La storia d'amore di Ivano, il Cavaliere del Leone Nero, e della Dama della Fontana è una delle più belle del ciclo del Graal.
Si racconta che Ywain – è questo il nome
originario dell’eroe, tratto da un personaggio realmente esistito, Owain mab
Urien - spinto dai racconti di
un compagno d'arme, giunge nei pressi di una sorgente miracolosa e dell'albero
della vita, prende dell'acqua e la getta su una lastra di marmo;
improvvisamente si scatena una tempesta, l'albero della
vita perde le sue foglie , i fiori appassiscono e gli uccelli cadono a terra
senza vita.
Dopo poco tempo foglie ancora più verdi adornate di gemme
piumate nascono miracolosamente sui rami spogli. fiori ancora più profumati e
uccelli dal canto meraviglioso si palesano; improvvisamente arriva un cavaliere
nero, il guardiano della fonte. miracolosa;
dopo un duello terrificante , Ivano lo disarciona e lo
uccide, giunge quindi ad un castello da favola ed aiutato da una fata di nome
lunette, riesce a conquistare il cuore della bellissima Dama della Fontana, la
sposa e diviene il nuovo "Guardiano della Fonte Miracolosa".
Ivano promette alla sua sposa di tornare dopo breve tempo
e parte.
Qui accade un fatto bizzarro: Ivano si dimentica completamente della Dama che ha sposato e del suo ruolo di Guardiano della Fonte miracolosa (e dell'ALBERO DELLA VITA); si riadatta immediatamente alla vita del castello e tra giostre e feste danzanti dimentica completamente l'amore della sua vita ed il suo ruolo di sovrano del "mondo di sogno".
Storia interessante, per uno yogi.
La tempesta e la caduta delle foglie dall'albero della
vita potrebbero rappresentare la rottura dei livelli dell'Io («Dov'è finito
l'universo? si è forse dissolto?» diceva Adi Shankara).
Ivano viene "iniziato al mondo di sogno", una
condizione che si può assimilare al passaggio di stato detto, nello Yoga,
"samadhi savicara". Il mondo delle Energie, delle fate e degli
elfi, è la condizione in cui il mondo "grossolano", materiale, sembra
sul punto di dissolversi.
Da un lato c'è la paura, la voglia di aderire alla Realtà
conosciuta, al già noto.
Dall'altro la sensazione di poter far tutto, lo stato
dell'infinita possibilità.
Entra nel mondo di sogno, nel senso che realizza lo stato
di coscienza detto nel Tantra taijasa sul piano soggettivo e, sposando
la "Signora della Fontana", si integra con l'energia femminile, divenendo
il "Signore del Mondo di sogno, Hiranyagarbha per il Tantra.
Ivano è quindi, sul piano di sogno, un realizzato, ma le potenze del mondo empirico (visva) lo
ri-attraggono e lui dimentica, in altre parole non riesce a RE- INTEGRARE,
ovvero a riportare la coscienza del piano di sogno nel mondo fenomenico.
Quando si vivono certe esperienze sembra impossibile
dimenticarsene: si dà per scontato che rimangano per sempre nel nostro
cuore, nella carne e le viscere; ma la resistenza ai cambiamenti è uno dei
bastioni con cui l'ego tenta di difendersi dalla dissoluzione.
Basta distrarsi un attimo e il flusso di energia che ci
ha condotto sulla cima del Monte Meru rivelando a noi stessi e al mondo la
nostra natura di Amanti Divini, si dirige nuovamente verso il basso, verso il
mondo delle cose e dell'angoscia.
«Scrivi, scrivi tutto, anche ciò che non ti sembra
importante» - mi diceva anni fa uno dei miei istruttori.
«Scrivi, scrivi tutto...» - ripetevo a mia volta ai
miei antichi compagni di pratica (A., GB., F., D.).
