Lo Yoga Classico e i suoi rapporti con lo āyurveda e l'astrologia indiana - Lezione On Line del 20 aprile 2020
Per
yoga classico si intende – si dovrebbe intendere – l’insieme di insegnamenti
provenienti dalle venti yoga Upaniṣad e da una serie di testi scritti dal II
al XV secolo d.C.
Non
tutti questi “manuali di istruzione” sono scritti in sanscrito: molti sono in
Tamil, alcuni - poi tradotti in sanscrito in epoca moderna – erano in
Rajasthani o Gujarati (Gujjar Bhakha), altri ancora –quelli diffusi in Tibet e
Nepal dai maestri del Nord dell’India in fuga dalle invasioni islamiche - in
una sorta di “sanscrito spurio” mescolato al tibetano.
Si
tratta di testi che colpiscono per la loro essenzialità e per i continui
collegamenti con l’astronomia/astrologia indiana, lo āyurveda, la danza e le
arti marziali indiane, tanto da far quasi sospettare l’esistenza i una unica
fonte di conoscenza.
Ecco
per fare alcuni esempi alcuni brani di un testo del X secolo[1]:
35. […] Lo
yogin dovrà quindi eseguire il controllo del soffio vitale […]
36. […] che spirano per le vie della Luna, del
Sole e di Rāhu […]
Le
vie del Sole, della Luna e di Rāhu sono i tre canali principali della
fisiologia yoga, ovvero:
-
Iḍā
- canale di sinistra, legato all’elemento Acqua;
-
Piṅgalā - canale di destra, legato
all’elemento Fuoco;
-
Suṣumṇā - canale centrale, legato
all’elemento Spazio
41. L’Ariṣṭa concerne i due canali del corpo e
della parola [ovvero il canale di sinistra e il canale di destra] [Nel canale
centrale] […] ci sono la nascita, la morte […].
42. Nel momento della nascita, della morte e
dell’unione sessuale [il soffio] spira nel canale che conduce il seme [ovvero
la parte inferiore del canale centrale] nel momento del passaggio del sole [da
un segno all’altro] e nell’equinozio [il soffio] spira nella Tenebrosa [la
parte superiore del canale centrale].
L’Ariṣṭa,
parola che deriva da riṣ “ingiuriare”, “danneggiare”, indica
nell’astrologia indiana sia i momenti di danno e malattia sia la loro
previsione fatta sulla base del “tema astrologico di nascita”[2], e la
sua citazione in questo testo svela i profondi legami esistenti tra astrologia,
āyurveda e yoga e l’impossibilità di comprendere lo yoga classico senza una
conoscenza non superficiale delle altre discipline.
L’Ariṣṭa,
che viene riconosciuta dall’analisi del tema astrale del
praticante (o del paziente) secondo il testo che stiamo esaminando conduce ad
una morte prematura determinata da un’alterazione della “circolazione del
soffio” nel canale di destra (Piṅgalā)
legato, in questo caso, al canale dell’urina, e nel canale di sinistra (Iḍā)legato
invece al canale degli escrementi.
Quando si arresta il flusso nel
canale dell’urina si ha l’emergenza dell’Ariṣṭa in Piṅgalā, che porta
alla malattia e alla morte.
Quando
si arresta il flusso nel canale degli escrementi si invece l’emergenza dell’Ariṣṭa
in Iḍā.
Quando
il soffio vitale circola in egual modo nei canali di Sole e Luna (destra e sinistra)
si ha viṣuva o viṣuvat ovvero l’equinozio, momento in cui viene
attivato il canale centrale, detto Suṣumṇā o Avadhūtī, nel quale non può “attivarsi” l’Ariṣṭa.
Secondo
lo yoga l’essere umano nel corso di un giorno e di una notte compie 21.600 atti
respiratori in cui il soffio vitale sira nei due canali laterali.
Unica
eccezione, come si è detto, sono il momento della nascita, il momento della
morte, il momento dell’orgasmo e l’equinozio, quando – essendo la circolazione
nei canali del Sole e della Luna perfettamente equilibrata, il soffio scorre
nel canale centrale.
