la fine della seconda guerra mondiale
il suo ruolo di collaboratore dei servizi segreti americani fa parte, molto
probabilmente, del tentativo di stendere un velo pietoso sulle sue simpatie,
evidenti, per Hitler e sulla collaborazione con il regime nazista.
Nel '33 Jung divenne presidente
della “Internationale allgemeine
arztliche Gesellschaft fuer Psycotherapie” e inizio a lavorare con Mathias
Goering, cugino di Hermann Goering. Nello stesso anno, intervistato dallo
psichiatra nazista Adolf Weizsaecker, suo allievo, rilascia questa
dichiarazione (il grassetto è mio)[5]:
"Soprattutto
oggi lo sviluppo e l'autorealizzazione dell'individuo sono
necessari. Quando il singolo non conosce se stesso anche i movimenti
collettivi mancano di chiarezza nelle loro mete. Soltanto l'autorealizzazione dell'individuo, che io considero il fine
supremo della psicologia, può produrre in seno ad un movimento di massa
portavoce e capi veramente responsabili. Come ha detto Hitler, di recente, un
capo deve avere il coraggio di essere solo e di procedere per la sua strada.
(...) Ciascun movimento, per una legge fisiologica ha sempre al suo vertice un
capo. Egli è l'incarnazione della psiche
della nazione. (...) Altrettanto
naturale è che al di sotto del capo ci sia una élite, che nei secoli passati
era costituita dall'aristocrazia. L'aristocrazia per sua natura crede nella
legge del sangue e nel valore assoluto della razza”
Nel 1936 dichiara all’Observer[6]:
"La
politica tedesca non è fatta, è rivelata attraverso Hitler. Lui
è la voce degli Dei...Hitler governa attraverso rive-lazioni. Per questo la
sensibilità esagerata dei tedeschi davanti alla critica o all'attacco al loro
leader. È una blasfemia per essi, perché Hitler è il loro Oracolo”.
In un intervista rilasciata a H. R.
Knickerbocker e pubblicata a New York nel gennaio del 1939 da Hearst
International Cosmopolitan Jung sarà ancora più esplicito[7]:
"Hitler è un vaso spirituale, una
semi-divinità; ancor meglio, un Mito. […] II potere di Hitler non
è politico, è magico. […] II segreto di Hitler non è che lui
abbia un inconscio più pieno di pensieri e ricordi rispetto a quello degli
altri uomini, ma il suo segreto si trova
nel fatto che il suo inconscio ha uno straordinario accesso alla sua coscienza
e che gli permette di dominarla e muoverla. […] È come un uomo che ascolti
attentamente una sussurrante voce che arriva da una misteriosa fonte. Ed opera
in accordo con essa. Noi abbiamo troppa razionalità per obbedirle.
Ma Hitler l'ascolta ed obbedisce”.
Secondo Jung, Hitler non è un essere umano comune, ma un Avatar,
incarnazione di Wotan (Odino) sulla Terra. Ha qualcosa in comune con Gesù e
Dioniso e la sua venuta risveglierà la Nazione Germanica portando una ventata
di distruzione che eliminerà ciò che al mondo è privo di radici, debole. Ma in
seguito, secondo le teorie junghiane, lo spirito dionisiaco prenderà il sopravvento e l’umanità
vivrà un lungo e florido periodo di pace. Solo recentemente gli psicologi di
scuola junghiana si sono interrogati sul nazismo di Jung. Nel libro “Wotan e Mosé. Jung, Freud e l'antisemitismo”, edito da Vivarium nel 1997, gli
autori, A. Maidenbaum e S.A. Martin, commentano
gli interventi presentati nel corso della Conferenza Internazionale di New York
del 1989 intitolata “Ombre sospese: junghiani, freudiani e l'antisemitismo”, e
del Workshop su Jung e l'antisemitismo svoltosi in occasione dell'XI Convegno
Internazionale della IAAP, nello stesso anno. Scrive Giorgio Antonelli nel suo
commento al libro[8] (il
grassetto è mio):
“La
questione del potere viene diversamente valutata, insieme ad altre, da Andrew
Samuels nel suo intervento che reca il titolo nazionalismo, psicologia nazionale
e psicologia analitica. A partire da questo contributo ci troviamo in un
terreno per il quale non viene più messa
in discussione l'esistenza d'un antisemitismo di Jung. Jung fu antisemita e si tratta di affrontare la questione a partire
da questa ammissione. Non è casuale che Samuels parli di esplorazione che è inoltre
già di per sé un necessario atto di
riparazione e che leghi lo sviluppo ulteriore della psicologia analitica a una
elaborazione del lutto per Jung da parte degli psicologi analitici. Il che
implica il confronto con quella che Samuels chiama la parte decadente e la
parte degenerata della psicologia analitica. Una delle tesi sviluppate da
questo autore è che Jung sia stato molto
interessato alla questione della leadership
e che va criticato nella misura in cui se ne servì per scopi non psicologici.