L'oblio è una delle cose più strano delle pratiche di
trasformazione di corpo e mente cui diamo il nome di Yoga; il samadhi
samprajnata (con seme) è una modificazione (parinama) della
mente, abbastanza comune, semplice (tra virgolette) da sperimentare.
Il difficile è stabilizzarla.
La mente del praticante è soggetta ad una serie di
oscillazioni che possono minare il rapporto con la realtà, ma vediamo come
continua la storia di Ivano e della Dama della Fontana:
Ecco che dopo qualche tempo una damigella vestita di raso
giallo, in sella ad un cavallo baio con sella e finimenti d'oro, giunge al
castello di Re Artù.
Si avvicina ad Ivano e gli strappa dalla mano l'anello,
pegno d'amore, che gli aveva donato la "Signora della Fontana" - «Così
si tratta l'ingannatore, il traditore, l'infedele e l'infame- disse la
damigella - vergogna sulla tua barba»
Ivano si ricorda improvvisamente del Castello, della
Dama e del suo ruolo di Guardiano della Fonte miracolosa.
Nel dolore dell'assenza la sua mente si ritrova
improvvisamente divisa in due: da un lato il mondo di veglia con la
sua etica, la sua estetica, gli usi, i costumi.
Dall'altro il ricordo dell'esperienza di sogno, vivido
quando la percezione della realtà empirica, ma adesso, apparentemente
irraggiungibile.
L'oblio dell'esperienza non aveva cancellato stato di
quiete e di serenità che nasceva dal legame con il mondo di sogno. L'anello è
simbolo di quel legame.
Se le oscillazioni trai due piani hanno un andamento che
appare naturale, come l'alternarsi delle maree, lo shock dell'abbandono provoca
una doppia consapevolezza, come vivere contemporaneamente due realtà diverse,
uno stato schizofrenico, un Io diviso.
Ivano, come i samurai giapponesi, deve imparare a "stabilirsi
sul ponte di prima dell'inizio" deve cioè ritrovare la via per il
Castello della Signora , riunirsi alla sua sposa, stabilizzare l'Unione e
reintegrarla nella vita di veglia. Ma gli mancano gli strumenti.
La spada della razionalità che permette di districarsi al
meglio nel "mondo di veglia", nel sogno non ha nessun potere contro
le creature del sogno, e lo stato di semi-coscienza (o coscienza dello stato di
sogno) che lo aveva condotto nella radura dell'albero della vita non c'è
più.
Ivano Soffre. Deve tornare dall'amata, ma non si può
andare nel mondo di sogno con gli strumenti di veglia: è come andare in
montagna con le pinne e la maschera da sub.
Non ce la può fare da solo.
Si mette in cammino ma si perde nella foresta.
impazzisce, quasi.
Vive tra le bestie e come le bestie, ridotto ad uno stato
subumano.
Un giorno, richiamato da un disperato ruggito, vede , in
una caverna, un Leone Nero minacciato da un serpente gigantesco. Affronta
il serpente, gli mozza la testa e si assicura, così. la fedeltà e l'amicizia
eterne della Bestia.
Sarà il Leone a sostenerlo e proteggerlo nelle avventure che lo condurranno di nuovo dalla Signora della Fontana.
Il Leone trovato nella Caverna, rappresenta la Persona, il Daimon con il quale il ricercatore deve riunirsi prima di stabilizzare lo stato di coscienza superiore a cui in precedenza ha avuto accesso.
Il Leone rappresenta
l'utilizzazione cosciente degli "strumenti di sogno". Grazie a
questo rinnovato rapporto con gli aspetti più nascosti, oscuri (il Leone nero
viene trovato in una grotta) Ivano riuscirà a riconquistare l'Amore della
Signora della Fontana.
A simboleggiare l'avvenuta Re-Integrazione,
i due lasceranno il castello incantato per vivere – assieme - alla corte di Re
Artù.
Ivano e la Signora
della Fontana rappresentano l'Unione perfetta, l'integrazione della coscienza
di sogno con la coscienza di veglia, lo Stato Naturale.
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