La genesi di una perla è un processo su cui si dovrebbe riflettere,
All'inizio c'è
un'infezione: un parassita, un pezzo di conchiglia, un grumo di sabbia che si infilano nella carne del mollusco.
Per limitare i
danni l'animale avvolge l'intruso
in decine di strati di madreperla, e dà
loro forma sferica, forse perché più
facile da espellere, e questa sfera, frutto del tentativo del mollusco di difendersi dall'infezione, diviene per noi, infinitamente più preziosa di un fiore che sboccia o di un frutto maturo.
Il guscio dell'ostrica potrebbe rappresentare l'aspetto esteriore dell'essere umano;
la parte molliccia, le due valve, l'interiorità;
i grumi di sabbia e i pezzi di conchiglia sono i contenuti psichici legati alle emozioni negative (i "cinque veleni" del Buddhismo tibetano);
la perla, infine va a rappresentare ciò che potremmo definire, forse, "Ego".
La perla non può esistere senza l'ostrica, mentre l'ostrica sarebbe ben felice di starsene a guazzetto senza infezioni. ma si può pensare ad un essere umano privo di Ego?
er la Psicanalisi, la situazione è più complessa e la “perla” della personalità viene suddivisa in tre strati:
- l'Es, il pantano interiore dove galleggiano i contenuti psichici rimossi;
- l' Ego la parte conscia;
- il Super Io, il “gendarme” che argina e reprime gli impulsi vitali dell'inconscio.
L'essere umano di
Freud rassomiglia a un campo di battaglia: da un lato le forze primordiali,
scure e possenti come i Dānava, dall'altro i protettori dell'ordine e
della legge, chiari e luminosi come i Deva, in mezzo, a beccarsi
bastonate da una parte e dall'altra, il nostro piccolo io.
In teoria non c'è
partita: le energie dell'Es sono la natura stessa, l'incredibile potenza che
muove stelle e oceani mentre il Super Io
da solo non riuscirebbe neppure a
soffiar via una foglia morta.
In pratica il
gendarme, con la scusa del potere destabilizzante del desiderio, non solo ci convince
che è giusto reprimerlo, ma cancella
dalla memoria gli eventi che potrebbero farci nascere dubbi in proposito.
Non so se i
meccanismi della rimozione abbiano a che fare con i “cinque veleni” del
buddismo, ma il fenomeno del Super Io, per come lo descriveva Freud, è comunque
intrigante.
Dall'educazione,
con le sue dinamiche di punizione e
premio scaturirebbe una specie di entità sovrannaturale, un Dio personale che
divide le cose in bene e male e con il
suo ditone, ti indica un modello ideale, un te stesso bello, bravo e buono
secondo i parametri dell'ambiente in cui vivi.
Più ti avvicini
all'ideale e meglio stai.
Se ti ci allontani
provi angoscia, vergogna, paura.
La pratica dell'Ydam,
l'assorbimento quasi fisico di una forma
che incarna tutto ciò che di bello e positivo riconosciamo in noi
stessi, fa piazza pulita del Super Io e, magari per un istante, ci mostra la
parte più antica di noi.
La reazione
immediata è di sollievo, ci sembra di essere uno con l'universo, con il cuore
straboccante di amore e comprensione verso tutto e tutti.
Poi, allentando la pratica, piano piano, i “parenti”, le abitudini mentali di una vita, si re-infilano nel vuoto lasciato dalla meditazione e, chiamandoci per nome, ci riportano con i piedi per terra.
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