Samuels ricostruisce
quest'ulteriore tranche dell'Ombra
di Jung a partire dalla rottura con Freud (in cui giocò un ruolo ancora
sottovalutato il desiderio di potere
dello psicologo svizzero), la selezione dei suoi seguaci (in questo caso la
tecnica adottata era quella di adularli e quindi legarli maggiormente a sé,
sostenendo che egli non aveva discepoli e non voleva averne), il suo interesse
per il Führer e, anche, l'essere a capo della professione terapeutica in
Germania, un vantaggio, quest'ultimo, troppo grande perché Jung lo buttasse via.
Il tutto improntato a un elitarismo che
il fondatore della psicologia analitica ha anche teorizzato (la natura è
aristocratica). Ma non è questo, il desiderio di potere, il punto che preme
più a Samuels. Ciò che ha condotto Jung all'interno
dello stesso quadro dell'ideologia nazista antisemita è stato il suo tentativo
di istituire una psicologia delle nazioni. Il contributo di Samuels è
rivolto soprattutto a sviscerare Jung come psicologo della nazione e a
individuare gli errori in cui è scivolato per aver fatto degenerare la
psicologia nazionale in tipologia. La tesi di Samuels è che le idee di nazione e di diversità nazionale
formano un'interfaccia tra il fenomeno hitleriano e la psicologia analitica di
Jung. La teorizzazione di Jung, la
sua psicologia nazionale era minacciata dall'esistenza degli ebrei, questa
strana nazione senza terra e quindi mancante, secondo Jung, di qualità ctonia,
ovvero di una buona relazione con la terra”.
Già, Jung era antisemita e la sua
teoria della necessità dell’aristocrazia e dell’inconscio delle nazioni è
perfetta-mente in linea con l’ideologia nazista. Appena Hitler arrivò al potere
l’F.B.I. aprì un fascicolo su Jung, giudicato antisemita e simpatizzante del
nazi-fascismo, e a Mary Bancroft, immagino, fu affidato sin dal 1934 il compito
di “agganciarlo” dapprima come paziente, poi come allieva e infine, si mormora,
come amante (la vita sessuale di Jung era piuttosto vivace e non disdegnava
affatto le relazioni con le sue pazienti).
Nel suo libro, “Autobiografia di una
spia” Bancroft, pur riconoscendo le grandi doti di terapeuta di Jung lo ritiene
“un figlio di puttana” (“and then I’d sit
down at the typewriter and write what a son of a bitch I thought he was”),
un ciarlatano (“How when I first got to
Europe everyone thought he was a charlatan, I thought he was, too.”) e
l’uomo più presuntuoso e vanitoso che avesse mai conosciuto (“He was the most conceited, vain man”).
Nonostante i suoi giudizi non
proprio positivi una volta tornata negli States Mary diventerà la profetessa
del verbo junghiano, contribuendo non poco, anche grazie ai buoni uffici del
suo amante, l’editore Henry Luce, alla diffusione degli scritti e degli
insegnamenti di Jung. Finita la guerra il fascicolo dell’F.B.I. sulle tendenze
naziste e antisemite dello psicologo svizzero fu distrutto per ordine, pare,
del presidente Truman. Che era successo? Proviamo a fare delle ipotesi:
1) Il genio di Jung aveva completamente
conquistato gli americani, facendo passare in secondo piano il suo passato
nazista.
2) Si era scoperto che le simpatie di
Jung per Hitler ed il suo antisemitismo erano solo una facciata, dietro la
quale lo psicologo agiva per salvare gli amici ebrei.
3) Jung era uno degli scienziati
implicati nella famigerata “Operazione Paperclip” o in un progetto analogo.
Potrei
sbagliare, ovviamente, ma ritengo altamente improbabile che personaggi come
Dulles e Bancroft, agenti segreti ad alti livelli, cinici e spietati come
richiesto dal loro ruolo, si siano mai fatti affascinare da Jung o da altri.
