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Lo Stato Naturale: Ivano e la Dama della Fontana

 

[...] Egli riesce a raggiungere una fusione armoniosa della sua personalità cosciente e di quella inconscia, la prima consapevole dei problemi e dei fili conduttori del mondo visibile fenomenico, la seconda capace d'intuire le sorgenti più profonde dell'essere dalle quali sgorgano perennemente sia il mondo fenomenico sia il suo testimone cosciente. 
Uno stile così armoniosamente integrato è il dono che la natura elargisce a ogni neonato, in modo preliminare e non decisivo, e che poi, crescendo, il bambino perde con lo sviluppo della sua individualità autocosciente.

(H. Zimmer - IL RE E IL CADAVERE/Il cavaliere del Leone )


La storia d'amore di  Ivano,  il Cavaliere del Leone Nero,  e della Dama della Fontana è una delle più belle del ciclo del Graal.

Si racconta che Ywain – è questo il nome originario dell’eroe, tratto da un personaggio realmente esistito, Owain mab Urien - spinto dai racconti di un compagno d'arme, giunge nei pressi di una sorgente miracolosa e dell'albero della vita, prende dell'acqua e la getta su una lastra di marmo;

improvvisamente si scatena una tempesta, l'albero della vita perde le sue foglie , i fiori appassiscono e gli uccelli cadono a terra senza vita.

Dopo poco tempo foglie ancora più verdi adornate di gemme piumate nascono miracolosamente sui rami spogli. fiori ancora più profumati e uccelli dal canto meraviglioso si palesano; improvvisamente arriva un cavaliere nero, il guardiano della fonte. miracolosa;

dopo un duello terrificante , Ivano lo disarciona e lo uccide, giunge quindi ad un castello da favola ed aiutato da una fata di nome lunette, riesce a conquistare il cuore della bellissima Dama della Fontana, la sposa e diviene il nuovo "Guardiano della Fonte Miracolosa".

 Artù ed i suoi, preoccupati della sua assenza, si mettono alla ricerca , lo trovano e lo convincono a tornare con loro, per qualche mese, al castello della tavola rotonda.

Ivano promette alla sua sposa di tornare dopo breve tempo e parte.

Qui accade un fatto bizzarro: Ivano si dimentica completamente della Dama che ha sposato e del suo ruolo di Guardiano della Fonte miracolosa (e dell'ALBERO DELLA VITA); si riadatta immediatamente alla vita del castello e tra giostre e feste danzanti dimentica completamente l'amore della sua vita ed il suo ruolo di sovrano del "mondo di sogno". 

Storia interessante, per uno yogi.

La tempesta e la caduta delle foglie dall'albero della vita potrebbero rappresentare la rottura dei livelli dell'Io («Dov'è finito l'universo? si è forse dissolto?» diceva Adi Shankara). 

Ivano viene "iniziato al mondo di sogno", una condizione che si può assimilare al passaggio di stato detto, nello Yoga, "samadhi savicara".  Il mondo delle Energie, delle fate e degli elfi, è la condizione in cui il mondo "grossolano", materiale, sembra sul punto di dissolversi.

Da un lato c'è la paura, la voglia di aderire alla Realtà conosciuta, al già noto.

Dall'altro la sensazione di poter far tutto, lo stato dell'infinita possibilità.

Entra nel mondo di sogno, nel senso che realizza lo stato di coscienza detto nel Tantra taijasa sul piano soggettivo e, sposando la "Signora della Fontana", si integra con l'energia femminile, divenendo il "Signore del Mondo di sogno, Hiranyagarbha per il Tantra. 

Ivano è quindi, sul piano di sogno, un realizzato, ma le potenze del mondo empirico (visva) lo ri-attraggono e lui dimentica, in altre parole non riesce a RE- INTEGRARE, ovvero a riportare  la coscienza del piano di sogno nel mondo fenomenico.

 Si tratta della  fase dell'oblio.

Quando si vivono certe esperienze sembra impossibile dimenticarsene: si dà per scontato che  rimangano per sempre nel nostro cuore, nella carne e le viscere; ma la resistenza ai cambiamenti è uno dei bastioni con cui l'ego tenta di difendersi dalla dissoluzione.

Basta distrarsi un attimo e il flusso di energia che ci ha condotto sulla cima del Monte Meru rivelando a noi stessi e al mondo la nostra natura di Amanti Divini, si dirige nuovamente verso il basso, verso il mondo delle cose e dell'angoscia.