Durante
gli “equinozi” il soffio vitale scorrerebbe nel canale centrale per 56 cicli
respiratori e un quarto.
Ora
bisogna considerare che per viṣuva si intende anche il “sorgere
dell’ascendente” ovvero il passaggio del sole da un segno zodiacale all’altro,
cosa che avviene per dodici volte nel corso di un giorno e di una notte.
Ciò
significa che, nel corso di un giorno e di una notte, il soffio vitale spira
nel canale centrale – nel quale non può attivarsi l’Ariṣṭa – per 675
cicli respiratori (56,25 x 12); il che significa che ogni 24 delle nostre ore
la circolazione delle energie sottili è in equilibrio nei due canali laterali –
e quindi è controllata dal canale centrale – per 45 dei nostri minuti.
Lo
scopo primario dello yoga è quello di “ingannare l’Ariṣṭa” – ovvero
l’innata tendenza alla malattia e alla morte aumentando il tempo in cui il
soffio vitale scorre nel canale centrale.
Per
imparare ad ingannare l’Ariṣṭa, il praticante deve innanzitutto
conoscere il percorso del soffio vitale nei principali canali energetici, e
diventare consapevole degli effetti della circolazione del soffio nel canale
centrale, detto nei vari testi Suṣumṇā o Avadhūtī quando porta il soffio verso
l’alto – dall’ombelico alla fontanella - nella meditazione e nella morte, e Khagamukā - “Dal
volto di uccello” – e Śaṅkhinī [3]quando
conduce il soffio verso il basso portando il seme al glande o il sangue
mestruale alla vagina.
Nei
momenti di equilibrio –sospensione del soffio nei canali laterali – ogni
espirazione intesa come “risalita del soffio” nel canale centrale ricrea le
condizioni della morte, con la dissoluzione progressiva degli elementi - Terra,
Acqua ecc.- mentre ogni inspirazione ricrea le condizione della nascita, con la
creazioni degli elementi.
51. [Passando] per il loto dell’ombelico, per il
cuore, per la gola, per la fronte e per il loto della cima del capo, [il canale
centrale] fa spirare la Terra, l’Acqua, il Fuoco, l’Aria e lo Spazio per via di
dissoluzione.
52. […] Essa rientra [poi] nella Terra, per via di
creazione, da centro a centro. Nel canale centrale vi è così l’andare e il
venire.
La
dissoluzione degli elementi avviene nei cakra, descritti come fiori di loto[4]:
-
Nel loto dell’ombelico ci sono le cinque
qualità della terra, ovvero odore, colore, sapore, sensazione tattile e suono;
- Nel loto del cuore ci sono le quattro qualità
dell’acqua, ovvero colore, sapore, sensazione tattile e suono;
-
Nel loto della gola ci sono le tre qualità del
fuoco, ovvero sapore, sensazione tattile e suono;
-
Nel loto della fronte ci sono le due qualità
dell’aria, ovvero sensazione tattile e suono;
-
Nel loto della fontanella c’è la qualità dello
Spazio, ovvero il suono.
L’elemento
Terra, accompagnato dalle sue qualità, si dissolve nell’Acqua,
L’elemento Acqua
nel Fuoco, l’elemento Fuoco nell’Aria e l’Aria nella Mente – che viene fatta
coincidere con lo Spazio essendo la mente, per lo yoga classico, essenziata di
suono – che infine si dissolve in una condizione di “perfetta ignoranza”
(assenza di separazione tra “io” e “altro da me”) che conduce infine alla luce
della coscienza perfetta.
Questa
è la dissoluzione degli elementi del corpo attraverso il canale centrale.
L’energia,
nella inspirazione rientra quindi dal loto della cima della testa facendo il
percorso inverso.
Giunta
all’ombelico discende quindi nel loto segreto e nella gemma del loto (il
glande) ripetendo all’inverso il processo che aveva condotto alla luce della coscienza
perfetta, con il piacere, lo sperma e il sangue mestruale.