Per quanto riguarda la seconda ipotesi, cara a molti estimatori dello
psicologo, mi sembra un tentativo di arrampicarsi sugli specchi. È vero che ha
aiutato alcuni colleghi di religione ebraica, ma ha continuato imperterrito,
anche dopo la guerra, a difendere le sue teorie dell’inconscio delle nazioni e
sulla superiorità della “razza germanica” in quanto “giovane e barbarica” (N.B.
l’aggettivo barbarico ha un connotato positivo per Jung). Ecco come si difende
dalle accuse di antisemitismo in un’intervista del 1949[9](il
grassetto è mio):
“Chiunque abbia letto uno qualsiasi dei miei libri non
può avere dubbi sul fatto che io non sono mai stato filo-nazionalsocialista e
tanto meno antigiudaico; non c'è citazione, traduzione o manipolazione
tendenziosa di ciò che ho scritto che possa modificare la sostanza del mio
punto di vista, che è lì stampato, per chiunque voglia conoscerlo. Quasi tutti
questi brani sono stati in qualche misura manomessi, per malizia o per
ignoranza. Prendiamo la falsificazione più importante, quella sul Saturday dell'11 giugno: L'ebreo,
che è una specie di nomade, non ha mai creato una forma propria di civiltà, e
probabilmente non lo farà mai. L'inconscio ariano dispone di un potenziale più
elevato di quello giudaico. Guarda caso, se lette nel loro contesto
queste frasi acquistano un significato esattamente contrario a quello
attribuito a esse da questi "ricercatori". Sono state prese da un
articolo intitolato Situazione attuale
della psicoterapia. [...] Perché si possa giudicare il senso di queste
frasi controverse, le leggerò per intero il paragrafo in cui ricorrono: "In virtù della loro civiltà, più del doppio
antica della nostra, essi presentano una consapevolezza molto maggiore rispetto
alle debolezze umane e ai lati dell'Ombra, e perciò sono sotto questo aspetto
molto meno vulnerabili. Grazie all'esperienza ereditata dalla loro antichissima
civiltà essi sono capaci di vivere, con piena coscienza, in benevola,
amichevole e tollerante prossimità dei loro difetti, mentre noi siamo ancora
troppo giovani per non nutrire qualche "illusione" su noi stessi… Il
giudeo, quale appartenente a una razza che dispone di una civiltà di circa
tremila anni, possiede, come il cinese colto, un più ampio spettro di
consapevolezza psichica rispetto a noi. Il
giudeo, che è una specie di nomade, non ha mai creato una forma propria di
civiltà, e probabilmente non lo farà mai, poiché tutti gli istinti e i suoi
talenti presuppongono, per potersi sviluppare, un popolo che li ospiti, dotato
di un grado più o meno elevato di civiltà. La religione giudaica nel suo
insieme possiede perciò – per l'esperienza che me ne sono fatta – un inconscio
che si può paragonare solo con alcune riserve a quello ariano. Eccezion fatta
per alcuni individui creativi, possiamo dire che il giudeo medio è già molto
più consapevole e raffinato per covare ancora in sé le tensioni di un futuro
non nato. L'inconscio ariano dispone di
un potenziale più elevato di quello giudaico, il che costituisce al tempo
stesso il vantaggio e lo svantaggio di una giovane età che non si è ancora
completamente distaccata dall'elemento barbarico”.
Rimane la
terza ipotesi (anche se, immagino, ve ne possa-no essere altre), quella del Progetto Paperclip o di qualcosa di
analogo.
1Operazione Paperclip. Team di Scienziati nazisti a
Fort Bliss. Foto di “Pubblico Dominio"
catalogata dalla N.A.S.A.
Paperclip era il nome in
codice di un'operazione avviata dall'Office of Strategic Services, e portata
avanti dalla CIA, che consisteva nel reclutamento di scienziati tedeschi dalla Germania
nazista. Dal novembre 1945 ai primi anni ‘70,
almeno 2.000 scienziati tedeschi e le rispettive famiglie vennero messi sotto
protezione dal governo americano in cambio della loro collaborazione. In teoria
dovevano essere coinvolti nel progetto solo gli scienziati che non fossero
stati membri del partito nazista e non si fossero macchiati di gravi crimini di
guerra. In pratica, un gruppo di agenti creato appositamente, il Joint
Intelligence Objectives Agency, modificò i c.v. degli scienziati per
permetterne il reclutamento. Le nuove identità degli scienziati venivano
allegate ai fascicoli con delle graffette, da cui il nome dell'operazione,
Paperclip (graffetta). I nomi di alcuni degli scienziati coinvolti nella
vicenda si trovano anche su Wikipedia:
-
Erich Traub.
-
Hans Antmann.
-
Kurt Blome (riconosciuto
criminale di guerra).
-
Kurt Tank.
-
Reinhard Gehlen, (anche lui criminale di guerra,
Generalmajor della Wehrmacht ed esperto di intelligence).