«Scrivi, scrivi tutto, anche ciò che non ti sembra importante» - mi diceva anni fa uno dei miei istruttori.

«Scrivi, scrivi tutto...» - ripetevo a mia volta ai miei antichi compagni di pratica (A., GB., F., D.).

L'oblio è una delle cose più strano delle pratiche di trasformazione di corpo e mente cui diamo il nome di Yoga; il samadhi samprajnata (con seme) è una modificazione (parinama) della mente, abbastanza comune, semplice (tra virgolette) da sperimentare.

Il difficile è stabilizzarla.

La mente del praticante è soggetta ad una serie di oscillazioni che possono minare il rapporto con la realtà, ma vediamo come continua la storia di Ivano e della Dama della Fontana:

Ecco che dopo qualche tempo una damigella vestita di raso giallo, in sella ad un cavallo baio con sella e finimenti d'oro, giunge al castello di Re Artù.

Si avvicina ad Ivano e gli strappa dalla mano l'anello, pegno d'amore, che gli aveva donato la "Signora della Fontana" - «Così si tratta l'ingannatore, il traditore, l'infedele e l'infame- disse la damigella - vergogna sulla tua barba»

 

Ivano si ricorda improvvisamente del Castello, della Dama e del suo ruolo di Guardiano della Fonte miracolosa. 

Nel dolore dell'assenza la sua mente si ritrova improvvisamente divisa in due: da un lato il mondo di veglia con la sua etica, la sua estetica, gli usi, i costumi. 

Dall'altro il ricordo dell'esperienza di sogno, vivido quando la percezione della realtà empirica, ma adesso, apparentemente irraggiungibile.

L'oblio dell'esperienza non aveva cancellato stato di quiete e di serenità che nasceva dal legame con il mondo di sogno. L'anello è simbolo di quel legame.

Se le oscillazioni trai due piani hanno un andamento che appare naturale, come l'alternarsi delle maree, lo shock dell'abbandono provoca una doppia consapevolezza, come vivere contemporaneamente due realtà diverse, uno stato schizofrenico, un Io diviso.

Ivano, come i samurai giapponesi, deve imparare a "stabilirsi sul ponte di prima dell'inizio" deve cioè ritrovare la via per il Castello della Signora , riunirsi alla sua sposa, stabilizzare l'Unione e reintegrarla nella vita di veglia. Ma gli mancano gli strumenti. 

La spada della razionalità che permette di districarsi al meglio nel "mondo di veglia", nel sogno non ha nessun potere contro le creature del sogno, e lo stato di semi-coscienza (o coscienza dello stato di sogno) che lo aveva condotto nella radura dell'albero della vita non c'è più. 

Ivano Soffre. Deve tornare dall'amata, ma non si può andare nel mondo di sogno con gli strumenti di veglia: è come andare in montagna con le pinne e la maschera da sub. 

Non ce la può fare da solo. 

Si mette in cammino ma  si perde nella foresta. impazzisce, quasi.

Vive tra le bestie e come le bestie, ridotto ad uno stato subumano. 

Un giorno, richiamato da un disperato ruggito, vede , in una caverna, un Leone Nero minacciato da un serpente gigantesco. Affronta il serpente, gli mozza la testa e si assicura, così. la fedeltà e l'amicizia eterne della Bestia.

Sarà il Leone a sostenerlo e proteggerlo nelle avventure che lo condurranno di nuovo dalla Signora della Fontana. 

Il Leone trovato nella Caverna, rappresenta la Persona, il Daimon con il quale il ricercatore deve riunirsi prima di stabilizzare lo stato di coscienza superiore a cui in precedenza ha avuto accesso. 

Il Leone rappresenta l'utilizzazione cosciente degli "strumenti di sogno". Grazie a questo rinnovato rapporto con gli aspetti più nascosti, oscuri (il Leone nero viene trovato in una grotta) Ivano riuscirà a riconquistare l'Amore della Signora della Fontana. 

A simboleggiare l'avvenuta Re-Integrazione, i due lasceranno il castello incantato per vivere – assieme - alla corte di Re Artù. 

Ivano e la Signora della Fontana rappresentano l'Unione perfetta, l'integrazione della coscienza di sogno con la coscienza di veglia, lo Stato Naturale.

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