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ELEMENTI DI GRAMMATICA PER SANSCRITISTI DILETTANTI (1)




योगः yogaḥ, NOMINATIVO m. (maschile) dalla radice verbali yuj , “agitarsi”, "estendersi", “tendersi”, “unire”;
Maschile Singolare Duale Plurale
1 Nominativo: yogaḥ yogau yogāḥ
2 Vocativo: yoga yogau yogāḥ
3 Accusativo yogam yogau yogān
4 Strumentale yogena yogābhyām yogaiḥ
5 Dativo yogāya yogābhyām yogebhyaḥ
6 Ablativo yogāt yogābhyām yogebhyaḥ
7 Genitivo yogasya yogayoḥ yogānām
8 Locativo yoge yogayoḥ yogeṣu.
NOTE.
Il NOMINATIVO è il caso, riconoscibile dalla desinenza ("ah" nel caso della parola Yoga al nominativo singolare) in cui il soggetto concorda sempre - per ciò che riguarda "il numero" con il verbo, sia questo esplicito, sia questo implicito. "Lo Yoga unisce".
Quando il verbo indica un azione diretta è il soggetto ad essere denotato dalla desinenza del nominativo, p. e. "rājā yajati", "Il re offre un sacrificio", Quando invece il verbo è per cos' dire passivo, è l'oggetto ad essere connotato dalla desinenza: "kumbhas [kumbhaḥ] tvayā kriyate", "il vaso viene fatto da te".
Il VOCATIVO è il caso in cui si invoca una divinità o una persona, esempio "OM TARE..." significa " OM - O Tara.....". Il Vocativo [N.B. controllare sempre le mie affermazioni....non sono un sanscritista...] è molto simile al nominativo e non è citato da Pāṇini. Questo può generare confusione nelle traduzioni. altro esempio (preso da https://sathyasai.com/sanscrito/sintassi/casi/) "brūhi, sakhe; kva yāsyasi?"; con "sakhe" che è vocativo di "sakhi", "dimmi amico, dove stai andando?".
L'ACCUSATIVO è il caso in cui si fa riferimento a ciò che è "oggetto dell'azione", cioè quendo si usa un verbo transitivo. Esempio: "Skanda uccise [l'asura] Taraka". La desinenza di Taraka dovrebbe essere in questo caso, credo AM. In sanscrito si invertono verbo transitivo e oggetto, per cui la costruzione sarebbe "SKANDA TARAKA UCCISE". Esempio in sanscrito: "gajaṁ paśyāmi" , "[io]vedo un elefante",
Lo STRUMENTALE è il caso in cui la desinenza caratterizza lo strumento "con cui" viene effettuata un'azione, esempio "io taglio la carne con il coltello", oppure "Io cammino con Laura". In sanscrito: "kāṣṭhaṁ parasunā pāṭayāmi “, "spacco la legna con la mia scure". nel caso di camminare con qualcuno si aggiunge la preposizione "con", "saha": "putreṇa saha pitā gataḥ", "il padre (pitā) se ne andò, si mosse (gataḥ) con (saha) il figlio (putreṇa).
Il DATIVO è il caso in cui si indica la persona a cui viene “offerto”, “donato”, “dato” (appunto) qualcosa: sivāya namaḥ - ad esempio - “rendo omaggio/mi inchino a sivā; ma si usa anche per indicare l’obbiettivo, la destinazione di un qualcosa, ad esempio: “yāpāya dāru”, “legna per fare un palo”.
L’ABLATIVO è, al contrario, il caso che esprime l’origine di un qualcosa, ad esempio” siṁhapurād āgatā nauḥ” “la nave venuta dalla “città dei leoni” (siṁhapura). Una curiosità: la paternità viene indicata dall’ablativo, mentre la maternità viene indicata dal locativo: brāhmaṇāc caṇdālāyāṁ jātaḥ (“generato da un bramino [ablativo] nel [grembo di] una donna paria” [loc.]).
L’ablativo si usa anche nei comparativi, esempio: “candrāt sūryaḥ śucitaraḥ”, “Il Sole è più luminoso della Luna”; A volteil solo fatto che sia accompagnato da un regime all’ablativo basta a dare un valore comparativo a un aggettivo al positivo: vadhvā api lakṣmīḥ priyā “Lakṣmī è [più] cara [al mio cuore] di [mia] moglie stessa” (citazione tratta da https://sathyasai.com/sanscrito/sintassi/casi/).
Il GENITIVO indica il possesso – per esempio: “rājñaḥ purusaḥ”, “l’uomo del re”, ma nel sanscrito classico il suo uso è, tra virgolette, “fluido” per cui “rājñaḥ purusaḥ” diventa “rājapuruṣaḥ” , o “mama mātā” – “la madre di me” – diventa “madmātātā”
(anche questi esempi sono tratti da https://sathyasai.com/sanscrito/sintassi/casi/).

Il LOCATIVO, come dice la parola, indica il “luogo” sia nel tempo sia nello spazio; per esempio “niśāyām asedur yamunātīre” ovvero di notte (niśāyām locativo di niśā) si accamparono sulle rive del fiume Yamunā” (yamunātīre locativo di yamuna). 

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