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TANTRA COME ALCHIMIA - LA SENSIBILIZZAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO

 


di Paolo Proietti e Laura Nalin.

Ai nostri tempi la tendenza al pensiero magico - ovvero la credenza o la speranza che le energie della mente possano modificare la realtà materiale - sembra attirare più consensi della scienza. Soprattutto nel nostro ambiente, quello dello Yoga e delle discipline psicofisiche orientali, l'affidarsi all'Universo  sembra essere divenuto la norma e a parlare di metodo scientifico si rischia di essere tacciati come eretici. Non abbiamo certo intenzione di giudicare o di mettere in guardia contro l'apparente deriva irrazionale della nostra società, ma crediamo che ad alcuni potrebbe interessare la nostra esperienza di insegnanti di yoga, di coppia tantrica e, soprattutto, di ricercatori.

Non pretendiamo che la nostra via sia LA VIA, e che sia giusta per tutto e per tutti - per carità -  ma non possiamo negare che nel corso degli anni abbiamo riscontrato degli effetti positivi sia nel corpo - nel senso di salute psico-fisica - sia nella maniera di affrontare gli alti e bassi della vita della quotidiana.

Siamo spesso, se non sempre "illogicamente allegri", come diceva il buon Gaber qualche decennio fa, e la nostra attitudine alla felicità la attribuiamo, in parte se non completamente, alla nostra pratica, una pratica che noi definiamo tantrica.

Già immaginiamo i sorrisini compiaciuti di alcuni e gli sguardi severi o imbarazzati di altri, ma, per fortuna o purtroppo, non abbiamo nessuna intenzione di parlare delle nostre performances e delle nostre preferenze sessuali, ma del metodo scientifico che, con i nostri limiti, cerchiamo di applicare alle nostre pratiche e alle nostre ricerche.

Cosa è il metodo scientifico?

A quanto  ne sappiamo potremmo sintetizzarlo così:

1) Farsi una domanda; [Per esempio: "è vero ciò che si dice nei testi medioevali che con determinate pratiche si ottengono salute, longevità, e capacità di utilizzare il piacere per entrare in stati percettivi non ordinari?"];

2) Ricercare studi precedenti; [Per esempio i testi originari dello haṭḥayoga medioevale, come il  "Charyapada", il "Goraka Sahitā" o lo "Śāktavijñāna", confrontandone varie traduzioni];

3) Formulare un'ipotesi e creare una teoria che ci appaiano "sensate";

4) Sperimentare evitando pratiche potenzialmente dannose per la salute fisica e psichica;

5) Analizzare i risultati e trarre delle conclusioni;

6) Diffondere e insegnare la pratica nel caso in cui l'ipotesi si sia dimostrata corretta, sperimentare altre teorie e pratiche nel caso si dimostri non corretta o solo parzialmente corretta;

Ribadiamo che si tratta del metodo che cerchiamo di applicare alla nostra pratica "di coppia" e non pretendiamo di dimostrare, che sia efficace per tutti. Secondo noi funziona. Per dare un'idea di come lo applichiamo in pratica pubblichiamo qua sotto un testo relativo alla sensibilizzazione del pavimento pelvico e dei muscoli sottili dell'ano e dei genitali, senza il controllo dei quali l'applicazione di tecniche sessuali yogiche è, secondo noi, impossibile.
Questo non significa che non si possano ottenere comunque degli effetti, ma questi eventuali effetti sono, sempre secondo noi, o frutto della suggestioni o assolutamente casuali.

Nel metodo scientifico, ricordiamo, le esperienze devono essere "riproducibili" e "replicabili", per cui gli effetti di una pratica devono presentarsi almeno nel 90% dei casi:
Può piacere o non piacere ma se, ad esempio, lancio una freccia contro un bersaglio ad occhi chiusi e colpisco il centro una volta su dieci, non è scientificamente rilevante, se lo colpisco nove volte su dieci comincia ad essere un qualcosa degno di studi.

Buona lettura;
Un sorriso, Laura&Paolo.



 

SENSIBILIZZAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO

 Uno dei testi che abbiamo preso come riferimento è lo Śāktavijñāna di Somānanda[1]


Il testo di Somānanda parla di anatomia ed energia sessuale e, al contrario, di molti testi più famosi, spesso enigmatici e passibili di molteplici interpretazioni tutte diverse tra loro, è scritto in un linguaggio chiaro e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. 

Per ciò che riguarda l'argomento in esame, l'autore parla della possibilità di generare energia nella zona pelvica facendo vibrare un “bulbo” di forma triangolare, all'interno del ventre vicino alla colonna tra l'ombelico e i genitali, chiamato “Castagna d’acqua”[2]

Śāktavijñāna 4-14[3]:

4. […] Tra ombelico e genitali, si trova il bulbo conosciuto come cakrasthāna.

