In teoria non c'è niente di più facile che ascoltare il
proprio ritmo respiratorio.
In pratica è facile riscontrato che per la maggior parte
delle persone è cosa di una difficoltà inaudita.
Sembra incredibile, ma osservando o , in vari casi,
"ascoltando con le mani" il ritmo respiratorio delle persone ci si
rende conto che , in genere, il ritmo respiratorio è bloccato. Molti
(moltissimi) alzano le spalle durante la fase inspiratoria. Molti
contraggono i muscoli del collo.
Altri espirando, soffiano via l'aria come se fosse un
veleno da espellere.
In alcuni casi, semplicemente appoggiando il palmo delle
mani sul plesso solare, si avverte chiaramente un blocco del diaframma che
produce una specie di doppio impulso, come se la inspirazione incontrasse un
blocco in quella zona e si fosse costretti, dopo una prima parziale immissione
di aria, a forzare la muscolatura del torace e dell'addome per avere la
sensazione dei "polmoni pieni".
Certe tecniche più o meno innovative, come il Pilates producono
in chi ha un ritmo respiratorio non naturale, degli effetti potenzialmente
negativi perché si basano sulla contrazione della parete addominale.
Se la tensione provoca, inizialmente una sensazione di
maggior vigore ed una postura più stabile, a lungo andare, può provocare danni
di una certa entità.
Il corpo umano è impulsato da emozioni, sensazioni, pensieri, sentimenti, ma, alla
fin fine è un “aggregato di elementi grossolani” che segue le leggi naturali.
Schiacciare gli organi interni contraendo i muscoli
addominali non è cosa naturale.
Devono scendere nella parte più bassa del tronco ed avere
, per così dire, un certo spazio a disposizione.
I muscoli, a loro volta, non devono mai essere sottoposti alla medesima tensione troppo a lungo.
I muscoli, a loro volta, non devono mai essere sottoposti alla medesima tensione troppo a lungo.
Lo stato naturale è quello di un equilibrio tra tensione
e rilassamento che non creato ma va “scoperto”.
Una tensione prolungata dell'addome, ad esempio, si
ripercuote, tramite il "lunghissimo del collo"(il muscolo che collega
la zona del sacro al cranio) ai muscoli sottili della testa.
Tendere troppo i grandi retti dell'addome produce da una
parte una tensione eccessiva dei muscoli della nuca e di quei muscoli sottili
che regolano il movimento delle ossa del cranio, e dall'altra un rilassamento
eccessivo dei muscoli sottili del bacino (come il pettineo) che svolgono un
ruolo fondamentale in tutti gli asana in posizione seduta o in ginocchio.
Ogni contrattura rappresenta un blocco che impedisce l'ascolto.
Prima di cominciare la pratica degli asana si dovrebbe scoprire
la propria "velocità biologica", ovvero l'insieme di ritmi, tra loro
connessi, che regolano le funzioni vitali del corpo umano.
La scoperta del proprio ritmo respiratorio per lo yogin è
una necessità primaria.
Se non si "scopre" il proprio ritmo naturale
gli esercizio che definiamo pranayama possono rivelarsi inutili, o addirittura
possono avere un effetto negativo sull’organismo.
Ma come fa il praticante a verificare che il suo ritmo
respiratorio sia quello "naturale"?
In fondo è assai semplice: se l'aria penetra dolcemente come acqua che
scorre da una sorgente e si osservano l'espansione contemporanea (dolce e non
forzata) del basso addome, della zona della cintura (all'altezza delle costole
"vacanti") e del cinto scapolare, significa che il respiro è naturale.
Se il ritmo è naturale cambia completamente la percezione dell'aria che
diviene fluida, viva, palpitate.
Chi "sa ascoltare” il respiro naturale sviluppa la capacità di
"portare" l'aria su qualunque zona del corpo si concentri.
Se l'aspirante yogin, ad esempio, portando l'attenzione sulla parte destra
del torace percepisce una delicata espansione esclusivamente in quella zona,
immettendo l'aria, significa che sta imparando a respirare.
Per sensibilizzare il diaframma toracico bisogna attivare – per così dire –
una zona di “vuoto” situata in corrispondenza con il plesso solare.
Quando l'essere umano percepisce il VUOTO dentro di sé (o fuori di sé)
tende naturalmente a "riempirlo".
Se il vuoto mentale viene riempito da pensieri, il vuoto corporeo sarà
riempito con tensioni muscolari di vario genere.
La cosa fondamentale da comprendere, per un praticante, è che il vuoto “non
va riempito, ma va coltivato", la meditazione, ad esempio, on è altro
che l’arte di coltivare il vuoto ma il vuoto fa paura e accade che persino un
processo semplice come il rilassare la zona del plesso solare si trasformi, spesso,
in un'esperienza dolorosa o addirittura terrificante.
Una tecnica per “ripulire” il plesso solare è quella di praticare la
"respirazione sottile" tirando su contemporaneamente, in
inspirazione, la lingua ed i muscoli dell'ano:
-
In posizione seduta, facendo attenzione a
rilassare i muscoli del collo ed a spostare un po' in avanti la zona lombare,
si visualizza un elastico che collega lo sterno all'ombelico.
-
Si appoggia la lingua sul palato molle (VELO
PENDULO).
-
Inspirando in maniera sottile e delicata si
tirano “su” i muscoli dell'ano e, contemporaneamente, facendo attenzione a non
contrarre spalle e collo, si risucchia la lingua verso l'alto.
-
Espirando si stende leggermente la nuca verso
l'alto (senza alzare le spalle) e si rilassa il bacino.
Il tirare verso l’alto i muscoli dell'ano provoca l'abbassamento del sacro.
Il tirare verso l’alto la lingua provoca l'innalzamento delle cervicali.
Il risultato è lo stiramento di tutta la colonna vertebrale in alto ed in
basso.
Una volta padroneggiato il "doppio risucchio" si porta l’attenzione
sulla fascia elastica che abbia visualizzato tra lo sterno e l’ombelico.
-
Inspirando l'elastico viene tirato allungando
ed allargando la zona dello stomaco;
-
Espirando si immagina che si rilassi;
Si continua fin quando non si avverte calore nella zona dello stomaco e
dell'ombelico e si sente l'estensione in orizzontale delle costole basse;
A quel punto:
-
Si inspira un pochino più profondamente e si
trattiene l'aria per qualche secondo;
-
Espirando si rilassa progressivamente lo
stomaco e si tirano verso l'alto dolcemente, la parte alta della schiena e la
nuca;
Continuando a respirare in questa maniera si avvertirà ad un certo punto, in
espirazione, la voglia di riportare verso l'alto il diaframma, e, in
inspirazione la voglia di alzare e gonfiare il torace, ma dovremo resistere a
quella che pare una reazione naturale: espirando dovremo cercare di mantenere
il diaframma in basso ed espirando cercheremo di rilassare ancora di più addome
e stomaco.
Alla fine la sensazione dovrebbe essere quella di aver perduto tono
muscolare al ventre (si tratta di un riequilibrio in realtà) e di avere “un
buco” all'altezza del plesso solare.
Potremmo avvertire delle vibrazioni, rumori addominali, dei movimenti
incontrollati del diaframma e/o un lieve senso di nausea.
Continuando la pratica nei giorni successivi si finirà con l'avvertire
probabilmente una sensazione di pienezza e di spostamento in avanti della zona
dell'addome e dello stomaco.
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