In
altre parole l’orgasmo con la fuoriuscita dello sperma ricrea sul piano
materiale la condizione che ha portato il meditante alla luce della coscienza
perfetta sul piano immateriale.
Nel canale
centrale le energie scorrono in maniera inversa nell’uomo e nella donna,
cosicché nella morte il sangue tende a salire nell’uomo e scendere nella donna,
mentre il seme tende a scendere nell’uomo e a salire nella donna.
La
circolazione dell’energia nei canali laterali segue invece i medesimi percorsi,
per tutta la vita, sia nell’uomo che nella donna.
La circolazione in alto nei canali di destra e sinistra è definita
“circolazione del Prāṇa”, mentre la circolazione in basso (canale degli escrementi e dell’urina) è
definita “circolazione dell’apāna”.
Il loto dell’ombelico in
questa descrizione della pratica yogica, assume particolare importanza perché
nei suoi petali sono contenute le energie dei dodici segni zodiacali:
Nei petali di sinistra del cakra
dell’ombelico dimorano le energie di:
-
Ariete;
-
Gemelli;
-
Leone;
-
Bilancia;
-
Sagittario;
-
Acquario.
Nei petali di destra dimorano invece le energie di:
-
Toro;
-
Cancro;
-
Vergine;
-
Scorpione
-
Capricorno
-
Pesci.
Ciò significa che per lo “yoga classico” le energie vitali circolano nel
corpo umano seguendo i medesimi cicli dell’universo.
Così come, usare i nostri criteri, il passaggio, apparente, del sole dal
segno dei Pesci al segno dell’Ariete porta la primavera sulla terra, così il
passaggio delle energie dalla zona corrispondente al segno dei Pesci a quella
corrispondente al segno dell’Ariete nel cakra dell’ombelico – che avviene una
volta in 24 delle nostre ore – porterà ad un risveglio delle energie fisiche.
Per semplificare: nel periodo di primavera il risveglio delle energie
avverrebbe all’alba (il sole sorge in Ariete) mentre nel periodo autunnale
avverrebbe al tramonto.
Ogni
“segno zodiacale” del cakra dell’ombelico è “essenziato” da cinque maṇḍāla relativi a Terra, Acqua, Fuoco, Aria e
Spazio, che sono collegati ai vari punti delle narici.
Il legame trai “segni zodiacali
interni” e le narici è complesso, in questo conteso ci limiteremo a dire che,
per esempio, quando il soffio vitale spira nella parte destra del cakra
dell’ombelico (zona del Toro) si attivano:
1. La parte inferiore (verso
l’esterno) della narice destra, dove si attiva il maṇḍāla della terra;
2. La parte sinistra della narice
destra, dove si attiva maṇḍāla dell’acqua;
3. La parte destra della narice
destra, dove si attiva il maṇḍāla del fuoco;
4. La parte superiore (verso
l’interno) della narice destra, dove si attiva il maṇḍāla dell’aria;
5. La parte centrale della narice
destra, dove si attiva il maṇḍāla dello Spazio.
Analogamente inspirando dal centro della narice sinistra - maṇḍāla dello Spazio – si attiveranno i maṇḍāla della
zona sinistra del cakra dell’ombelico (Ariete) ecc.
Fine Prima parte.
[1]Sekodeśa,
stanze 35 e seguenti. Traduzione di Raniero Gnoli e Giacomella Orofino, scaricabile
in PDF su www.Academia.edu
[2] Vedi “Hemacandra, Yogaśāstra, capitolo V.
[3] Śaṅkhinī - parola dai molteplici significati - nel testo che abbiamo
preso come esempio indica il canale che dall’ombelico conduce il seme e il
sangue mestruale agli organi genitali, ma nello yoga è anche il nome del canale
che, attraverso il palato molle e la gola, conduce l’energia del meditante dal
punto in mezzo alla fronte al cuore.
[4] N.B. Il
numero dei petali dei fiori di loto, che indicano i vari canali energetici
“attivati dall’attenzione del praticante” non è fisso. Ogni linea di
insegnamento indica un numero di petali diversi a seconda della pratica.
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