5. Quando si riesce a interrompere la respirazione ordinaria ci si deve concentrare proprio sul bulbo.

6. Per penetrazione si intende l'aver padroneggiato appieno il movimento dell'energia in questo punto. Il bulbo è diviso in due parti: una è triangolare, simile alla castagna d'acqua e l'altra che è sempre uguale a se stessa ha sei raggi o vertici.

7. Il bulbo ha l'aspetto di un fiore di melograno, è rosso [...].

8. Bisogna portare l'attenzione su questo bulbo e nell'attimo in cui il respiro, che fino ad ora abbiamo ignorato, si ferma, se ne deve indovinare la direzione.

9. Ciò che chiamiamo energia consiste in una risonanza, una vibrazione, non prodotta in maniera meccanica, che parte dal centro del bulbo. [Se la disegnassimo sarebbe] una linea dritta con le estremità, alto e basso, sinuose come un serpente.

10. Nel momento dell'immobilità [con l'arresto del respiro e la percezione della vibrazione] si percepisce come l'alto e il basso [della linea diritta] siano il sole e la luna e la vibrazione genera una energia luminosa.

11: espirando si facciano vibrare le sillabe oṃ akṣa hṛīṃ e si porti l'attenzione sull'energia che percepiremo dritta come un bastone […].

14: una volta che l'energia è stabilizzato nel bulbo, la dobbiamo far risuonare nell'ombelico, poi nel cuore e nella gola. Dalla gola passa poi immediatamente al palato molle […].

A parte il significato e la valenza operativa delle sillabe come OṂ AKṢA HṚĪṂ, ci pare che lo Śāktavijñāna sia estremamente chiaro. 

Il suo autore non parla di metafisica, né energie misteriose, né di vaghe sensazioni, ma di organi del corpo e di processi fisici sperimentati e sperimentabili. 

Per capire cosa potrebbe essere la “Castagna d’Acqua” di Somānanda siamo andati a dare un’occhiata alle tavole anatomiche del pavimento pelvico e abbiamo formulato un'ipotesi: 



Nella donna come nell'uomo gli organi sessuali compaiono al centro di una zona triangolare i cui lati sono formati dal muscolo "trasverso superficiale del perineo" e dai due muscoli "ischio cavernosi" e il cui vertice, nella donna, coincide con il glande del clitoride. 

Basta evidenziare i muscoli trasversi superficiali e i muscoli Ischio cavernosi, e apparirà un triangolo equilatero, detto a volte Triangolo della Dea, o Triangolo dell’Amore, che riveste un’importanza fondamentale nelle pratiche yogiche. Possibile che sia questo la "Castagna d'acqua"?



Proviamo a sensibilizzare il "Triangolo della Dea". 




Preparazione: 



Ci sediamo su una sedia (o per terra per chi è abituato alla posizione a gambe incrociate) e spostiamo il peso prima su un gluteo poi sull’altro in modo da identificare le ossa ischiatiche. Le percepiremo come due palline da golf. 

Inspirando spostiamo l’osso pubico e l’ombelico in avanti e il sacro indietro;  
Espirando torniamo in asse. 

Dopo 9,18…108 cicli respiratori, ci fermiamo e visualizziamo un triangolo formato dai due ischi (le “palline da golf”) e l’osso pubico. 


Immaginiamo che il triangolo sia di un materiale elastico: inspirando lo spingiamo delicatamente verso il basso, come se vi appoggiassimo una palla, espirando rilascio e “la palla viene spinta verso l’alto”. 

Dopo 9,18…108 cicli respiratori dovremmo percepire una sensazione di forza e di maggior “pienezza” del pavimento pelvico. Appoggiamo il dito medio sul perineo, il disco fibroso alla base del triangolo.


In espirazione si preme dolcemente, in inspirazione si allenta la pressione (sempre per 9,18…108 cicli respiratori). 


Attivazione:
Esercizio per la sviluppo di energia 

In espirazione si preme dolcemente, in inspirazione si allenta la pressione.

Quando la zona è sensibilizzata si visualizza il triangolo pelvico e cominciamo con il muovere un muscolo alla volta (parte destra del trasverso perineale, parte sinistra, ischio cavernoso destro, ischio cavernoso sinistro). 


Sempre visualizzando il triangolo, si tenta di spostarne il vertice verso l'alto in inspirazione e verso il basso in espirazione. 