-
Rudi Beichel.
A parte Wernher von
Braun, risulteranno, ai più, perfetti sconosciuti, ma si tratta di
esperti in armi missilistiche, chimiche e batteriologiche, ex agenti segreti e
medici, che potevano fornire il loro aiuto nella guerra, che si diceva
imminente, contro, il blocco socialista. E Jung? Anche ammesso che fosse
inserito nell’Operazione Paperclip o in un progetto simile, come avrebbe potuto
rendersi utile agli americani? In due modi:
1)
Propaganda,
ovvero tecniche di controllo mentale e manipolazione.
2)
Elaborazione
di profili psicologici da utilizzare nelle operazioni di intelligence e nelle
indagini di polizia.
Jung oltre a
collaborare con Eisenhower in qualità di esperto di guerra psicologica per convincere
i tedeschi alla resa, lavorò con gli americani come “Behavioral Profiler”. A
dir la verità l’introduzione del “Mindhunter” nelle indagini di polizia risale
agli anni ’60 quando
Howard Teten, uno Special Agent dell’FBI con una lunga carriera alle
spalle come detective della squadra omicidi nella Polizia di San Leandro,
California, dopo aver messo a punto un approccio più sistematico alle tecniche
di profiling, insieme a Pat Mullany, un altro Agente Speciale FBI
esperto in Psicologia Criminale, crea il primo programma ufficiale di criminal
profiling del Bureau. Con loro nasce in
seno all’FBI la prima unità investigativa della storia creata con la mission
ufficiale di occuparsi dell’analisi psicologica della scena del crimine […] la Behavioural Science Unit (BSU), la squadra dei
cosiddetti “Mindhunters” (cacciatori di menti), che del criminal profiling
moderno vanta la paternità storica e che ha ispirato molti film e serie
televisive di successo, da “Il silenzio degli innocenti” a “Criminal Minds”.[10]
Ma il
precursore di tutti i Mindhunter fu senza dubbio l’Agente 488 dell’OSS, Carl
Gustav Jung. Il “protocollo” messo a punto da Teten e Mullary partiva dalla
conclusione, un ‘omicidio per esempio, e attraverso l’analisi della scena del
Crimine cercava di ricostruire la personalità e quindi l’identità del
criminale. Jung invece partendo dalla personalità dell’oggetto dell’indagine,
attraverso l’analisi della, chiamiamola così, “scena del Crimine” (il Bunker di
Hitler per esempio, o la Berlino del 1945) ne prevedeva le possibili mosse
conclusive (Il suicidio di Hitler, per esempio), ma, seppur in senso invertito,
le modalità di analisi erano le medesime. Una quindicina di anni dopo Jung, un
altro famoso psicologo collaborerà in qualità di Profiler con l’F.B.I. e i
servizi segreti americani, Timothy Leary il profeta della Rivoluzione
Psichedelica degli anni ’60 e ’70. Anche questa è una cosa su cui riflettere:
Se si approfondisce la storia della cosiddetta
“Controcultura” o Cultura Alternativa, scopriamo che quasi tutti i padri della
Beat generation, della Cultura Hippy e della New Age hanno collaborato, prima o
poi, con l’Esercito degli Stati Uniti, la CIA e l’F.B.I.
[1] Il testo
del messaggio cifrato è tratto dal “Corriere della Sera” del 26.01.2004.
[2] Vedi
Jung”, di Deirdre Bair. Edizioni Little Brown.
[3] Tratto da
Jung”, di Deirdre Bair. Edizioni Little Brown.
[5] Tratto da
“Jung Parla, interviste e incontri”, di W. Mcguirre, R.F.Hull. Edizioni
Adelphi.
[6] Tratto da
“Adolf Hitler, l’ultimo avatar”, di Miguel Serrano. Settimo Sigillo-Europa Lib.
Ed.
[7] Tratto da
“Adolf Hitler, l’ultimo avatar”, di Miguel Serrano. Settimo Sigillo-Europa Lib.
Ed.
[9] “Intervista a Jung”,
Bullettin of the Analytical Psychology Club of New York, 1949.
Ho appena terminato la lettura del libro rosso di Jung e ho colto e intuito un nascosto antisemitismo,mi sono chiesta dove era e quale posizione avesse preso rispetto all' orrore dei campi di concentramento.Ho cliccato ed ecco la risposta,grazie ora la lettura di Jung è molto più chiara,quello che
RispondiEliminaavevo intuito e sentito
, a livello emozionale,era reale tutto si legge in una luce diversa.Grazie di aver scritto ciò che nessuno dice.