Durante le ricerche che hanno
portato alla pubblicazione di “Storia Segreta dello Yoga” (https://www.amazon.it/dp/1697773559),
ci siamo trovati a fare i conti con una serie di lacune e di omissioni
inspiegabili. Alcuni Maestri che agli inizi degli anni ’70 erano oggetto, oltre
che di devozione, di studi e ricerche scientifiche, ad esempio, sono
misteriosamente scomparsi dal web e dalle librerie.
Anche se può sembrare incredibile
all’epoca Dhirendra Brahmachary era più famoso di Krishnamacharya e la lettura
di “Kundalini: The Evolutionary Energy in Man”, di Gopi Krishna, era di gran lunga
preferita a quella di “Autobiografia di uno Yogi”.
Oggi Dhirendra è conosciuto solo
da alcuni discepoli di Yogi Bhajan (di cui era il maestro) e gli insegnamenti
di Gopi Krishna sono caduti nell’oblio.
È strano per almeno due motivi:
2. Perché
hanno vissuto in epoca recentissima ( Gopi krishna è morto nel 1984, e
Dhirendra dieci anni dopo, nel 1994) e molti sono i loro allievi ancora
viventi, che potrebbero testimoniare sulle loro gesta e chiarirci i loro
insegnamenti.
Dhirendra Brahmachari è stato
il più famoso yogin indiano della seconda metà del XX secolo.
Il suo maestro era Maharishi
Kartikeya, uno Yogin morto nel 1950 all’età di 365 anni.
Non è un errore di battitura:
secondo le fonti ufficiali Kartikeya è vissuto più di tre secoli.
Ecco due immagini, la prima, a
quanto dicono, del XIX secolo e la seconda del 1950:
Come si può notare Maharishi Kartikeya
ha sulla fronte il Raji Tilaka, la linea rossa verticale che viene tracciata
sulla fronte dei Re e dei grandi illuminati.
La mancanza di interesse del
fiorente mercato della spiritualità per Kartikeya, è ancora più strana del
silenzio che circonda Gopi Krishna e Dhirendra.
Pensateci:
Dell’immortale Babaji descritto
da Yogananda non esistono altre prove se non un disegno (a meno che non lo si
voglia identificare con Haidhakhan Baba, eventualità negata dai discepoli di
Yogananda) eppure milioni di persone sono disposte a giurare sulla sua
esistenza.
Di Kartikeya esistono
testimonianze oculari, foto, documenti ufficiali sia inglesi che indiani e
nessuno si prende labriga di andare in India ad indagare!
Per ciò che riguarda Dhirendra
Brahmachary, morto in un incidente mentre volava sul suo jet privato, è stato,
come si diceva, il più famoso yogin indiano della seconda metà del XX secolo.
Maestro e consigliere politico di
Indira Ghandi negli anni ’60 collaborò con il KGB (era lui a istruire gli
astronauti russi), negli anni ’70 cominciò a condurre una trasmissione di yoga
sulla televisione di stato ed introdusse lo studio dello Yoga nelle scuole
pubbliche.
Un personaggio ben più famoso ed
importante, per gli indiani, di Krishnamacharya, Iyengar o Patthabi Jois eppure,
in occidente, non lo conosce nessuno.
Di Gopi Krishna
si sa che era un wrestler, un lottatore, che nel 1937 durante una seduta di
meditazione, ebbe una particolare esperienza di alterazione sensoriale conosciuta
in Occidente come “risveglio di kuṇḍalinī”,
passò il resto della sua vita a insegnare, a scrivere libri, e, una volta
trasferito negli USA, a dar vita a programmi scientifici, finanziati dal
governo, di ricerca sullo Yoga.
Gopi Krishna, Dhirendra Brahmachari
e Maharishi kartikeya sono tre dei più importanti maestri dello yoga del
novecento, ma in nessuna scuola occidentale (con l’eccezione di un centro in
Austria, credo) si insegnano le loro tecniche – anzi “tecnologie”, come le chiamava
Gopi Krishna- e si studiano le loro vite.
E cosa anche più stravagante, si parla sempre meno di kuṇḍalinī .
Pensiamo che forse dovremmo cominciare a
chiederci il perché di queste incredibili dimenticanze.
Noi, per adesso possiamo fare solo
delle ipotesi, ma ci piacerebbe discuterne con gli altri praticanti.
La prima ipotesi che abbiamo
formulato è la seguente:
La vita, il lavoro e gli
insegnamenti di Kartikeya, Dhirendra e Gopi Krishna sono estranei alle linee di
pensiero dominanti nell'attuale mercato della spiritualità, nato dall'Orientalismo
del XIX secolo e dalla New Age.
Per tutti e tre il fine dello
yoga è il risveglio di kuṇḍalinī
- altra pesante assente delle odierne discussioni sullo yoga - e lo strumento principale di questo risveglio
è il lavoro sul corpo.
Il mondo, per chi lavora su kuṇḍalinī
- o prāṇa śakti come la chiamava Gopi krishna - non è assolutamente illusorio, ma materia,
esistente da sempre e per sempre, organizzata da un’intelligenza definita śakti
che si esprime come “forza” nella materia inorganica e come “vita” nella
materia organica.
E la mente, sempre secondo gli
insegnamenti dei tre maestri, non ha nessuna possibilità di trascendere la
realtà grossolana senza il corpo, che deve essere preparato con le pratiche di
purificazione dello āyurveda e le pratiche fisiche dello yoga.
Di seguito incollo un brano
tratto da “Kundalini – L’Energia Evolutiva dell’Uomo” l’edizione italiana del
primo libro di Gopi Krishna pubblicato da Ubaldini Editore (pag. 115 e
seguenti), mi piacerebbe che i miei colleghi,insegnanti e praticanti, lo commentassero:
“Anche i difensori dello Yoga
Kundalini, cominciando dalla disciplina e dalla purificazione degli organi
interni, non hanno dato alla struttura del corpo, come meritava, la qualifica
di unico canale per la riuscita dello yoga. Per la stessa natura degli esercizi
e della disciplina che li accompagna dovrebbe essere ovvio, anche per il meno
informato, che il cardine intorno al quale rotea l’intero sistema [dello yoga è
l’organismo umano. È col fine di portarlo al grado richiesto di adattamento che
gli iniziati dedicano preziosi anni della loro vita all’acquisizione di
efficienza nel mantenere difficili posizioni, nell’arte di pulire l’intestino,
lo stomaco, le narici e la gola […]. È chiaro, comunque, che tutti gli esercizi
sono diretti alla manipolazione di un definito sistema di controllo organico.”
col fine di portarlo al grado richiesto
RispondiEliminaCi sono persone avare come se dovessero vivere per sempre e spreconi come se dovessero morire domani. È quello che dicono https://eurostreaming.fyi/biografico/ nei film...
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