Una volta padroneggiato il movimento, lo si velocizza fin quando ponendo il palmo della mano tra l'ombelico e l'osso pubico, non si avvertiranno delle contrazioni ritmiche non prodotte direttamente dal movimento, ed un leggero aumento della temperatura. 



A questo punto, mantenendo il "triangolo" nella posizione con il vertice in alto, si distendono contemporaneamente la nuca verso l'alto e l'osso sacro verso il basso. 

Se l'esercizio è stata fatto correttamente si percepirà un notevole aumento dell'energia (calore, formicolio) nella zona lombare e nel zona genitale.




COLLEGAMENTI TRA ORGANI DEL BACINO E DELLA TESTA

Nella pratica dello yoga è essenziale saper percepire e controllare la muscolatura sottile dell'ano, del perineo e dei genitali. La sensibilizzazione del pavimento pelvico, unita ad esercizi di mobilitazione della colonna e delle articolazioni, condurrà alla scoperta del collegamento di questi tre punti (ano, perineo, genitali) con l'ombelico e i cakra della testa:

- l'ano è collegato al cervelletto e, di riflesso, alla ghiandola pineale;

- Il perineo è collegato al tronco encefalico e alla fontanella (sincipite); 


- La clitoride e il glande sono collegati alla ghiandola pituitaria e, di riflesso, al punto tra le sopracciglia. 



Un altro punto particolarmente importante è l’ombelico, legato a livello sottile al Perineo. 

L’ombelico, che può essere considerato il vero centro del corpo, in sanscrito viene detto nābhi che significa “centro”, “mozzo della ruota”: è dal Plesso dell’ombelico, chiamato anche secondo alcuni  maṇipūra cakra[4] che, per lo Yoga, avrebbero origine i dieci canali energetici fondamentali del corpo. 





ESERCIZI PER LA SENSIBILIZZAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO


Vajrolī mudrā

Assumiamo come vera l'ipotesi che  l’ano abbia la capacità di attivare il cervelletto e la ghiandola pineale, il perineo quella di attivare la fontanella anteriore[5] e i genitali quella di attivare  la ghiandola pituitaria.
Per verificare questa ipotesi  dovremo avere una padronanza assoluta dei muscoli del pavimento pelvico e del bacino. 

Accenneremo adesso ad una pratica tradizionale considerata di estrema importanza, Vajrolī mudrā. 

Il pavimento pelvico è una zona assai vasta che interessa il coccige, l'ano, la zona ischiatica, lo scroto (nelle donne la vagina) ed è divisa, più o meno, in tre piani di profondità crescente. Se si spinge con le dita a metà strada tra lo scroto e l'ano (tra la vagina e l'ano), si sente una cavità sottopelle che si può percepire/attivare con la respirazione, nel senso che si riempie inspirando e si svuota espirando.

Si tratta della zona della fascia pelvica i cui muscoli principali sono l’elevatore dell'ano e gli ischio-coccigei. 

L'elevatore dell'ano si estende dal pube alla zona del coccige (se si fa attenzione è possibile muovere il coccige in alto e in basso con delle piccole contrazioni della zona pubica).

Il muscolo ischio-coccigeo è quello che fa spostare il coccige indietro durante l'evacuazione ed è "comandato" dai nervi provenienti dalla terza e dalla quarta vertebra sacrale. 

Vajrolī mudrā  è una forma di allenamento dei muscoli del pavimento pelvico .

Tecnicamente è un bandha, parola che  nello yoga indica la contrazione di particolari muscoli. 

In questo caso si tratta di “tirar su” gli organi genitali, contraendo la zona dell’apparato urinario, come quando ci scappa la pipì. 

Nella pratica vajrolī mudrā è collegata[6] ad altri due bandha: 

- Mūla bandha che comporta la contrazione del perineo;

 Aśvinī mudrā, nella quale l’attenzione è rivolta invece all’ano. 


Nella figura sotto, con i numeri 1, 2 e 3 abbiamo indicato i diversi punti di contrazione: 



1 - vajrolī mudrā;

2 - mūla bandha;

3 - asvini mudrā;







Vajrolī mudrā si pratica generalmente in posizione seduta, a gambe incrociate o in ginocchio, ma si può fare anche in piedi e nelle posizioni invertite la sua efficacia aumenta. 

Se l’esercizio è ben fatto i testicoli nella fase di contrazione, si muovono verso l’alto e verso il basso. 

Col tempo si riesce a separare il movimento dei due testicoli e ad approfondire la tecnica fino a farli rientrare, nel corpo. 


SAHAJOLI MUDRĀ

Nella donna la tecnica è identica, ma cambiano il nome, sahajoli mudrā, e il punto di applicazione, la clitoride. La parola sahajoli ha vari significati, ma secondo me potrebbe derivare da saha che vuol dire “insieme con”, e dalla radice jul del verbo jolayati che vuol dire “macinare”, “tritare”, “grattugiare”. 

