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MEDITAZIONE: OCCHI APERTI O CHIUSI?

 

Voi come meditate?
Con gli occhi aperti o con gli occhi chiusi?
Non è una domanda oziosa...
 Esistono tre diverse modalità di meditare:

- con gli occhi chiusi;

- con gli occhi socchiusi;

- con gli occhi aperti.

Così come  esistono tre diverse modalità di recitare i mantra:

- recitati o cantati;

- bofonchiati;

- silenziosi.

Queste diverse modalità corrispondono a tre diversi livelli di profondità o pratica:

1. Livello basso (occhi chiusi e mantra recitato o cantato);

2. Livello medio (occhi socchiusi e mantra bofonchiato);

3. Livello avanzato (occhi aperti e mantra silenzioso).

Questo almeno è ciò che mi hanno insegnato, ma qualche anno fa ho scoperto, con sorpresa devo dire, che in molte scuole di Yoga si insegna a meditare esclusivamente con gli occhi chiusi.

Fermo restando che ognuno debba praticare come meglio gli aggrada, esistono, nello yoga come in ogni altra attività umana, dei "fondamentali", delle istruzioni di base che vengono impartite al primo incontro o alla prima lezione.

Per ciò che riguarda la meditazione ho avuto degli istruttori  tibetani, giapponesi, cinesi e indiani e tutti, ma proprio tutti, mi hanno, insegnato che per meditare, bisogna sedersi in una posizione comoda, ma con la schiena ben allineata, il sincipite (la parte più alta del cranio) "sospeso", il mento dolcemente rivolto verso il torace e gli occhi,  in genere socchiusi.
Quando si approfondisce la pratica si consiglia invece di tenerli aperti  e rivolti in direzioni precise a seconda dei risultati che si vogliono ottenere. I punti di attenzione in genere sono: 

1. La punta del naso;

2. La radice del naso;

3. Il punto tra le sopracciglia;

4. Il centro della fronte;

5. Il sincipite (Śāmbhavī mudrā).

A volte  lo sguardo viene tenuto fisso sulle mani atteggiate in particolari mudrā, altre contemporaneamente all'esterno e all'interno, ma difficilmente un maestro tradizionale chiederà al praticante di chiudere gli occhi durante la pratica di meditazione.




Al fine di una pratica efficace gli occhi  "dovrebbero" essere aperti o socchiusi sia per una serie di motivi fisici (che qui non mi sembra il caso di approfondire) sia per evitare che la mente venga distratta dagli oggetti interni ovvero i frutti dell'immaginazione che insorgono spesso ad occhi chiusi.

Di fatto ad un allievo che vuole iniziare   a meditare, nelle tecniche taoiste, nello zen, nel buddhismo tibetano, nello 
haṭḥayoga, si suggerisce  di tenere gli occhi aperti o socchiusi .

Perché da noi si insegna quasi sempre a meditare ad occhi chiusi?
Francamente non ne ho idea.
Quello che posso dire è che la meditazione ad occhi chiusi porta in genere, porta a uno stato paragonabile a quelli che si ottengono nelle tecniche di rilassamento psicosomatiche moderne e nelle sedute di ipnosi, stato che viene definito, nelle varie tradizioni, "Punto di stallo", "Palude", "stagno".
Si tratta di una condizione assolutamente non spiacevole, che nel buddhismo delle origini veniva definita samatha. (śamatha).
Diceva Jinpa, il mio istruttore Gelugpa (citando, credo, Milarepa): 

"Se ti fermi allo stato di samatha. non vedrai mai sbocciare il fiore di Vipassana"

Samatha dovrebbe essere lo stato in cui ha inizio la vera pratica, una condizione di quiete che dovrebbe preludere alla pratica autentica.

Samatha, che potremmo tradurre come "dimorare nella tranquillità" nel buddhismo dovrebbe essere la condizione preliminare della meditazione, il cui scopo finale è la visione della realtà autentica, identificata con il vuoto.

Chi medita ad occhi chiusi si pone come obbiettivo, più o meno consapevolmente,  quella condizione di tranquillità  che dovrebbe essere per così dire uno strumento della pratica autentica:
è come se un alpinista, una volta acquistati Imbrago, corda, ramponi, picozza e moschettoni passasse il tempo ad ammirarli e  lucidarli senza mai avventurarsi in montagna.

Probabilmente ne trarrebbe un qualche piacere, ma di certo non proverebbe mai la gioia incommensurabile di ritrovarsi  sulla cima della montagna.





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