La donna che acquisisce la maestria nella sahajoli mudrā ha un tale controllo dei muscoli sottili da far ruotare a piacimento delle sfere, degli oggetti a forma cilindrica e piramidale e, naturalmente il pene, inseriti nella vagina. 

Questa mudrā viene utilizzata anche per imparare a risucchiare i liquidi all'interno del corpo. 

A volte nei testi si parla dell’aspirazione di acqua, latte e mercurio con una specie di catetere, un tubo d’argento di 30, 36 centimetri che viene introdotto nell'uretra, ma sconsigliamo vivamente di sperimentarla: c’è la possibilità di causare dei danni permanenti. 


COME RICONOSCERE ED ISOLARE I MUSCOLI DELL’ANO, DEI GENITALI E DEL PERINEO

Inspirando si prova a contrarre (tirar su verso l'alto) i muscoli dell'ano, espirando si rilassa. Se lo sfintere entra in azione senza coinvolgere genitali e perineo, si avverte un riflesso del movimento ai muscoli sacro lombari, ma non ai muscoli addominali. 

Viceversa contraendo in inspirazione la zona genitale si dovrà avvertire un riflesso ai muscoli addominali, ma non ai sacro lombari. 

Per ciò che riguarda il perineo, contraendo in inspirazione dovrà avvertire solo un leggero spostamento verso l'interno dell'ombelico, come se ombelico e perineo si avvicinassero, senza nessun coinvolgimento, o quasi, di muscoli addominali e sacro-lombari. 

Il lavoro di "isolation" deve essere accompagnato dalla visualizzazione della muscolatura sottile del pavimento pelvico, e per far questo è utile procurarsi delle tavole anatomiche per studiarle (e se possibile per riprodurle disegnandole a mano libera). 




[1] Somananda (875-925 d.C.), contemporaneo di Bhaṭṭa Kallaṭa è stato uno dei più importanti maestri del tantrismo kashmiro.(uno degli insegnanti del (lignaggio di Trayambaka). Fu autore del primo trattato filosofico di questa scuola, Śivadṛṣṭi. Somananda visse nel Kashmir, molto probabilmente a Srinagar, dove abitava la maggior parte dei filosofi della sua scuola. 

[2] Possiamo identificare il “Bulbo” con il plesso energetico dei genitali, o Svadhiṣṭhāna cakra. Svadhiṣṭhānacakra. è rappresentato graficamente come un fiore di loto con sei petali rosso vermiglio[2] sui quali si leggono, in senso orario, le sillabe BAṂ - BHAṂ - MAṂ - YAṂ - RAṂ - LAṂ . 

Al centro (Pericarpo), sopra una mezza luna bianca che rappresenta la “regione delle acque”, si legge invece la sillaba VAṂ, suono seme (Bija Mantra) dell’Elemento Acqua. Ii sei petali sono sei canali energetici, e le sillabe rappresentano la frequenza vibratorie delle energie che vi circolano. 

La sillaba seme, VAṂ, avrebbe il potere di attivare le varie energie. Ogni diagramma dei cakra, per farla breve, è anche un mantra, una serie di suoni che attiverebbe la zona corrispondente. 

Il mantra del cakra dei genitali per esempio è: 
AUṀ - VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ VAṂ - AUṀ - BAṂ BHAṂ MAṂ YAṂ RAṂ LAṂ - AUṀ 
[3] Vedi: Lilian Silburn, “Kundalini o l’Energia del Profondo”. 
[4] Maṇipūra cakra, letteralmente “Ruota della Città delle Gemme” o, secondi alcuni, "Ruota dell'Onda delle Gemme", è il cakra a 10 petali della zona dell’ombelico. È detto anche nābhi cakra, “Ruota dell’Ombelico” o “Ruota del Guerriero” o "Ruota dei dieci Maestri".
[5] Esistono sei “fontanelle” nel cranio: la fontanella anteriore, all'incrocio delle ossa frontali e parietali., La piccola fontanella o fontanella posteriore, tra le ossa occipitali e parietali. Le due fontanelle dello Sfenoide . situate nella parte anteriore delle superfici laterali del cranio, tra il frontale, parietale, ossa sfenoide e temporale e le due fontanelle del mastoide tra le ossa occipitale, parietale e temporale. 

[6] La parola mudrā è femminile, come in genere lo sono tutti i termini che indicano delle tecniche “interiori”, come kriyā ( esercizio di visualizzazione e utilizzazione delle energie sottili)


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